In che modo il vostro settore, la vostra filiera, può contribuire alla transizione energetica e allo sviluppo sostenibile?
Grazie, innanzitutto buongiorno a tutti.
Io ringrazio il gruppo parlamentare di Forza Italia, in particolar modo l’Onorevole Squeri, perché oggi ci dà la possibilità di portare alla vostra attenzione una risorsa energetica spesso sottovalutata, ma che è centrale per il futuro energetico e ambientale del nostro Paese: appunto, la filiera legno-energia.
Parliamo di un comparto che coinvolge oltre 14.000 imprese, genera più di 72.000 posti di lavoro e sviluppa oltre 4 miliardi di valore economico. Però il suo valore va ben oltre l’aspetto economico. Questa filiera, infatti, produce energia rinnovabile, crea occupazione, tutela il territorio e contribuisce agli obiettivi climatici europei.
La biomassa legnosa ha già un ruolo strategico e fondamentale: è già la seconda fonte energetica impiegata dagli italiani per riscaldare le proprie abitazioni, la utilizza oltre un quarto delle famiglie italiane, soprattutto, ma non esclusivamente, nelle aree montane e nelle aree rurali. Sono anche la prima fonte energetica rinnovabile per la produzione di calore residenziale, contribuendo con quasi il 66% del calore rinnovabile.
Questi dati fanno capire come il ruolo strutturale di questa filiera sia estremamente importante per i consumi termici del Paese. Grazie alla filiera legno-energia abbiamo raggiunto gli obiettivi in termini di rinnovabili al 2020 e sicuramente sarà fondamentale questa filiera per raggiungere gli obiettivi al 2030 e al 2050. Tra l’altro, il PNIEC, il Piano Nazionale Integrato, si pone un obiettivo molto ambizioso per quanto riguarda la produzione di termica rinnovabile: passare dall’attuale 20% a quasi il 36%. E anche al 2030, le biomasse legnose rappresenteranno la prima fonte energetica rinnovabile, andando a coprire oltre il 40% del fabbisogno termico.
Tra l’altro, questa filiera ha una serie di elementi peculiari che la differenziano da altre fonti energetiche. Innanzitutto, è una filiera italiana, è locale, è legata al territorio. Tuttavia, attualmente solo il 15% della superficie forestale è gestita in modo pianificato. Tra l’altro, l’Italia è il Paese col più basso tasso di prelievo rispetto all’incremento annuo.
Questo fa sì che il nostro Paese sia dipendente da legname in primis — oltre l’80% del legname lavorato in Italia viene importato — ma anche e soprattutto di combustibili fossili. E questo, in uno scenario geopolitico come quello che stiamo vivendo, sicuramente non è più possibile. Serve quindi una gestione forestale che sia attiva e sostenibile, direi anche responsabile, basata sull’utilizzo “a cascata” della risorsa forestale. Questo è un modello circolare ed efficiente, che crea occupazione e contribuisce a prevenire gli incendi e il dissesto idrogeologico. Ci sono, chiaramente, anche numerose sfide. Gli edifici italiani purtroppo sono vecchi, i redditi sono mediamente molto bassi e la popolazione è in generale abbastanza anziana.
Però, proprio in questo contesto, la filiera può ricoprire un ruolo significativo ed è la risposta giusta, perché è accessibile, è sostenibile e concreta. Quindi è calore per le famiglie, è inclusione sociale e sicurezza energetica. Attualmente, anche grazie al contributo di Forza Italia, le biomasse hanno un ruolo strategico nel panorama energetico nazionale. Però bisogna trasformare questi obiettivi in azioni concrete.
Ci sono sicuramente delle criticità. Bisogna dire che il 79% degli impianti a biomassa attualmente installati in Italia è altamente inefficiente e produce oltre il 90% delle emissioni inquinanti.
Però il problema non è la filiera, ma è il ritardo della modernizzazione. Le soluzioni ci sono, le tecnologie sono estremamente evolute. Negli ultimi dieci anni la tecnologia ha fatto veramente passi da gigante. Serve quindi rendere queste tecnologie accessibili, con strumenti come per esempio il Conto Termico e i bandi regionali abbinati al Conto Termico. Ricordo, e questo non è trascurabile, che non c’è solo il settore residenziale, ma c’è anche un settore industriale.
Le biomasse rappresentano probabilmente l’unica fonte energetica rinnovabile che consente di decarbonizzare i processi industriali. Per questo, riteniamo che l’esclusione delle biomasse dalla Transizione 5.0 rappresenti una criticità importante che il nostro Paese in qualche modo non si può permettere.
Quindi vado alle conclusioni, dicendo che, tra l’altro, il legno non è solo energia, è anche edilizia sostenibile, è carta, è arredo, è chimica verde. Quindi l’uso “a cascata” consente un’economia che sia circolare e sia totalmente italiana. Quindi, diciamo che riteniamo che in qualche modo si debba valorizzare questa filiera per rafforzare il sistema produttivo nazionale, contrastare lo spopolamento, difendere il Made in Italy, ma anche un Made in Italy di tipo energetico.
E questo significa costruire una transizione che sia veramente ecologica, che sia veramente italiana, fondata su quello che abbiamo, su quello che ha il nostro Paese: quindi le nostre risorse, il nostro lavoro e il nostro territorio.