Grazie Guido, e buongiorno a tutti.
Essendo l’unica donna del panel, e notoriamente e magnificamente le donne sono prolisse, e siccome io peraltro, notoriamente, parlo molto lentamente, come dire, cercando di farvi pagare un tributo alla femminilità, mi prendo qualche minuto in più. Grazie al Ministro Pichetto Fratin, che saluto sentitamente. Ci troviamo immersi in una complessità tecnologica, in una complessità di cambiamento, di evoluzione di fattori globali, economici, partirei dunque da qualche considerazione un po’ di contesto.
In parte è stato già detto: negli ultimi trent’anni la domanda di energia è quasi raddoppiata. Se guardiamo il dato a livello mondiale, nel 2024 abbiamo un +2% di richiesta di energia, raggiungendo il massimo storico, così come nel 2024 abbiamo raggiunto anche il massimo storico delle emissioni a livello globale di CO₂. E l’Italia segue questa scia, probabilmente anche molto trainata dai servizi e dal trasporto. E la domanda di energia a livello mondiale non può che crescere. Cresce per tanti fattori.
Se pensiamo alla necessità di energia per tutte le nuove tecnologie, a partire dall’intelligenza artificiale, questo è un trend di cui non possiamo non tener conto. Come si risponde? Quale è l’offerta a questo incremento della domanda? Insomma, continua ad essere per il 60% da fonti fossili, per tanti motivi: barriere tecnologiche ma vi sono anche fattori di altra natura, e il mix a livello mondiale non è cambiato. A livello mondiale, se pensiamo a Stati Uniti, Europa e Cina, che rappresentano comunque i maggiori consumatori al mondo, hanno avuto traiettorie e linee di indirizzo in campo energetico completamente diverse.
La Cina ha puntato tendenzialmente sul carbone, nonostante gli impatti ambientali che ne derivano, e questo anche per ragioni di autonomia e di sicurezza nazionale. Gli Stati Uniti, da importatore, sono diventati i maggiori esportatori di gas e di shale oil, e l’Europa, che purtroppo è priva comunque di fonti di energia, ha cercato e cerca tuttora di diversificare i rischi di approvvigionamento, puntando molto sul gas, anche se proviene da aree sicuramente geografiche non certamente sicure o instabili.
E questo anche per quanto riguarda le fonti più “pulite”, perché molte delle filiere tecnologiche sono comunque appannaggio di aree comunque limitate e lontane da noi. E allora, come si risponde? Si risponde sicuramente continuando con l’integrazione delle diverse tecnologie, puntare e continuare a farlo sul nucleare, perché è la tecnologia che consente la produzione maggiore di energia senza emissioni di CO₂. Come molti mi insegnano, sicuramente i costi iniziali sono elevati, ma i costi sono stabili perché non sono esposti alle quotazioni di mercato e quindi sicuramente bisogna continuare, e forse dobbiamo anche un po’ accelerare come Italia su questo versante.
ENEA è il secondo ente di ricerca a livello nazionale. Tutto questo non si può fare senza ricerca, senza un’integrazione. L’Italia investe troppo poco in ricerca. Fare ricerca ha un costo. Consentitemi di dire, però, mi rimetto il cappello da fiscalista: non è proprio un costo, ma è un investimento. E allora, come si dice dalle parti mie: “A buon intenditor poche parole”. Grazie.