Flavio Cattaneo, perché l’energia in Italia costa così tanto, più che in altri Paesi europei e in America?
Grazie. Che bella domanda. Facile, facile. È facile, poi.
Innanzitutto, il fatto che sia rivolta a Enel mi dà la possibilità di dire cosa che è nota, ma probabilmente non abbastanza: che Enel è da tempo che non è più l’incumbent nella produzione.
Oggi Enel produce, rispetto alla domanda elettrica, poco più del 10%. La componente gas è del 3-4%. La rimanente componente rinnovabile è essenzialmente idrica. Quindi la presenza di Enel, che a quest’anno arriverà a 85 gigawatt nel mondo, è rinnovabile per lo più all’estero. Ora, bisogna domandarsi perché un’impresa che ha fatto tanti giga all’estero poi non è riuscita a farli in Italia. Allora, ci sono delle ragioni che sono oggettive, poi entro nel merito, che sono la morfologia territoriale.
Non è colpa di nessuno se in Spagna si possono fare impianti da 2 giga e qua, quando ne fai uno da 100, siamo sul giornale a dire: “Il più grande impianto mai realizzato in Italia”. Questo perché noi abbiamo un Paese stretto e lungo, abbiamo catene montuose all’interno, abbiamo paesaggi da tutelare — meno male — più che in altri Paesi, e questo limita fortemente questa espansione.
E poi abbiamo un problema di permitting relativo a una modifica della Costituzione che dà poteri, i poteri dell’energia, alle Regioni, che di fatto ha provocato una serie di veti, contro-veti, opposizioni e situazioni che hanno limitato di molto questo sviluppo. E quindi, di questi 310-312 terawattora, noi il 60% li facciamo col gas.
In più, oltre a produrli col gas, c’è stata una tassa europea, il famoso ETS, che è stata introdotta per, di fatto, di conseguenza, favorire le rinnovabili. Cioè: “Io ti alzo tanto il prezzo del gas, i Paesi avranno un costo di energia più alta perché emettono più CO₂, questo ti porterà a fare più rinnovabili”. Certo, poi per un Paese come il nostro è un po’ difficile. Noi siamo stati sempre corti e quindi, alla fine, ci siamo trovati in mezzo fra un costo che saliva e le rinnovabili che non c’erano.
E insomma, siamo stati, per dirla in inglese, “cornuti e mazziati”. Quindi da questo punto di vista abbiamo pagato un pegno forse più alto degli altri. Penso che ormai i costi dell’energia che vengono citati nei giornali sono meno affidabili dei numeri al Lotto, perché almeno lì è uscito il 27 sulla ruota di Napoli e sappiamo che a Napoli c’è questa cosa.
Dopodiché si legge di fantasmagorici prezzi in Spagna di 27-28 euro a megawattora. Vorrei dire ufficialmente, avendo Enel il controllo di Endesa, quindi non dicendolo così a casaccio, che questo è assolutamente falso. Il costo medio dell’energia in Spagna è più alto di quello italiano, senza dubbio, ma è stato di sopra i 60 euro nel ‘24 e quest’anno è di 70 euro.
Se Pichetto Fratin, che ha firmato il decreto bollette e ci sono le aste per gli impianti a fine incentivi, il FER-X, sta su un’attesa di 60-70 euro sulle rinnovabili, a seconda della categoria, della vetustà nel caso di fine incentivo, cosa sta? Sta nel prezzo europeo medio. E se lo fa con piani, con PPA, cioè contratti a lungo termine, slega o no dal costo del gas? E questo è un altro paradigma da togliere.
Non si fa il disaccoppiamento? Questo è il disaccoppiamento. Cioè, è avere dei contratti che non sono legati al prezzo del gas e che mitigano il prezzo medio o, in alcuni casi, sono da utilizzare per ragioni industriali, per sostenere alcune imprese energivore a rischio di delocalizzazione, così come prevede anche la norma europea. Per cui, se a un’azienda tu gli dai buona parte — il consumo degli energivori in Italia è 50-55 terawattora — se con una serie di manovre riesci a dargli 40 terawattora, io penso che, insieme ai contributi, siamo sulla strada per risolvere o almeno attenuare questo problema.
E dico che il governo l’ha fatto, lo sta facendo. Poi ci sono i tempi tecnici che purtroppo impediscono una velocità di risposta, perché ha ragione Claudio, noi veniamo da una storia che non favorisce questo. E questo lo dico perché noi parliamo di costo a megawattora dimenticandoci che quello è il costo wholesale che pagano solo i clienti idonei, cioè gli energivori. Tutti gli altri pagano una cosa diversa, che è la bolletta.
La bolletta è un insieme di tante voci, tra cui anche quello dell’energia. Però la differenza, e non lo dico io, lo dice Besseghini nell’ultima intervista dell’Authority, quindi il Presidente dell’Authority, che dice che il costo energia cliente finale residenziale è di 34,5 centesimi a kilowattora, contro il costo medio europeo nel ‘24 di 31.
È tanto, ma non è il doppio, il triplo, il quadruplo. Poi l’Eurostat cosa dice? Che la bolletta media europea è di 57 euro per un consumo di 2 megawattora all’anno. In Italia è di 60 euro. Sono 3 euro, il 5%. E perché c’è questo recupero fra un costo dell’energia più alto e una bolletta più bassa? Perché c’è una cosa di cui noi non ci vantiamo mai: ma c’è un’incidenza delle reti italiane che è del 18% contro il 31% della media europea. Cioè le nostre reti, pur essendo più efficienti, costano quasi la metà delle reti europee.
Ora, questi non sono numeri al Lotto, sono numeri certificati: Eurostat, Authority. Quindi noi dobbiamo un attimino separare, perché poi, nella demagogia, se noi chiediamo per strada “Quanto paga l’energia?”, allora, non se lo ricorda, ma quanto paga non lo sa. Quindi alla fine si crea un elemento negativo che non fa bene a nessuno e crea solo della gran confusione. Noi dobbiamo risolvere un problema che è quello di natura industriale, strutturale nel supporto, e poi dobbiamo essere moderni nell’incrementare le rinnovabili, perché in Italia è l’unica strada veloce per ridurre di molto il costo dell’energia, almeno a livello industriale.
Dopodiché, guardate che la Spagna, che era tutta rinnovabile, per molte ore del giorno il prezzo era zero, come è successo anche a maggio in Italia, ed era portata ad esempio, perché molti nel Parlamento: “L’esempio spagnolo, l’esempio spagnolo!”.
La Spagna produceva un gigawatt di gas, adesso ne produce 10, perché si sono accorti che probabilmente con le rinnovabili solamente si fa l’errore che si fa anche nel fare troppo gas. Quindi alla fine è l’equilibrio quello che importa. Il blackout successo in Spagna ha di fatto aumentato il consumo di gas e ha aumentato anche i prezzi. Perché c’è solo una cosa che è peggiore, io lo dico sempre, del costo alto dell’energia: è non avere l’energia, perché quello ha un costo enorme. Pensate che la Spagna in un solo giorno ha avuto un costo di quasi 15 miliardi. Quindi pensate un po’ sull’elemento attività, ristoranti e alberghi c’è stato un blocco totale.
E io sono testimone, perché mi trovavo proprio il giorno del blackout, per l’assemblea di Endesa, nel bel mezzo della discussione. Quindi io credo che si stia facendo il possibile, bisogna accelerare, ma siamo disponibili tutti a lavorare per questo. Qui maghi non ce ne sono, però nessuno ha creato questa situazione.
Anche il governo se l’è trovata, quindi deve risolvere il problema. Ci sono dei tempi e tutti stiamo lavorando insieme per cercare di alleviare, quantomeno per alcune categorie, questi elementi. Poi sono d’accordo con Descalzi, io non sono mai stato uno che ha avuto un approccio ideologico.
Poi ogni Paese ha la sua situazione. Guardate che molti Paesi, anche nel mondo, in Sud America, hanno dei periodi in cui l’energia costa poco e dei periodi, all’interno dell’anno, in cui costa tre volte l’Italia.
Quindi non pensate che sia solo l’Italia. Che anzi, l’Italia, pur essendo cara, ha una certa stabilità. Altri hanno dei picchi che sono pazzeschi e quindi anche lì ci sono problemi industriali.
Grazie.