Direttore, perché le rinnovabili rappresentano un’opportunità molto significativa e importante? Secondo lei, cosa bisogna fare affinché i benefici si traducano in un reale impatto per il Paese?
Buongiorno a tutti.
Le fonti rinnovabili oggi sono l’unica fonte disponibile per abbassare i prezzi delle bollette e, nello stesso tempo, per aumentare l’indipendenza energetica del nostro Paese dall’approvvigionamento di energia dall’estero.
Un problema, quest’ultimo, tra l’altro, che stiamo vivendo ancora una volta, viste le recenti evoluzioni del contesto geopolitico. Quindi è necessario focalizzarsi e accelerare, farne entrare di più. Ricordiamo, tra l’altro, che stiamo parlando di fonti che consentono la transizione della nostra economia verso un’economia più sostenibile e verso un’economia più sicura.
Nel corso del 2024, le fonti rinnovabili hanno rappresentato il 41% di tutto il fabbisogno energetico elettrico italiano. Nel 2025, a maggio, Terna ha riportato che il fabbisogno elettrico è stato coperto per il 56% dalle rinnovabili. Quindi la quota sta salendo. Per riuscire ad avere un impatto concreto e oggettivo sui prezzi, stimiamo di dover arrivare a circa il 60-70%. Questo, sostanzialmente, per ridurre nel mix energetico la quota di gas, che oggi è ancora prevalente.
Per fare tutto questo, quindi, che cosa bisogna fare? Prima di tutto, farne di più e accelerare. Oggi l’ostacolo principale è il processo autorizzativo. Siamo troppo lenti nell’autorizzare le rinnovabili.
Quindi serve semplificazione, serve automatizzare i processi, serve standardizzare questi processi, tenendo conto che oggi la complessità, soprattutto generata dal fatto di cambiare continuamente le regole, si traduce in ritardi e si traduce in costi. Una riflessione che facevo anche qualche giorno fa in un altro convegno: pensate all’impatto che ha il fatto di cambiare 3-4 volte all’anno le regole sul processo autorizzativo.
Abbiamo una struttura centrale, abbiamo 20 regioni che devono adottare e cambiare le regole, abbiamo migliaia di comuni che devono imparare ad adottare le nuove regole. Quindi ci sono migliaia e migliaia di persone che si devono resettare su un nuovo processo. Se questo cambia in continuazione, che cosa succede?
Che, essendo comunque avversi al rischio — anche perché queste persone decidono su progetti di milioni di euro — rallentano, aspettano, cercano che qualcuno faccia il primo passo e dopodiché guardano, per evitare di commettere errori. Tutto questo, ripeto, allunga i tempi e aumenta i costi. Quindi, accelerare da un lato. Ora, vorrei vedere però anche il bicchiere mezzo pieno. Ci sono 150 gigawatt di potenza in attesa di essere approvati, ma ce ne sono già 20 pronti. Quindi cominciamo a portare a realizzazione questi.
Gli strumenti ci sono, il FER X transitorio è stato approvato, appunto, lo vedremo adesso arrivare. L’ideale sarebbe pianificare altre aste e quindi fare entrare nuova capacità nel più breve tempo possibile. Un’altra opportunità, nel mentre in cui si sistemano le regole — pensiamo alle aree idonee, pensiamo al testo unico, pensiamo alle saturazioni, quindi tutti questi cambi di cui parlavo prima — ma di questi cambi, fortunatamente, non abbiamo bisogno se, per esempio, pensiamo al repowering.
Il repowering è il ripotenziamento di parchi di generazione che sono già esistenti. Quindi non andiamo a occupare un metro quadro di suolo in più, non ci interessano le aree idonee, non andiamo a sviluppare nuove connessioni perché usiamo quelle che ci sono già oggi.
Dal repowering dell’eolico, che è già stato approvato nel DL Bollette, noi stimiamo si possa arrivare fino a 6 gigawatt di potenza incrementale e 22 terawattora di nuova energia. Repowering del fotovoltaico — questo richiederebbe il testo unico — altri 15 gigawatt di potenziale nuova capacità, 18 terawattora di energia.
Quindi, focalizziamoci su questo, nel frattempo sistemiamo le regole e acceleriamo.