In che modo il nuovo nucleare può massimizzare l’autonomia energetica italiana?
Buongiorno a tutti, grazie Onorevole Squeri.
Ma allora, aumentare quella che è l’autonomia energetica del sistema Italia è una sfida importante, lo sappiamo, e il nuovo nucleare SMR e AMR, di cui abbiamo ben parlato fino ad ora, possono affiancare le rinnovabili in un percorso di transizione che sia più efficace ed efficiente.
Da un lato, consentono di dotare il sistema di capacità programmabile che riduce quelli che sono i costi indotti dalla capacità non programmabile e, dall’altra parte, consentono di ridurre la dipendenza tecnologica, che oggi si concretizza con l’acquisto di pannelli e di batterie prevalentemente prodotti in Cina.
Ma non solo, il nuovo nucleare consentirà di sostituire progressivamente la capacità programmabile di generazione elettrica a gas, e questo riducendo la dipendenza dell’Italia dal gas, con un vantaggio, ovviamente, di autonomia energetica, ma dall’altra parte con un’importante riduzione di quella che è la volatilità dei prezzi.
L’incidenza del costo dell’uranio sulla produzione nucleare è molto bassa e, in più, l’uranio può essere acquistato con anni di anticipo, andando a disaccoppiare quello che è il contesto geopolitico in cui effettivamente si produrrà l’energia nucleare.
Ma se vogliamo veramente massimizzare quella che è l’autonomia energetica e tecnologica del nostro Paese, oggi l’Italia ha un’opportunità concreta per partecipare ad un progetto industriale di sviluppo del nucleare a livello europeo.
Vuol dire partecipare ad un progetto che include lo sviluppo congiunto a livello europeo della tecnologia SMR, ma anche la partecipazione dell’Italia agli investimenti nelle infrastrutture del ciclo del combustibile.
Partecipare allo sviluppo della tecnologia SMR vuol dire valorizzare al massimo quelle che sono le competenze che oggi già esistono in Italia e di cui il nostro Paese è dotato e su cui può fare leva. Ma ancor più, vuol dire andare a mettere la supply chain italiana al centro della produzione del nuovo nucleare, che significa far passare l’Italia da cliente della tecnologia a fornitore di tecnologia.
Co-investire nel ciclo del combustibile europeo vuol dire dotare l’Italia di una quota, di una fetta di capacità negli impianti di arricchimento, fabbricazione e riprocessamento del combustibile, facendo leva su quelle che sono le competenze che già esistono in Europa e beneficiando di un vantaggio di costo molto importante, che è dato dalla scala europea. Ecco, bene, questa è la vera scelta strategica che dovrà prendere il nostro Paese. Dotarsi di capacità per la gestione del combustibile — e per fare questo non c’è che farlo a scala europea — oppure, anche qui, essere il cliente di un fornitore del combustibile.
Se prendiamo queste due scelte assieme, quindi il presidio della tecnologia SMR e il presidio del ciclo del combustibile fatto a livello europeo, con questo possiamo abilitare quello che è lo sviluppo di un programma industriale nucleare italiano che veda la compresenza e la complementarietà tra SMR e AMR, come già è stato detto fino ad ora.
Dove l’SMR europeo, che tra l’altro è l’unico che in qualche modo è in grado di funzionare con un mix di combustibile (uranio fresco e prodotti riciclati), viene successivamente affiancato dall’AMR, per esempio gli AMR al piombo, che vanno a riutilizzare le scorie degli SMR come combustibile.
La somma quindi dei due, degli SMR e degli AMR, va a ridurre in maniera significativa quello che è il fabbisogno di uranio fresco, e questo massimizza l’indipendenza energetica da una parte.
Dall’altra parte, i due assieme riducono in maniera significativa quelli che sono i volumi, i costi e la durata dei rifiuti nucleari residui, andando a garantire più competitività e più accettabilità sociale. Grazie.