Ora lascio la parola al nostro Ministro Anna Maria Bernini per un saluto.
Allora, prima di tutto grazie ad Erica, e mi scuso di aver alterato lo schema di questo dibattito.
Ci tenevo moltissimo ad esserci per darvi e per condividere con voi qualche riflessione e dirvi che noi, come Ministero dell’Università, della Ricerca e dell’Alta Formazione Artistica, Musicale e Coreutica — e credetemi, c’è una profonda intermodalità in queste tre anime ministeriali — ci siamo e siamo al vostro fianco.
Io sono molto contenta di avere questo panel, di essere onorata dal fatto di poter sedere, anche se per poco, insieme a questo panel. Vi conosco tutti, ho avuto modo di interagire con voi in diverse occasioni, diciamo con diversi ruoli. Però sicuramente questo è il momento giusto per fare le cose, perché questo è il momento giusto per intervenire sul futuro, perché il futuro è adesso. Il Presidente Rossi ci ha già avviato molto.
Tra l’altro, ha fatto una citazione fantastica di Amory Lovins, che è il teorico del pensiero dell’energia sostenibile, il pensatore dell’energia sostenibile più noto, che dice che l’energia più pulita e sostenibile è quella che non usiamo, o che usiamo poco. Questo senza dubbio, però è un evidente paradosso che però ci induce a trovare gli anticorpi a tutto ciò che ci appartiene da energivoro.
Il progresso è energivoro, il progresso è energia, ma adesso l’energia è responsabilità. Se io dovessi pensare a tutto quello che noi stiamo facendo ora e prima di pensarci, allora, dovrei pensare a chi mi ha ispirato questo pensiero, è una delle persone che io amo di più in assoluto nella vita parlamentare, Maurizio Gasparri.
È lui che mi ispira questi pensieri. Ringrazio Maurizio, ovviamente Paolo, Fulvio, ringrazio Luca Squeri per avermi voluto qui e ti giuro che sarò sintetica. Una sola cosa voglio dire: noi abbiamo il dovere, visto che l’energia è ideazione e l’ideazione è attuazione, abbiamo il dovere di rendere noi stessi sostenibili, ma tutto ciò in un’ottica di assoluta compatibilità con i nostri processi di innovazione di prodotto, di processo e di percorso.
Non possiamo annientarci per essere sostenibili, perché questo sì, sarebbe molto in linea con Amory Lovins, cioè non consumeremo più niente ma non esisteremo più nemmeno noi. Quindi direi che questa estremizzazione, il paradosso dell’impossibile, lo mettiamo da parte. Se penso a quello che noi stiamo facendo ora, cioè HPC, supercalcolo, gestione di grandi dati, qualità di grandi dati, tecnologie quantistiche, terapie geniche e farmaci a tecnologia RNA, mobilità sostenibile, batterie... è tutto molto energivoro, ma sta ragionando su se stesso per diventarlo sempre di meno. L’HPC sta diventando tecnologia quantistica, che vuol dire consumo minore di energia, di elettricità, di acqua e anche di tempo. Un supercalcolo all’ennesima potenza che, con il passaggio, con il famoso “salto quantico” da una modalità all’altra, fa risparmiare. Rende il supercalcolo e la gestione di grandi dati — e questo vale per il farma, come per l’immobiliare, come per qualsiasi cosa — quello che rende la nostra vita migliore, più degna di essere vissuta, rende tutto più sostenibile.
La mobilità sostenibile... voi siete i tedofori della mobilità sostenibile. Noi abbiamo, proprio sul Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, investito circa 11 miliardi. Stiamo lavorando per unire e per rendere consequenziali progresso, responsabilità e quindi sostenibilità. Si sta studiando per rendere le batterie più sostenibili, per non usare quell’ipocrita paradosso per cui usi l’elettrico e poi dove le smaltisci le batterie?
Cerchiamo di essere coerenti con noi stessi, di fare futuro e di fare progresso ricordando che solo la ricerca, l’università, gli enti di ricerca e le imprese, insieme, possono fare ecosistema del progresso sostenibile. Questo è il messaggio che vi posso dare e che ho vissuto, diciamo, in questi tre anni sulla mia pelle, sulla pelle delle imprese, delle università e degli enti pubblici di ricerca.
Stiamo partecipando a un disegno di legge sul nucleare in cui crediamo moltissimo. Noi stiamo lavorando tanto con l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, in genere con gli enti pubblici di ricerca, con le università, perché il nucleare di ultima generazione sarà il futuro, e sarà il futuro sostenibile.
E su questo c’è tanta ricerca. La ricerca si può già fare, come tutti voi sapete, ma c’è ancora strada da fare e soprattutto, diciamo, interdisciplinarietà e multidisciplinarietà da costruire. Quello che mi fa piacere, vedendovi tutti qui, è che siete la rappresentazione plastica dell’orizzontalizzazione dei saperi, delle skills, delle conoscenze. Un tempo noi eravamo tutti verticalizzati, imparavamo in verticale.
Ora l’unico modo per fare ecosistema, interoperabilità, intermodalità è essere orizzontali, essere flessibili, transdisciplinari e ovviamente aperti a tutto, perché in questo momento il progresso è in evoluzione continua. Quello che noi abbiamo fatto in dieci anni, ora lo facciamo in un giorno. Ma tutto questo ha in se stesso gli anticorpi della sostenibilità, ed è su questo che solo insieme noi possiamo lavorare.
Questo era un accenno di messaggio che volevo trasferirvi. Io sono qui come un’abusiva, quindi vi ho rubato anche troppo tempo. Vi chiedo scusa e mi scuso ancora, Erika, per aver alterato gli schemi, e ringrazio Luca per avermi dato questa finestra di opportunità. Grazie, ci ritroviamo tutti quanti a lavorare insieme come stiamo facendo adesso.
Grazie a tutti voi.