Anche il trasporto marittimo sta affrontando la transizione. Attraverso un percorso di decarbonizzazione strutturato e controllato possiamo rimanere competitivi. Cosa serve in particolare su questo fronte?
Perfetto, buongiorno di nuovo. Grazie dell’invito. Buongiorno a tutti i presenti.
Lei ha già citato due parole chiave, che sono da una parte “transizione” e dall’altra “competitività”. E per noi, per l’armamento, ma in generale — giustamente lei ha citato l’economia del mare — per questo cluster, parlare di energia vuol dire parlare anche di transizione e vuol dire parlare di competitività.
Partirei da questa, perché “competitività” per il nostro settore vuol dire competitività delle imprese, quindi delle imprese che lavorano nello shipping, nell’economia del mare. Ma parlare di shipping e parlare di economia del mare in particolare vuol dire parlare di oltre il 10% del PIL italiano, di un valore di 180 miliardi. Vuol dire parlare di oltre la metà delle movimentazioni di merci in import e in export per l’Italia che viaggiano via mare.
Quindi parlare della competitività delle imprese di navigazione e delle imprese dell’economia del mare italiana vuol dire parlare di competitività del Paese Italia. E quindi l’energia è un elemento fondamentale di questa competitività. Pensiamo a due aspetti. Uno è la disponibilità di energia. Nel nostro settore, quindi quello dello shipping, stiamo approcciando un momento fondamentale.
Nel 2026 avremo la disponibilità dei primi collegamenti in porto per le nostre navi, ovvero quando una nave sosta in porto avrà la possibilità, dal 2026, con l’esecuzione del piano nazionale di cold ironing, quindi di elettrificazione delle banchine, di collegarsi, spegnere i motori e rimanere quindi collegata alla rete elettrica terrestre.
Questa energia, che diventa fondamentale per la transizione, diventa fondamentale anche per la competitività del territorio italiano, anche dei porti. Perché, evidentemente, quando dal 2030 vi sarà l’obbligo di collegarsi alla rete terrestre, e non solo più la possibilità, avere tariffe, avere disponibilità, avere fonti di energia rinnovabile che alimentano l’energia delle banchine, sarà fondamentale.
Questo è un primo tema importantissimo in cui la competitività delle imprese di navigazione, chiaramente, quando si parla di energia, si riflette nella competitività dei porti e quindi dei loro retroporti. Sempre in tema di competitività, c’è poi tutto il mondo legato alle fonti di energia alternative per muovere le nostre navi.
Sono fonti di energia alternative che rispondono alla transizione energetica e alla transizione della propulsione delle navi, ma anche sono fonti, come i biofuels o i fuels sintetici, che permettono alle navi attuali, con lavori minimi, di abbattere le emissioni e quindi di andare verso quelli che sono i nostri obiettivi di transizione, e che sono già molto ambiziosi.
E dico molto ambiziosi perché, per tornare a parlare di qualche numero, il mondo dello shipping trasporta l’80% delle merci a livello globale ed è responsabile per il 2% delle emissioni.
Quindi riuscire a progredire, a continuare a lavorare in questa transizione, lavorare su fuel alternativi, ancora una volta, è fondamentale per il nostro settore e quindi, di riverbero, per le economie che il nostro settore serve.
Proprio su questo tema, ancora una volta, i porti giocano un ruolo fondamentale, perché l’approvvigionamento di questi nuovi carburanti avverrà in porto, evidentemente, e quindi i porti a livello mondiale che sapranno dotarsi di sistemi di stoccaggio e di rifornimento, e di incentivi al rifornimento di questi carburanti alternativi, avranno un vantaggio competitivo. Vantaggio competitivo che riguarderà il porto e, ancora una volta, quindi, il territorio.
Per cui c’è una perfetta simbiosi, una perfetta unione di intenti e creazione di valore fra il mondo dello shipping, l’economia del mare, i porti e il retroterra che questi porti rappresentano. E quando parliamo di imprese italiane, evidentemente, per le imprese italiane tutto questo è fondamentale. Chiudo, per rimanere nei tempi, con un ultimo tema molto d’attualità. Quando parliamo di transizione ecologica e parliamo di competitività, oggi parliamo di quello che succede in Europa.
L’Europa, quindi l’Unione Europea, ha imposto dall’anno scorso una progressione per quanto riguarda l’ETS, l’Emission Trading System, sui trasporti marittimi che riguardano porti europei. Bene, questa è una norma regionale che si applica a un problema, quello delle emissioni di CO₂, che è globale. Finalmente l’IMO, quindi l’International Maritime Organization, ha raggiunto un accordo su una regolamentazione globale delle emissioni di CO₂. Perfetto.
Questo è un momento cruciale per lavorare affinché la soluzione globale permetta di eliminare tutte le tassazioni regionali che vanno, di fatto, a limitare la competitività dei sistemi che impattano. Essendo l’ETS un sistema europeo ed essendo l’Italia in una posizione strategica e chiave per i traffici europei noi veniamo limitati e perdiamo in competitività rispetto ad altri porti che si affacciano sul Mediterraneo.
Quindi chiudo con un brevissimo riepilogo: parlando di energia e parlando di imprese marittime, parliamo di competitività, parliamo di transizione ecologica e parliamo di un riflesso di eventuali efficienze o inefficienze, diretto e immediato, sulle economie che queste imprese servono e nelle quali lavorano.
Grazie.