Grazie, buongiorno a tutti. Ringrazio l’On. Luca Squeri per avermi invitato a questo importante convegno.
La velocità di trasformazione del sistema energetico è elevata: a fine giugno gli impianti rinnovabili hanno raggiunto la quota di due milioni e la tecnologia trainante è il fotovoltaico, che rappresenta il 99% degli impianti e, con la sua capacità installata di 40 gigawatt, che rappresenta oltre il 50% della capacità rinnovabile totale installata di tutte le tecnologie, dice che è in atto veramente un’accelerazione del paradigma che vede sempre di più il sistema di generazione elettrico distribuito e la comparsa, ormai consolidata, di tantissimi — sono centinaia di migliaia, superano il milione — prosumer, cioè utenti che svolgono il ruolo di utente consumatore ma anche di produttore.
Lo sviluppo delle rinnovabili è accelerato. Lo sviluppo fa sempre meno ricorso all’iniziativa di mercato, ma non solo per le tecnologie innovative ma anche per quelle mature, attraverso il ricorso al mercato regolato, con i tanti strumenti di incentivazione, o di sostegno, meglio usare questo termine, che il GSE gestisce.
Parlo dell’Agrivoltaico, parlo del reddito energetico, parlo del decreto Comunità Energetiche e dell’Energy Release, di Transizione 5.0, di FER2, di FERX. Molti di questi strumenti, peraltro, sono basati su contratti per differenza a due vie che nei fatti perseguono il disaccoppiamento. Questo per dire che il target al 2030 di 131 gigawatt sarà raggiunto; il problema è come lo raggiungeremo. La capacità delle rinnovabili, come dicevo prima, è intorno ai 78-79 gigawatt, supera ormai la capacità del termoelettrico.
Ma questo cosa vuol dire? Che un conto è la capacità, lo diceva prima Franco Cotana, un conto invece è l’energia che quella potenza è in grado di produrre. Il fotovoltaico funziona 1.100-1.400 ore all’anno, con un capacity factor del 12-16%.
Una turbogas in teoria aveva un capacity factor del 70%, oggi meno del 60%, forse del 50%, una percentuale in via di diminuzione che potrebbe anche impattare sulla formazione del prezzo dell’energia attraverso il system marginal price.
Le rinnovabili, peraltro quelle trainanti, non sono programmabili, mentre il sistema energetico presuppone e richiede adeguatezza, sicurezza, e quindi, a fianco dello sviluppo delle rinnovabili, c’è l’introduzione di queste esternalità e dunque la necessità di sviluppare sistemi come le reti.
C’è il tema della strutturazione virtuale, che talvolta impedisce a degli operatori di fare degli investimenti, per esempio attraverso il PNRR. Bisogna investire sui sistemi di accumulo, bisogna investire sul mercato della capacità, sulle procedure di distacco degli impianti di produzione rinnovabili, sul demand response.
Tutti questi sistemi abilitanti e servizi abilitanti che il nostro Paese ha, sono regolati, in via di consolidamento — probabilmente la Spagna non li ha — ma che di fatto hanno dei costi sulle bollette. Il sistema energetico è un sistema complesso, lo è sempre di più, e presuppone un approccio olistico, pragmatico. In Italia non si guarda solo più alla decarbonizzazione, ma al tema della riduzione della dipendenza energetica, della sicurezza energetica.
Tutti aspetti questi che è in grado parzialmente di affrontare l’efficientamento energetico, ma anche sicuramente il tema del nucleare. L’energia è strategica perché rappresenta il volano economico di un Paese e diventa sempre più questione di sicurezza nazionale. Di fronte alla maggiore complessità, ovviamente, servono competenze a tutti i livelli. Come GSE, negli ultimi due anni abbiamo potenziato il supporto all’assistenza alle pubbliche amministrazioni, agli operatori, alle imprese. Abbiamo molto investito per fare webinar, corsi di formazione, che siamo convinti hanno aiutato a formare delle competenze.
E può venire in aiuto anche l’intelligenza artificiale. Noi come GSE ne facciamo ricorso, lo facciamo per velocizzare ed efficientare i processi interni, lo facciamo anche per realizzare e gestire le tante piattaforme digitali. Ecco, sull’intelligenza artificiale, un auspicio: che possa contribuire a migliorare l’efficienza, anche quella energetica.
Diversamente, con la progressione dell’installazione dei data center, che sono energivori, ci può essere il rischio che questi comportino un incremento magari dei costi dell’energia.
Ho terminato, grazie.