Fermo restando tutte le tematiche che sono aperte, quindi anche nel preservare i territori particolarmente fertili e produttivi, quale può essere il contributo che il mondo agricolo può dare in questa transizione ecologica?
Innanzitutto buongiorno a tutti.
Porto i saluti del Presidente Giansanti all’Onorevole Squeri, a lei, Battistoni.
Volevamo ringraziare ovviamente tutto il partito per questo tipo di iniziative, che riteniamo oggi più che mai strategiche per una serie di problemi che, secondo me, questa mattina sono parzialmente emersi. Allora, innanzitutto, quello che è il ruolo del mondo agricolo, direi che è abbastanza evidente.
Confagricoltura ormai da qualche decennio sostiene le fonti rinnovabili e abbiamo ben presenti quelli che sono gli obiettivi oggi che dobbiamo raggiungere in termini di neutralità carbonica, piuttosto che gli obiettivi che ci siamo dati con il PNIEC, sia esso sulla parte del fotovoltaico e sull’elettrico, come pure quello sulla parte che riguarda il biometano.
Avendo ben presente che noi rimaniamo dei produttori di cibo, di derrate alimentari, e questa rimane per noi la vocazione fondamentale che, tra l’altro, evidenziano nel corso di qualche decennio, soprattutto la FAO con una serie di indagini, ma lo sappiamo tutti, che arriveremo a 10 miliardi [di persone].
Quindi per noi rimane fondamentale non dismettere quella che è l’attività principale a discapito di altre attività. Però, su alcune questioni credo vada fatta un minimo di puntualizzazione e di coerenza. Gli obiettivi ce li siamo dati come sistema Paese: protocollo di Kyoto, tutto quello che ne è seguito dopo. Dal punto di vista imprenditoriale, la possibilità di investire in termini di agroenergia è un’opportunità.
Possiamo decidere di farlo, possiamo decidere di non farlo. Ma gli obiettivi che il sistema Paese si è dato devono essere raggiunti. Allora, secondo noi, vale la pena porre un po’ l’attenzione sul tema della coerenza. Troppe volte, troppo spesso, sul territorio noi stiamo scontando una serie di difficoltà nell’ambito dell’iter autorizzativo — è stato detto anche nel primo intervento — importanti, senza le quali, se non le superiamo, gli obiettivi che ci siamo dati non li raggiungeremo, senza ombra di dubbio. Del biogas e del biometano immagino ne parlerà Piero Gattoni.
Farò solamente alcune considerazioni rapide su quelle che sono le nuove attività che Confagricoltura ha portato avanti, tipo le CER, queste Comunità Energetiche Rinnovabili, perché nell’ambito del contesto dell’agrivoltaico, dell’agrivoltaico avanzato, del quale noi rimaniamo profondi sostenitori, volevamo evidenziare questi aspetti delle CER. Le CER sono lo strumento innovativo rispetto al passato che consente di coniugare quelle che sono le esigenze del mondo produttivo nei confronti del consumatore. È la prima volta che si genera un minimo di ricavo anche per colui che consuma, quindi è un sistema secondo noi estremamente virtuoso, che va sicuramente sostenuto e proposto.
Il principale obiettivo è quello, ovviamente, di soddisfare il mondo agricolo in primis dal punto di vista del fabbisogno energetico, ma poi l’intera società civile. Ultimissime due considerazioni: ovviamente i decreti sono stati poc’anzi ripresi, quello sul decreto Aree Idonee e quello sul consumo del suolo.
Vale la pena precisare che ad oggi, sostanzialmente, solo lo 0,14% della SAU è utilizzata dai pannelli. Quindi quando si sente parlare di consumo del suolo, secondo me bisognerebbe un po’ avere la capacità di posizionarlo in realtà per i numeri che sono.
E meno dello 0,1% per quanto riguarda la SAT. E l’altra definizione importante sulla quale bisogna ovviamente prestare attenzione è il fatto che questi impianti sono definiti reversibili. Sotto questo aspetto bisogna ovviamente fare delle riflessioni: se è reversibile, vuol dire che poi può tornare tranquillamente all’attività agricola.
Negli ultimi 20 anni sono 15.000 gli ettari di terra che sono stati utilizzati per questi scopi, contro i 43.000 ettari di terra persi in maniera irreversibile per infrastrutture ed altre realtà. Un’ultimissima considerazione è legata al quadro normativo. Questa mattina si parlava di incertezza nell’intervento di Sangalli, in senso generale, sui dazi, ma anche sotto questo aspetto, da un punto di vista imprenditoriale, diventa difficile investire nel momento in cui non si ha la certezza, e soprattutto quando nel corso degli anni si è visto un po’ modificare l’approccio.
Quindi prima molto a favore delle rinnovabili, e poi in una qualche misura abbiamo visto proseguire un po’ con il freno a mano tirato. Questo oggettivamente crea dei problemi nel mondo imprenditoriale, che fatica ovviamente sotto questo profilo a investire. Mi riferisco ovviamente alla tassazione sul diritto di superficie, ma non solo. Legittimo per altri aspetti, però insomma, delle due l’una: se dobbiamo raggiungere certi obiettivi, ci dobbiamo adoperare, serve quella coerenza a cui ho fatto riferimento prima, altrimenti ci continuiamo a raccontare le cose e non le portiamo a casa.
Come mondo agricolo ci siamo, siamo pronti e siamo disponibili.