1.2 Fuoco
Il concetto di immagine a fuoco è noto ed intuitivo, si dice che un’immagine o una sua porzione è a fuoco quando risulta nitida. Bene, ma perché accade ?
Il motivo è che l’immagine ricavata dal sensore (fotogramma) risiede su di un piano destinazione (piano focale), ed i punti origine proiettati in questo piano possono stare solo su di un altro piano origine (piano di messa a fuoco). Dunque i punti appartenenti al piano di messa a fuoco divengono punti nel piano focale, dunque risulteranno nitidi e ben definiti. Questi due piani sono ortogonali all’asse ottico, l’asse ottico è la retta passante per i centri di curvatura delle lenti dell’obbiettivo o alternativamente la retta passante fra il centro del sensore ed il centro ottico.
I punti che non sono nel piano di messa a fuoco attraversando l’ottica diverranno un cerchietto sul piano focale (questo effetto è detto cerchio di confusione). Fortunatamente è decisamente difficile distinguere un cerchio piccolo da un punto (che nel mondo della fisica, differente da quello della matematica, è a tutti gli effetti associabile ad un piccolo cerchio) . Dunque lo spazio (spostandosi lungo l’asse ottico) che si riesce a mettere a fuoco è una finestra, la dimensione di tale finestra è detta profondità di campo.
UItimo importantissimo termine da conescere è la lunghezza focale ( denotata con f ) che è semplicemente la distanza fra il centro ottico ed il sensore.
Un schemino ora risulta utile, lo si vede subito sotto.
FIGURA 2: Schematizzazione della geometria di una fotocamera, cliccare per ingrandire
Di come andare ad agire per variare il piano di messa a fuoco e la profondità di campo ne parleremo più avanti, in questo sotto-paragrafo era importante chiarire una parte della nomenclatura che useremo abbondantemente nel seguito.