Game Over?

Il clima: una partita da vincere

«Io sono me più il mio ambiente - affermava José Ortega y Gasset, filosofo e saggista spagnolo del secolo scorso - e se non preservo quest'ultimo non preservo me stesso». Oggi non potrebbe essere detto nulla di più vero. La Terra, la nostra casa, è oggetto di una devastazione che aumenta di giorno in giorno. Noi, i suoi ‘figli’ più giovani, le generazioni che più soffriranno questi cambiamenti drammatici, dobbiamo fare qualcosa, anche per coloro che verranno dopo. È banalmente una questione di rispetto: nessuno di noi vorrebbe vivere in una casa devastato e logora, no!? Non credo al destino, né alle conseguenze inevitabili. Non sopporto chi dice «è inutile», «è troppo tardi», «non dipende da noi». E da chi dipende allora?

Reggiamo il nostro ‘destino’ sul palmo della nostra mano: sta a noi decidere se portare alla distruzione completa qualcosa di così prezioso oppure proteggerlo con tutto ciò che abbiamo.

È interessante notare quante manifestazioni, seguendo l’onda del movimento ispirato da Greta Thunberg, si siano svolte nel corso degli ultimi mesi: fiumi di persone da ogni angolo del pianeta si sono riversate nelle strade e nelle piazze per chiedere, anzi pretendere dai grandi della terra di agire per salvare non una massa di materia che ruota ai confini dell’Universo, ma il mondo, ciò che tutti noi esseri viventi siamo.

Tra queste, vorrei ricordare il terzo global strike, che ha avuto luogo a Lucca durante lo sciopero del 27 settembre 2019, e al quale ho preso parte insieme ai miei compagni di classe. Personalmente, non mi aspettavo di trovare così tanta adesione, soprattutto da parte dei miei coetanei. Veniamo spesso definiti svogliati e apatici nei confronti del mondo che ci circonda ma, per una volta, i giudizi formulati dai ‘grandi’ non si sono rivelati poi così veritieri. «Abbiamo mostrato che siamo uniti e inarrestabili», ha affermato Greta Thunberg durante il vertice sul clima all’ONU. Come darle torto? È stato bello, e per certi versi emozionante, osservare quanti ragazzi sono scesi in strada per protestare, per dimostrare che tutti, anche i più giovani, possiamo e vogliamo fare qualcosa per la nostra casa. La protesta è durata all’incirca tre ore. Dopo, si è tenuta una discussione da parte di alcuni ragazzi e rappresentanti di varie associazioni, tra cui Amnesty International.

Sono stati discorsi accesi, pieni di passione e incoraggiamento. Sarebbero sufficienti piccoli gesti, come gettare la carta e la plastica negli appositi contenitori a fare la differenza. È incredibile, a pensarci, come molte città, anche limitrofe, non abbiano ancora introdotto la raccolta differenziata. Siamo in grado di fare anche altre semplici cose, che non ci costano nulla: chiudere l’acqua del rubinetto mentre ci laviamo i denti, consumare meno carne, diminuire l’uso dell’acqua calda, preferire lo spostamento a piedi se si devono percorrere brevi distanze. Insomma, sono piccoli accorgimenti che possono abbassare le spese e allo stesso tempo dare un aiuto anche all’ambiente. Certo, a patto che ci impegniamo tutti.

Se non partiamo dal piccolo, come possiamo anche solo aspettarci di poter cambiare in grande tutto il sistema? È naturale che non possiamo modificare lo stato in cui versano le cose con uno schiocco di dita; tuttavia è altrettanto vero che se continueremo a rimandare, nessuno farà mai davvero nulla e quando sarà troppo tardi sarà inutile sperare di poter tornare indietro. È proprio ora che ci troviamo a un limite: sta a noi in quanto esseri dotati di intelligenza non oltrepassarlo, trovando una soluzione e soprattutto smettendo di negare che il riscaldamento globale sia un problema. Il cambiamento climatico, infatti, è una realtà. Il suo impatto è catastrofico, sconvolge gli ecosistemi e danneggia la biodiversità. Non si tratta di un fenomeno ristretto a uno Stato remoto, a oceani e mari che non visiteremo mai, non è qualcosa cui possiamo sfuggire chiudendo gli occhi e fingendo che non ci riguardi. Ci riguarda eccome! Da cosa pensate siano causati gli sconvolgimenti idrogeologici, i nubifragi, le esondazioni, le variazioni di temperatura che hanno colpito l’Italia negli ultimi anni se non da mutamenti climatici globali? Non è che il nostro Paese stia su Marte. Se fosse un film potremmo riscriverne la fine. Se fosse un gioco potremmo premere il tasto “riprova”. Ma questo non è un videogioco.

Sabrina Paolini

IVA Scienze applicate