Miele
di Cloe Buralli
Primo premio «Firenze per Mario Luzi» 2019-2020
di Cloe Buralli
Primo premio «Firenze per Mario Luzi» 2019-2020
Il fuco te l’hanno ucciso,
sembrava amore
ed era un calabrone.
Hai un alveare intero
e tu vorresti annegare.
Sognavi una famiglia
nella solitudine della tua
conchiglia.
Volavi, sempre in basso.
Le regine ammaliavano i fiori
e tu vedevi nelle foglie allegorie.
Anche il tronco si lamenta, legge del contrappasso.
Legno comoda certezza,
indegno cane di mezza coda
abbaia per noia e bagna le ali, c’è
paura, Alice non vola.
Non vìola le nefaste nuvole nuziali
ma la regina soccombe alla festa negata
e il mondo non è più colmo di miele, felicità dall’alto colata.
Sovversione di valori nel vasto alveare
mentre ti specchi negli errori di un’esistenza
destinata all’estinzione; le sorelle soffocano
e i fratelli si infliggono il pungiglione:
sospetto per gli altri e per i simili attenzione.
Preferisci quel timore neonato
al terrore nel petto e così ti ritrovi
tra gli uomini.
Degni di fiducia, duttili e deboli
li definisci
(dannosi, deserti e deludenti)
finché non ti colpisce un’aria dura e dolorosa, non è vento:
campana di vetro.
Con il bicchiere il bambino ride, germe maligno che sorge dalla gola
ma ancora della vita non sa che c’è
paura,
Alice vola.