Nel ventre del mondo dormono i cani
in mezzo a deliri, sospiri, falsi zaffiri
saranno i tuoi guardiani.
Corri, Telemaco, corri
il fiore della purezza, raccolto
è appassito secoli fa
anche protetto da materne torri.
Nel cuore delle montagne brucano capre
tra inganni, affanni e tiranni,
finalmente la tua prima parola: “Oh, madre!”.
Urla, Telemaco, urla
dovranno tremare i numi supremi
e le vittime dei fondali, incapaci con i remi.
Dove meno tutto splende, troverai la tua perla.
Negli occhi della palude volano gli aironi,
dimenticano i sorrisi, solo narcisi, sogni recisi
ora lo sai, funeste illusioni.
Combatti, Telemaco, combatti
fuggi i morsi dei ratti, vinci i nemici distratti.
Lontano dalle mie braccia, danza il bambino
lo guida la melodia del mito della vita, appena nata
(e già finita)
e il tempo avanza, tic-tac
tace.
*Telemaco —> Τηλέμαχος, che combatte lontano