Giove

Di Cloe Buralli

Ti vidi laddove eri luce.

Luminoso il bove del sacrificio,

pascolava beato con i simili

e tu l’hai rapito, ora è altrove.

Tante volte ho cercato il tuo nome,

di colui che tutto muove

e scivoli dai bovini ai manichini,

ironico pensarti vicino ai diciannove.

Ti bramavo in fondo al viale,

calpesto l’ambizione, foglie, orme

e ormai l’odio manifesto

soccorre la ragione (in fondo all’infernale girone…).

Ti addentavo, generale vanitoso dei riccioli

e nel dolore scioglievi, “Come gode nelle gote!”.

Giovedì forse ti amerò, vedi come la frode

non è solo della tua persona, custode dell’ardore.

Testa fra le nuvole, piangendo fai piovere

prendi di petto la vita e pari un leone,

ma iena sei quando ti fulmina

con lo sguardo l’unica terrena versata in te reprimendo,

re dei fulmini.

Il futuro è sulle ginocchia di Giove

e io non prego più, spergiuro nelle stanze vuote.