Care studentesse
Cari studenti
È mio desiderio rivolgermi direttamente a voi per indirizzarvi il mio saluto e i miei buoni auspici per quest’anno scolastico che si appresta a cominciare. Porgo il benvenuto ai più giovani, che hanno scelto la nostra scuola per intraprendere il nuovo ciclo di studi. A tutti gli altri esprimo la mia gioia di poter essere finalmente riunita a voi.
L’inizio dell’anno scolastico è un evento ciclico che si reitera nel tempo al pari delle stagioni, e che di conseguenza abbiamo sempre dato per scontato. La pandemia, che ci ha colpiti duramente e che causato una chiusura forzata degli istituti scolastici senza precedenti nella storia, ci ha mostrato che così non è. Ci ha mostrato che il corso degli eventi non è necessariamente lineare, né aritmeticamente calcolabile; che il mondo non è qualcosa di dato, che semplicemente ereditiamo da chi è venuto prima e su cui non abbiamo responsabilità: questo è il nostro mondo, quello che scegliamo di creare.
Chiusi in una stanza, collegati in rete per l’attività didattica, guardavamo dalla finestra il mondo fuori di noi che mutava seguendo il suo naturale ciclo: noi stavamo fermi. Allora abbiamo riscoperto che la scuola non è un edificio. Dietro le sue porte sono rimaste non aule vuote ma i nostri sogni, le nostre relazioni, il vostro avvenire. Il sapere è nullo se non ci trasforma e ci rende migliori, né ha valore se slegato dalla totalità della persona. La scuola è precisamente il luogo in cui scopriamo la nostra vocazione di esseri umani.
Non pensiate che date le circostanze vi aspetti un anno scolastico depotenziato o mutilato. Non vi dirò di non provare timore, perché ci aiuta a rimanere vigili. Vi dirò però di non farvene sovrastare. Tutti i nostri sforzi sono tesi alla tutela del vostro benessere e al proseguimento della nostra azione formativa. Sempre troverete nella vostra scuola, e in me, ausilio e ascolto. Non lasciate, dunque, che le preoccupazioni rovinino la gioia di ritrovarvi dopo tanto tempo, né le aspettative per il vostro futuro.
Da più parti giunge la voce di chi annuncia un anno difficile. Ascoltatela ma non scoraggiatevi, perché ogni tempo è difficile: spetta a noi volgerlo a nostro favore con determinazione e impegno. Un nuovo inizio ci attende. Un inizio di speranza, di prospettive, ma anche di responsabilità e prudenza. Abbiate cura, dunque, di rispettare le norme predisposte, perché questa è la prima lezione che riceverete quest’anno: la responsabilità cui siamo tenuti non solo per noi stessi ma per tutti i membri della comunità di cui facciamo parte e che dobbiamo tutelare anche al di sopra del nostro immediato interesse. È la nostra vocazione di docenti. Il vostro compito di studenti.
I giorni scorsi sono stati funestati dalla notizia dell’omicidio del giovane Willy Monteiro Duarte. Un omicidio che ferisce tutti noi. Definirlo «barbarico» non rende giustizia al crimine perpetrato. Che sia, per ciascuno di voi, motivo e stimolo di riflessione, sia da soli sia con i vostri genitori e docenti. L’uomo è l’unica creatura che richieda educazione in senso proprio. Lo studio, lungi dall’essere un semplice carico di nozioni, impedisce che l’uomo, a causa delle sue inclinazioni, si allontani dal suo fine, che è l’umanità. Non si nasce umani per diritto: lo si dimostra con l’azione e l’uomo è prodotto dell’educazione. Senza disciplina, privo di senso di appartenenza, sordo al richiamo del mutuo dovere, l’uomo è destinato a marciare, solitario, verso un inverno senza fine.
Siamo prossimi all’equinozio di autunno, il tempo in cui finita la pienezza dell’estate si metteva da parte il raccolto per l’inverno. Questa è la scuola: una lunga preparazione all’inverno, perché esso possa non arrivare mai.
Lunedì 14 settembre 2020 Il dirigente scolastico