Liceo Lorenzini, anno 2003. Alessandro è uno studente comune, non spicca per il profitto, non ha idee chiare sul suo futuro. Studia quanto basta per essere promosso. Qualcosa però cambia a dicembre. La sua docente di Scienze, Elsa Nervo, organizza un ciclo di conferenze e Alessandro vi partecipa, forse senza particolare entusiasmo, ma come spesso accade nella vita eventi normali hanno esisti eccezionali: Alessandro incontra la geologia e cambia il suo futuro. Quel ragazzo che fino ad allora aveva visto nel Liceo più un’occasione di svago che di studio inizia una folgorante carriera universitaria. Laurea triennale in Geotecnologie a San Giovanni Valdarno e laurea magistrale in Geologia a Siena, con 110 e lode, Dottorato e successivamente borsa di ricerca sempre a Siena. Lasciata la Toscana per Halifax, in Canada, non è più tornato: dopo aver collaborato con il governo canadese per studi sull’Artico (a Iqaluit, nella Cordigliera Artica), ha ottenuto la cattedra di Sedimentologia presso l’Università Laurenziana di Sudbury, quando non aveva ancora compiuto trent’anni.
Questo dicembre – evidentemente un mese fortunato – Alessandro Ielpi, insieme a Mathieu Lapôtre della Stanford University, ha pubblicato un importante studio sulla rivista Nature Geoscience sul legame tra la vegetazione e il corso dei fiumi meandriformi (in inglese meandering rivers). Idrograficamente, il meandro è la sinuosità caratteristica dei fiumi che scorrono in pianure alluvionali a bassa pendenza. Lo studio, ripreso anche dalla prestigiosa Scientific American, ha dimostrato come la presenza di vegetazione lungo il corso del fiume ne condiziona la forma: se la vegetazione è scarsa è probabile che il fiume muti corso nel tempo, lasciando esposti i sedimenti di carbonio con il conseguente rilascio di CO2 nell’atmosfera. Poiché i fiumi rivestono un ruolo fondamentale nell’immissione negli oceani di composti organici, la loro struttura e portata contribuiscono a regolare il ciclo del carbonio, e di conseguenza l’interazione con i silicati che nel lungo periodo stabilizza il clima terrestre. Le implicazioni del modello elaborato da Ielpi e Lapôtre può avere importanti conseguenze sulla comprensione dell’evoluzione climatica dell’era industriale e sulla storia di pianeti aridi come Marte, o la stessa Terra del Precambriano. Non solo: potrebbe aiutare a individuare le aree più soggette a erosione e a elaborare strategie per la prevenzione del rischio idrogeologico nelle aree urbane.
Dalla Toscana al Canada è stata una lunga strada, quella di Alessandro, e pensare che tutto è cominciato al Lorenzini. Forse, in fin dei conti, la scuola italiana non è poi tanto male se è ancora in grado di ispirare menti brillanti. Forse, ci si consenta un po' di presunzione e di orgoglio, non lo è la nostra. Anzi, non lo è affatto.