Comprendere significa capire il punto di vista dell’artista. Si è detto che l’arte è figlia del suo tempo. Un’arte simile può solo riprodurre ciò che è già nettamente nell’aria. L’arte che non ha avvenire, che è solo figlia del suo tempo ma non diventerà mai madre del futuro, è un’arte sterile. Ha vita breve e muore moralmente nell’attimo in cui cambia l’atmosfera che l’ha prodotta. Anche l’altra arte, suscettibile di nuovi sviluppi, è radicata nella propria epoca, ma non si limita ad esserne un’eco e un riflesso; possiede invece una stimolante forza profetica, capace di esercitare un’influenza ampia e profonda.
Lo spettatore è troppo abituato a cercare un “senso”, cioè un rapporto esteriore fra le parti del quadro. La nostra epoca, materialista nella vita e quindi nell’arte, ha prodotto uno spettatore (e specialmente un “amatore”) che non sa porsi semplicemente di fronte a un quadro, e nel quadro cerca tutto il possibile (l’imitazione della natura, la natura espressa dalla psicologia dell’artista – e dunque la psicologia – l’atmosfera immediata, la “pittura”, l’anatomia, la prospettiva, l’atmosfera interiore), ma non cerca la vita interiore, non lascia che il quadro agisca su di lui. Accecato dai mezzi esteriori, non vede che cosa sanno creare quei mezzi. Se abbiamo una conversazione interessante con una persona, ci sforziamo di capirne la psicologia, la personalità, i pensieri, i sentimenti, e non pensiamo che usa parole composte di lettere, cioè di suoni che hanno bisogno dei polmoni (dato anatomico), che grazie all’espirazione e alla posizione della lingua e delle labbra provocano uno spostamento d’aria (dato fisico), giungendo dal timpano alla coscienza (dato psicologico) e ai nervi (dato fisiologico) … Sappiamo che questi aspetti sono secondari, casuali: necessità esteriori momentanee. L’essenziale nella conversazione è comunicare delle idee e dei sentimenti. Così bisognerebbe porsi di fronte all’opera d’arte e sentirne l’effetto immediato.
L’uomo non ama essere profondo, preferisce arrestarsi alla superficie che è meno faticosa.
Vassilij Kandinskij, da Lo Spirituale nell’arte