L'inalterabile siero di parole

I

perché non semplicemente la deprecata

occasione della

effusione verbale?

non è meglio abortire che essere sterili?

le ore dopo la tua partenza sono così plumbee

cominciano sempre troppo presto a trascinare

i rampini a artigliare ciecamente il letto della mancanza

svellendo le ossa i vecchi amori

orbite già riempite di occhi come i tuoi

tutto sempre è meglio troppo presto che mai

il nero bisogno spruzzato sulle loro facce

di nuovo dicendo nove giorni mai fecero galleggiare l’amato

né nove mesi

né nove vite

II

di nuovo dicendo

se non mi insegni non imparerò

di nuovo dicendo anche per le ultime

volte c’è un’ultima volta

ultime volte di mendicare

ultime volte di amare

di sapere di non sapere di fingere

un’ultima anche per le ultime volte di dire

se non mi ami non sarò amato

se non ti amo non amerò

il battiburro di parole stantie di nuovo nel cuore

amore amore amore tonfo del vecchio pistone

che pesta l’inalterabile

siero di parole

di nuovo atterrito

di non amare

di amare e non te

di essere amato e non da te

di sapere di non sapere di fingere

fingere

io e tutti gli altri che ti ameranno

se ti amano

III

a meno che ti amino

Samuel Beckett, Cascando, 1936.