Le cinque feste
di Gesù Bambino (it)

Prologo

Secondo il giudizio e la dottrina dei maestri venerandi, che nella Chiesa furono maggiormente illuminati dalla luce divina e infiammati dalla pietà celeste, la dolce meditazione di Gesù, pia contemplazione del Verbo incarnato, allieta con più soavità, inebria più graditamente, consola e conforta l’anima devota più perfettamente del miele stesso e del pro­fumo di tutti i migliori fragranti aromi. Perciò, essendomi io sottratto un pò1 al tumulto delle preoccupazioni ordinarie e domandandomi in se­greto che cosa meditare in questo tempo sull’Incarnazione divina, per avere qualche conforto spirituale e fare l’esperienza come attraverso uno specchio, in questa valle di lacrime della dolcezza celeste, e con un poco del suo gusto ripudiare meglio la consolazione temporale e illusoria, mi venne in mente con più recondita ispirazione che l’anima devota a Dio, mediante la grazia dello Spirito Santo e la virtù dell’Altissimo, poteva concepire spiritualmente il Verbo benedetto e Figlio unigenito di Dio Padre, generarlo, nominarlo, cercarlo e adorarlo coi beati Magi, presen­tarlo con gioia nel tempio al divin Padre, secondo la Legge di Mosè. Così l’anima, come vera seguace della religione cristiana, potrebbe cele­brare devotamente e con tutta riverenza le cinque feste che la Chiesa dedica a Gesù Bambino. Ciò che pensai umilmente, lo scrissi anche con umili parole, e per motivo di brevità omisi i testi degli autori. Se qual­cuno, leggendo o meditando questo breve e umile trattato, susciterà in sé un po’ di devozione verso il dolcissimo Gesù, lodi, glorifichi e benedica il Medesimo come autore, fonte e principio di ogni bene; se invece non ne trarrà profitto, attribuisca la causa a me, scrittore non abbastanza abile e degno, o a se stesso, lettore di poca religiosità e umiltà.

Festa I

Come l’anima devota
concepisce spiritualmente il Figlio di Dio, Gesù Cristo

1. In primo luogo, una volta purificato l’intelletto con il lavacro della contrizione e infiammato ed elevato l’affetto con la scintilla del l’amore, occorre esaminare con caste considerazioni e devoti pensieri come questo Figlio di Dio benedetto, Gesù Cristo, possa essere spiritualmente concepito dall’anima fedele.

L’anima pia, sollecitata e spinta dalla speranza del premio celeste, o dal timore del supplizio eterno, o dal disagio di restare a lungo in questa valle di lacrime, si muove a meditazioni divine, finché, respinti e disprezzati gli antichi sentimenti e primitivi desideri, è accesa da santi affetti, col proposito di una vita nuova, e viene fecondata nello spirito mediante la grazia dal Padre dei lumi, dal quale è elargito ogni ottimo dono e ogni bene perfetto. E che significa questo, se non che, sopravvenendo la virtù dell’Altissimo e il refrigerio celeste che mitiga le passioni carnali, corrobora e sorregge lo sguardo degli occhi spirituali, il Padre del ciclo in un ceno modo rende gravida l’anima con il seme divino e la feconda?. – Dopo questa santissima concezione, l’anima impallidisce in volto per vera umiltà di comportamento, sente ripulsa spirituale del cibo e della bevanda, con disprezzo e rifiuto totale delle cose mondane, i desideri variano nel cuore per il proposito e l’intento di beni diversi, talvolta l’anima incomincia anche ad amma­larsi e indebolirsi nel diniego della propria volontà. Ormai infatti pro­cede triste e turbata per i misfatti del passato commessi, per il tempo sciupato, per la sua compagnia e familiarità con persone che vivono ancora sulla terra in maniera mondana. A poco a poco tutto ciò che è e si vede esteriormente le diventa gravoso e tedioso, perché si rende conto che dispiace a Colui che essa percepisce e sente presente nel cuore.

2. O felice concepimento, da cui deriva il disprezzo del mondo e l’anelito delle operazioni celesti e occupazioni divine! – Ormai, benché ancora in piccola misura, «con il sapore dello spirito, la carne si fa insipida» e nasce il lamento. Ormai l’anima incomincia a per­correre la regione montagnosa con Maria, perché dopo quel concepi­mento, ripudia le realtà terrene e desidera quelle celesti ed eterne. Ormai comincia a fuggire la compagnia di quelli che hanno in mente ibeni della terra, e brama la familiarità di coloro che desiderano le cose celesti. Ormai comincia a servire Elisabetta, a servire cioè coloro che la divina sapienza ha illuminato e la grazia divina ha acceso maggior­mente di santo amore. E questo è molto importante, perché è l’esi­genza di molti che, in proporzione del loro allontanarsi dal mondo, diventano amici più intimi e familiari dei buoni. Quanto più infatti per essi perde senso la compagnia dei malvagi, tanto più il loro cuore è attratto soavemente e infiammato dalla conversazione esemplare degli uomini spirituali. San Gregorio cosi afferma: «Chi sta con qualche santo, ottiene dall’assidua sua presenza, dall’ascolto della sua parola e dall’esempio della sua condotta il dono di essere acceso dall’amore alla verità, di mettere in fuga le tenebre dei peccati e di ardere della luce della carità divina». E sant’Isidoro: «Cerca la compagnia dei buoni; se infatti ti farai loro compagno nella conversazione, lo sarai anche nella virtù». – Consideri quindi l’anima fedele quanto casti, quanto santi e quanto devoti furono i loro colloqui, quanto divini e salutari i loro consigli, quanto mirabili le opere della loro reciproca compagnia, mentre gli uni gli altri si spronavano a mète migliori!

3. Lo stesso faresti tu, anima devota, se avvertissi di aver concepito con la grazia dello Spirito Santo nuovi desideri di vita celeste. Fuggì la connivenza degli iniqui, ascendi con Maria, cerca i consigli delle persone spirituali, impegnati a seguire le orme dei perfetti, medita le parole dei buoni, imitane anche gli esempi! – Fuggì i consigli venefici dei perversi che mirano sempre a corrompere, desiderano ostacolare, non cessano di lacerare gli aneliti nuovi dello Spirito Santo, e sovente, sotto l’apparenza della pietà, infondono il veleno dell’empia tiepidezza, dicendo: È troppo grave quello che fai, troppo arduo quello che proponi, intollerabile quello che fai, le forze non ti bastano, le facoltà naturali vengono meno, la testa si confonde, gli occhi deperiscono, i malanni sono in vario modo incrementati; la tisi, la paralisi, l’indebolimento e la vertigine del capo, l’obnubilamento della vista, l’intorpidimento dei sensi, l’offuscamento della ragione e la debilitazione delle energie: a tutti questi guai andrai soggetta, se non desisterai dai tuoi propositi e non avrai maggior riguardo per le istanze del corpo. Tali cose non si addicono al tuo stato: diminuiscono il tuo onore e il rispetto. – Vedi: sì fa maestro di formazione e medico del corpo chi non seppe né regolare la propria condotta, né curare la salute del proprio spirito. Ahimè, quanti e quanti furono ingannati dai pareri perniciosi dei mondani I E così estinsero il Figlio di Dio, concepito in se stessi per opera dello Spirito Santo. È questa la maledetta bevanda e letale persuasione diabolica che impedisce in molti la concezione spirituale, nei più la uccide e annienta, quando già si era formata mediante i propositi e i voti.

4. Ma vi sono altri che sembrano, e forse saranno, buoni religiosi, e tuttavia, con tutto il rispetto, si mostrano troppo diffidenti. Non notano che la mano del Signore non è ancora tanto corta per non poter salvare-, non vedono che la misericordia dell’Altissimo non è cosi diminuita da non volere o poter aiutare; hanno zelo per Dio, ma non secondo una retta conoscenza. Infatti, mentre osservano altri compiere con decisione ciò che essi stessi da tempo giudicavano buono e santo, ma senza osare di intraprenderlo, per compassione di sofferenze corporali, o forse per paura di defezioni, distolgono le anime dalle opere di perfezione. Sconsigliano quelle cose che superano la norma della vita comune, distruggono i santi propositi dell’ispirazione divina; e i loro suggerimenti in ordine alla vita quanto più sono autorevoli, tanto più riescono pericolosi.

5. Essi talvolta, secondo la sofistica dell’antico nemico, obiettano molto astutamente: «Se farai queste o quelle cose, ti reputeranno un religioso buono e pio. Ma non essendo tu ancora il santo che gli altri ti credono, davanti al sommo Giudice che conosce i tuoi molti, gravi e orribili peccati, sarai piuttosto un reo, simulatore o ipocrita, e perderai ogni merito delle tue opere. Certi esercizi ascetici s’addicono a quelli che non fecero nulla di male, vissero santamente con innocenza, abbandonarono tutto per Dio e aderirono a lui in tutta la loro vita».

6. Ebbene, evita anche costoro, anima diletta e devota; ascendi il monte con Maria. L’apostolo Paolo non era vissuto senza peccati, non aveva servito sempre il Signore, quando fu rapito al terzo ciclo e contemplò Dio faccia a faccia. Maria Maddalena, colma di superbia e di ambizione, avida di vanità mondane, dedita alle cupidigie della carne, poco dopo essersi seduta tra i santi apostoli ai piedi di Gesù e di averne ascoltata, con l’intento di osservarla, la santa dottrina di perfezione, meritò di vedere per prima e in breve Iddio, e ne propose con costanza agli altri le parole di verità. Dio non fa differenza di persone, non tiene conto della nobiltà dei natali, della durata del tempo, della quantità delle opere, ma del fervore più grande e della carità più intensa dell’anima devota. Non pensa a quello che un tempo sei stata, ma a come hai incominciato ad essere. Cosi Ì suggerimenti di quei consiglieri sarebbero molto riprovevoli, se non si scusassero con la semplicità, del resto da non approvarsi.

7. Se dunque non ti puoi salvare con l’innocenza, procura di salvarti con la penitenza; se non puoi essere Caterina o Cecilia, non disprezzare di essere Maria Maddalena o Maria Egiziaca. Se credi di aver concepito col proposito della santità il soavissimo Figlio di Dio, fuggi i suddetti mortiferi veleni e affrettati con grande desiderio e aspirazione, a guisa della partoriente, a giungere felicemente al parto spirituale.

Festa II

Come il Figlio di Dio nasce spiritualmente nell’anima devota

1. In secondo luogo, pensa e considera in che modo questo Figlio di Dio benedetto, già spiritualmente concepito, spiritualmente nasce nella mente. Nasce quando, dopo un valido consiglio, una discussione sufficiente sul da farsi e l’invocazione del patrocinio divino, si mette in pratica il santo proposito; quando l’anima comincia a compiere di fatto ciò che ha meditato a lungo, ma ha sempre temuto di intraprendere, credendosene incapace. In questa santissima nascita gli angeli esultano, glorificano Dio e annunciano la pace. Traducendosi in effettiva opera buona ciò che da tempo era concepito nello spirito, si ristabilisce la pace dell’uomo interiore. Certo, nel regno dell’anima non si effettua rettamente la pace divina, quando la carne si oppone allo spirito e lo spirito alla carne, quando lo spirito cerca la solitudine e la carne invece le moltitudini, quando Cristo diletta lo spirito e il mondo la carne, quando lo spirito anela al raccoglimento contemplativo con Dio e la carne brama la gloria del dominio nel mondo; ma, al contrario, la pace e la gioia si ristabiliscono nel cuore, quando la carne si sotto­mette allo spirito e l’opera buona, lungamente impedita dalla carne, viene realizzata. O nascita beata, accompagnata da tanta letizia degli angeli e degli uomini! «Oh quanto soave e dilettevole sarebbe agire secondo natura, se la nostra stoltezza ce lo permettesse! Risanata que­st’ultima, subito la natura arriderebbe alle cose naturali». Si speri­menterebbe quanto sia vero il detto evangelico: Portate su di voi il mio giogo, ecc. Troverete ristoro per le vostre anime, perché il mio giogo è soave e il mio peso è leggero!

2. Ma bisogna notare ora, o anima devota, che, se questa natività gioconda ti diletta davvero, devi essere dapprima Maria. Maria si interpreta mare amaro, illuminatrice e signora. – Sii quindi mare amaro con il pianto di contrizione per i peccati commessi, con intimi gemiti per il bene trascuralo, con incessante afflizione per i giorni neghittosamente sprecati. – Sii poi illuminatrice mediante un atteggiamento retto, un agire virtuoso e un insegnamento diligente nell’informare gli altri al bene. – Sii infine signora sui tuoi sensi, sulla concupiscenza della carne, in tutte le tue opere. Così agirai sempre secondo il giusto dettame della ragione, desidererai e cercherai in ogni cosa la tua salute spirituale, l’edificazione del prossimo, la lode e la gloria di Dio.

3. Questa è quella beata Maria che deplora con grande dolore i peccati compiuti, rifulge di splendore nelle virtù e domina le tendenze dei sensi. Da questa Maria Gesù Cristo non disdegna di nascere spiritualmente con gioia, senza sofferenza e senza affanno. Dopo tale nascita gioiosa, ella comprende e gusta quanto è soave il Signore Gesù. In verità è soave, quando si mitre di sante meditazioni, quando lo si lava con la fonte di devote e calde lacrime, quando lo si avvolge in vesti di casti desideri, io si porta tra le braccia dell’amore santo, lo si bacia con frequenti sentimenti di devozione e lo sì riscalda nel petto mistico della propria mente. Così il Fanciullo celeste nasce nello spirito.

Festa III

Come l’infante Gesù spiritualmente è nominato dall’anima devota

1. In terzo luogo, bisogna meditare in che modo questo Fanciullo benedettissimo ha da essere spiritualmente nominato. Ritengo che non ci sia un nome che gli si addica meglio di Gesù, come sta scritto: Gli fu dato il nome di Gesù. Questo è il nome santissimo, vaticinato dai profeti, annunciato dall’arcangelo, predicato dagli apostoli, desiderato da tutti i santi. O nome virtuoso, grazioso, gaudioso, delizioso, glorioso! – Nome virtuoso, perché sconfigge i nemici, restaura le forze, rinnova i cuori. Nome grazioso, perché in esso troviamo il fondamento della fede, la saldezza della speranza, l’incremento della carità, il compimento della giustizia. Nome gaudioso, perché «è giubilo nel cuore, melodia all’orecchio, miele per la bocca», splendore nell’anima. Nome delizioso, perché «a pensarlo nutre, a pronunciarlo carezza, ad invocarlo olezza», a scriverlo ricrea, a leggerlo istruisce. Nome veramente glorioso, perché diede la vista ai ciechi, il passo agli zoppi, l’udito ai sordi, la parola ai muti, la vita ai morti. O nome dunque benedetto, che manifesti un potere tanto efficace! O anima, sia che tu scriva, sia che legga, sia che insegni, sia che faccia ogni altro lavoro, nulla ti piaccia, nulla ti appaghi se non Gesù!. Chiama pertanto Gesù il Fanciullo spiritualmente nato da te, cioè Salvatore, nel misero soggiorno di questa terra. Egli ti salvi dalla vanità del mondo che ti contrasta; dalla frode del demonio che ti infesta; dalla debolezza della carne che ti affligge.

2. Tra i molti flagelli di questa vita invoca, anima devota: «O Gesù, Salvatore del mondo, che ci hai redenti con il tuo Sangue e la tua Croce, salvaci! Aiutaci, Signore Dio nostro! Salva, o dolcissimo Gesù Salvatore, confortando chi è debole, consolando chi è triste, soccorrendo chi è fragile, rinsaldando chi è incerto!».

3. O quanta dolcezza senti la sua felice, benedetta Madre naturale e vera Madre spirituale, la Vergine Maria, quando seppe che al Figlio era stato imposto quel nome, e quando avverti che in quel nome i demoni erano scacciati, i miracoli si moltiplicavano, i ciechi erano illuminati, gli infermi guariti, i morti risuscitati! Così anche tu, o anima, come madre mistica, devi certo godere ed esultare, quando ti accorgi che in te e negli altri il tuo benedetto «Figlio» Gesù scaccia i demoni nella remissione dei peccati, illumina i ciechi con l’infusione della vera conoscenza, risuscita i morti con il conferimento della grazia, cura gli infermi, risana gli zoppi, guarisce paralitici e rattrappiti con il contorto soprannaturale, perché tutti quelli che erano deboli e ammalati a causa della colpa diventino di nuovo torti e robusti mediante la grazia. Oh, quanto felice e beato è il nome che merita di avere una potenza e un’efficacia cosi grandi!

Festa IV

Come l’anima devota
debba spiritualmente cercare e adorare con i magi il Figlio di Dio

1. Segue la quarta solennità, che consiste nell’adorazione dei Magi. Dopo che l’anima ha concepito, generato e dato il nome spiritualmente mediante la grazia a questo dolcissimo Fanciullo, i tre re, cioè le tre facoltà della stessa anima (che ben si dicono re, perché moderano la carne, governano i sensi, si occupano solo, come conviene, dei problemi divini) ritengono doveroso cercare il Bambino, che già si è loro manifestato per molteplici segni nella città regia, cioè nella struttura dell’universo. Perciò indagano con la meditazione, anelano con i sentimenti, domandano con mente devota: Dov’è il re che è nato? Abbiamo visto la sua stella in Oriente:abbiamo visto la sua luce chiarissima nel nostro spirito attento, abbiamo notato il suo splendore raggiante nell’intimo del cuore, abbiamo udito la sua voce che è dolcissima, gustato la sua dolcezza, che è soavissima, percepito il suo profumo che è gradevolissimo, sperimentato il suo abbraccio mistico che è desiosissimo. Ormai, o Erode, rispondi; presenta e mostraci il nostro Fanciullo amato e desiderato. Lui desideriamo e cerchiamo,

2. «O dolcissimo, o amantissimo Fanciullo, progenie eterna, quando ti vedremo, quando ti ritroveremo, quando appariremo davanti al tuo volto? Gioire senza di te è tedio; mentre giubilare come piangere con te diletta. Tutto ciò che è contrario a te ci è molesto; il tuo beneplacito è il nostro incessante desiderio. Oh, se è così soave piangere con te, quanto lo sarà godere di te!». – Dove sei dunque, tu che cerchiamo? Dove sei tu, che vogliamo e preferiamo a tutti? Dov’è il neonato re dei Giudei, legge dei fedeli, luce dei ciechi, guida dei miseri, vita dei morenti, salute perenne di quanti vivono eternamente?

3. Ecco la giusta risposta: A Betlemme di Giudea. Betlemme significa casa del pane e Giuda si interpreta confidente. Là quindi si trova Cristo, dove, dopo la confessione delle colpe, si apprende, si rumina e si ritiene devotamente il pane della vita celeste, ossia la dottrina del Vangelo, per realizzarla con le opere e proporla agli altri. Là sì trova il Fanciullo con sua Madre Maria, dove dopo il pianto di pentimento e una confessione fruttuosa si gusta la dolcezza divina della contemplazione e della consolazione, a volte tra copiosissime lacrime, perché la preghiera lascia gioioso e persuaso del perdono chi trova quasi disperatoli?. O felice Maria, quella Maria da cui Gesù è cosi concepito e cosi nasce, e presso la quale rimane con tanta dolcezza e gioia!

4. Ma pure voi, o re, ossia facoltà naturali dell’anima devota, cer­cate con i re della terra diadorare il Signore e offrirgli i vostri doni. Adoratelo riverentemente, perché si tratta del Creatore, del Redentore e del Rimuneratore: Creatore che ha formato la vita naturale, Redentore che ha restaurato la vita spirituale, Rimuneratore che dona la vita eterna. O voi re, adoratelo con riverenza, perché è il re potentissimo; adoratelo con decoro, perché è il maestro sapientissimo; adoratelo con letizia, perché il principe liberalissimo. – Ma non limitatevi all’adora­zione: essa sia accompagnata dall’offerta. Offrite l’oro dell’amore ferventissimo, offrite l’incenso della devotissima contemplazione, la mirra dell’amarissima contrizione: l’oro della carità per i beni che Dio vi ha conferito, l’incenso della devozione per il gaudio che vi ha preparato, la mirra del pentimento per i peccati commessi. Offrite l’oro alla Divi­nità eterna, l’incenso alla santità dell’anima di Cristo, la mirra al suo corpo soggetto al dolore. – In questo modo, dunque, o anime, cer­cate, adorate e offrite!

Festa V

Come l’anima devota presenta spiritualmente al tempio il Figlio di Dio

1. In quinto ed ultimo luogo, l’anima devota e fedele consideri come il Fanciullo divino, nato mediante il compimento di opere soprannaturali, chiamato col suo nome nell’esperienza di soavità celesti, cercato, trovato, adorato e onorato, debba ora essere presentato al tempio e offerto con doni spirituali attraverso il debito, pio e umile ringraziamento.

Ebbene dopo che la fortunata Maria, madre spirituale di Gesù, è stata purificata con la penitenza per il concepimento di questo Figlio benedetto, dopo che in un certo modo è stata poi confortata dalla na­scita del medesimo in virtù della grazia, dopo anche che con l’imposi­zione del nome santo è stata consolata intimamente, e infine divina­mente plasmata nell’adorazione con i Magi, che cosa le resta se non di portarsi nella celeste Gerusalemme, nel tempio della Divinità e pre­sentare come Dio il Figlio di Dio e della Vergine?

2. Ascendi quindi, o Maria spirituale, non verso la montagna, ma verso le dimore della Gerusalemme celeste, ai palazzi della città soprannaturale! E là, davanti al trono dell’eterna Trinità e dell’indivisa Unità, piega umilmente i ginocchi dello spirito; là presenta a Dio Padre il tuo Figlio lodando, glorificando e benedicendo il Padre e il Figlio con lo Spirito Santo. Loda con giubilo Dio Padre, per l’ispira­zione del quale hai concepito il tuo buon proposito; glorifica nella lode Dio Figlio, per l’aiuto del quale hai mandato ad effetto il conce­pito disegno; benedici ed esalta Dio Spirito Santo, per conforto del quale hai perseverato finora nei buoni esercizi.

3. O anima, glorifica Dio Padre in tutti i suoi doni e beni, perché è lui che ti ha chiamata dal «mondo» con la sua segreta ispirazione, quando ti diceva: Voltati, voltati. Sulammita!. (Vedi questo testo nell’altro trattato precedente, meditazione prima). – Glorifica Dio Figlio in tutti i suoi santi. È lui che ti ha liberata dalla schiavitù del demonio con istruzioni segrete, quando ti diceva: Prendi il mio giogo su di te, getta via il giogo di satana. Il suo giogo è amarissimo, il mio soavissimo; al suo giogo seguiranno afflizioni e tormenti eterni, al mio frutti graditissimi ericchezza nella pace. Il suo giogo, se esibisce dolcezza, è quella falsa e momentanea; il mio giogo, se reca letizia, è vera e salutare. Quello esalta un po’ i suoi servitori, per abbassarli in eterno. Chi invece rende onore a me, soffre umiliazioni passeggere, per regnare perennemente glorificato. – Questo fu l’insegnamento con cui il Figlio di Dio, talvolta in persona, talvolta tramite i suoi maestri e amici, ti ha educata e liberata dall’errore suadente del demonio e dall’inganno lusinghiero della carne e del mondo. – Benedici e loda sempre, o anima, Dio Spirito Santo, che con il suo dolce monito ti incoraggiò nel bene, quando disse: Venite a me, vai tutti, che siete affaticati e oppressi e io vi darò sollievo. O anima tenera e delicata, fragile e inferma, abituata alle delizie de! mondo, inebriata dai piaceri di questa vita come da feccia di vinaccia alla stregua dei suini, come avresti potuto perseverare nel bene tra tante e così grandi reti dell’antico avversario, tra tanti falsi consigli, tra molti ostacoli frapposti da amici, consanguinei ed altri parenti intenti a distoglierti dalla via dell’Amore? Avresti potuto forse resistere ai dardi dei feritori e progredire nella perfezione, mentre ti circondavano tanti lacci dei peccatori, se la grazia dello Spirito Santo non ti avesse misericordiosamente soccorsa e soavemente e spesso confortata e ristorata? A lui dunque attribuisci tutta la tua opera, nulla ritenendo per te.

4. Di’, o anima, con intenzione pura e devota: Ogni mia opera tu hai compiuto, Signore’ Davanti a te sono nulla e nulla posso. Se sussisto, è per tua virtù e dono; senza di te non posso far niente. A te, clementissimo Padre delle misericordie, offro ciò che è tuo; a te raccomando, a te rimetto me stessa indegna, e mi riconosco umilmente ingrata di tutti i benefici che mi hai elargito. A te la lode, a te la gloria, a te il ringraziamento, o santissimo Padre, Maestà eterna, che mi hai creata dal nulla con la tua infinita potenza! – Ti lodo, ti glorifico, ti ringrazio, o santissimo Figlio, splendore del Padre, che mi hai liberata dalla morte con la tua infinita sapienza! – Ti benedico, ti lodo, di adoro, o santissimo Spirito vivificante, che per la tua pietà benedetta e clemenza mi hai revocata dal peccato alla grazia, dal mondo alla vita religiosa, dall’esilio alla patria, dal travaglio al riposo, dalla tristezza alla giocondità e al possesso della somma beatitudine. Questa ci conceda Gesù Cristo, Figlio di Maria Vergine, che con il Padre e lo Spirito vive e regna nei secoli dei secoli. Amen.