L’invito a completare l’opera venne allora rivolto a Piero della Francesca il quale declinò l’incarico per i numerosi impegni; infine la commissione venne affidata al pittore fiammingo Giusto di Gand.
Al centro del dipinto c’è Cristo in piedi che, a grandi passi, fa il giro degli Apostoli, inginocchiati sul pavimento di una chiesa, per posare sulle labbra di ciascuno l’ostia santa. Alle spalle di Cristo c’è una tavola apparecchiata. Lo sfondo è l’abside di una chiesa decorata con colonnette dai capitelli compositi, in alto due angeli sospesi, con le ali di rondine e il fitto panneggio delle vesti, sembrano planare dall’alto.
Sulla destra del dipinto, di profilo è rappresentato Federico, il committente dell’opera, con berretto e mantello rosso su un abito di broccato, al suo fianco il fido Ottaviano degli Ubaldini.
Il Duca sta conversando affabilmente con un personaggio in abiti orientali nel quale è stato identificato il medico ebreo di nome Isaac, in visita ad Urbino; si trattava dell’ambasciatore dello Scià di Persia che volendo entrare in guerra contro i Turchi, lo aveva inviato in Italia in cerca di alleanze.
La connotazione fortemente antiebraica presente nella predella di Paolo Uccello, viene qui notevolmente smorzata, anzi l’affabilità mostrata dal Duca nei confronti del suo ospite sembra voler auspicare una soluzione alle secolari dispute col mondo orientale. Va inoltre ricordato che nell’epoca di Federico gli ebrei non trovavano nessuna opposizione nel ducato.
Come ultimo particolare va notata, sullo sfondo, la presenza di una donna con il volto triste e un bambino in braccio; si tratta del piccolo Guidobaldo e della sua nutrice in lacrime per la morte della madre del piccolo, Battista Sforza, questo elemento permette di datare l’opera posteriormente all’estate del 1474.