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ZECCA: Il Conte Guidantonio aveva particolarmente a cuore la città di Gubbio e, nonostante Urbino fosse la capitale del Montefeltro cercò in vari modi di ottenere la concessione del diritto di zecca per Gubbio, Dapprima cercò di ottenere la concessione attraverso il re di Napoli, lo prova un documento del 1412 in cui si fa riferimento au un pagamento"pro procurando bullum cudendi monetam in civitate Eugubii". Questo tentativo non andò a buon fine per la morte del re due anni dopo. Nel 1420 Guidantonio sposa in seconde nozze Caterina Colonna, nipote di Papa Martino V che nello stesso anno gli fornisce la concessione di battere moneta, così a Gubbio si apre la zecca principale del Montefeltro.
Il locale dove avveniva la battitura della moneta si trovava lungo la via che porta dalla fonte di San Giuliano al Palazzo dei Consoli. La zecca era data in appalto agli zecchieri appartenenti all'Arte degli orafi, erano artefici dei coni e realizzavano i ferri per realizzarli. Quindi la qualità delle incisioni delle monete dipendeva dalla bravura dello zecchiere.
Non sono pervenuti documenti precedenti al 1442 che attestino richieste di battere moneta a Gubbio, però esistono due emissioni di moneta, un bolognino d'argento e un picciolo opera del medesimo zecchiere, l'altra un picciolo con scritta e iconografia di tipo diverso. Con Guidobaldo dall'emissione del 27 maggio 1442 su uno dei lati del picciolo compare l'immagine di Sant'Ubaldo protettore di Gubbio rappresentato a mezzo busto, con la mitria affiancato dalle lettere S e V (Sanctus Ubaldus) e con il Monte.
Bolognino in argento Dritto: stemma G(uid) A(ntoniu) C(omes) Mo(ntis) Fe
nel campo TRI disposte a croce intorno a un globetto
Rovescio monte di Gubbio DE EU GU BI
Picciolo mistura Dritto G UBALD D URBI, stemma feltresco semiovale con tre globetti sopra a piramide, Rovescio: R/E\U GV BI VM, Sant'Ubaldo, nimbato e mitrato, in piedi e di fronte, benedicente con pastorale
Picciolo Dritto : corona G BALDUS DUX , nel campo stemma feltresco con aquile ad ali spiegate e bande oblique,
Rovescio: EU GU BI UM , nel campo busto di Sant'Ubaldo
Il Ducato di Oddantonio dura soltanto dal gennaio del 1443 al luglio del 1444. Le monete risalenti al governo di Oddantonio sono poche e in stato di conservazione scadente, i motivi sono legati alla brevità del regno , ma soprattutto anche a causa di una sorta di "damnatio memoriae" da parte di Federico.
Picciolo Dritto: aquila ad ali spiegate ODDANTONIUS DUX
nel campo stemma feltresco con balde oblique orientate da ds. verso sn. tra tre punti
Rovescio EU GU BI UM
nel campo busto di Sant'Ubaldo con mitria tra S(anctus) V(baldus), (sotto il monte)
Federico favorì lo sviluppo economico e monetario della sua città natale ordinando che venissero battute monete d’argento che nella forma e nel conio assomigliavano a quelle di Bologna e per questo furono chiamate bolognini. Tali monete avevano il valore di 1 soldo e quindi di 12 denari o piccioli. I contratti di appalto per la coniazione dei bolognini risalgono al 1450 e al 1452, in tali convenzioni si stabiliva inoltre che l’argento necessario per le coniazioni giungesse a Gubbio con facilità e sottoposto a un dazio limitato.
La moneta d’argento serviva per i pagamenti più consistenti e nell’appalto del 1458 si stabiliva anche la coniazione di piccioli per le spese minute. Con Federico di Montefeltro e il figlio Guidobaldo, la moneta eugubina continuò a costituire la principale circolante all’interno dell’intero Ducato, con coniazione di monete d’argento, i bolognini, e di denari piccioli in mistura, la lega di rame e argento.
Dopo il 1474 la Zecca coniò monete in cui, al nome di Federico, venne unito il titolo di Duca. Quindi le monete del ducato di Montefeltro che circolavano in Italia diffondevano il nome della città di Gubbio, il simbolo del monte che ancora oggi da parte dello stemma del Comune e l'immagine del Santo Patrono.
La Zecca di Gubbio continuò a coniare monete anche dopo l’estinzione dei casati dei Montefeltro e dei della Rovere, durante la dominazione pontificia.
Le monete riprodotte sono tratte dal volume di Andrea Cavicchi "Le monete di Gubbio con l'effige di Sant'Ubaldo", Città di Castello 2019
dietro cortese autorizzazione dell'autore
Bolognino in argento Dritto: COMES. FEDER nel campo le lettere ICUS a croce attorno a globetto
Rovescio: cinque monti DE EU GU BI, nel campo A gotica tra quattro globetti
Picciolo Dritto: FEDERICUS CO(mes) , nel campo stemma a targa incavata inquartato con aquile ad ali spiegate e bande feltresche tra due punti
Rovescio EU GU BI UM, nel campo stemma del comune con il monte, quattro pendenti e tre gigli
Picciolo Dritto: FEDERICUS CO8mes), nel campo stemma feltresco con bande oblique da sn. a ds. e tre punti
Rovescio EU GU BI UM, nel campo busto frontale di Sant'Ubaldo mitrato con il Monte nel petto tra lettere S(anctus)V(baldus)
Federico da Montefeltro, Dritto: FEDERICUS. DUX- nel campo scudo feltresco tra globetti, Rovescio EU BU BI UM - sotto cinque monti nel campo busto frontale di sant'Ubaldo mitrato. In basso il Monte , ai lati lettere S(anctus) V(baldus)