Un senso di armonia e di eleganza colpisce l’occhio appena si entra nel cortile, le colonne di pietra serena, slanciate ed eleganti, i capitelli lavorati con la precisione e la finitezza con cui i marmorai di quell’epoca facevano vivere la materia, i fregi delicati della pietra serena docile allo scalpello che circondano le diciannove finestre del cortile, la cornice superiore dell’edificio che lega armoniosamente la parete con il tetto sporgente, tutto è concepito ed eseguito con quella sobrietà e finezza che nessun secolo mai raggiunse.
L’impressione armoniosa del cortile è data anche dalla felice mescolanza dei colori dei materiali costruttivi: la pietra di color grigio chiaro per lo scheletro architettonico e il mattone roseo per le pareti lisce. Questo tipo di pietra che il rinascimento sostituì al calcare con cui erano stati costruiti gli edifici medievali, è l’unico che sia stato adoperato nel palazzo ducale per gli ornamenti architettonici. Molto più morbido del calcare e del marmo è anche così uniforme, che da esso possono trarsi i più delicati ornamenti a foglie e a ghirigori, ed inoltre si può cavare in grossi monoliti come le colonne del cortile di 4 metri d’altezza. Ma di fronte a questi vantaggi sta il grave difetto della sua materia, l’acqua penetra nei suoi pori minutissimi e il gelo lo distrugge in breve tempo.
Il gioco cromatico dell'alternarsi del rosso del laterizio con il grigio della pietra serena
Particolare del capitello corinzio
Il lato opposto al colonnato
Più resistente alle intemperie è apparso invece il mattone arrotato, il quale poi è stato, con gusto e genialità, adoperato largamente per i pavimenti, dove è stato disposto o a lisca di pesce o a formelle quadrate e diagonali, una geniale applicazione della terracotta è stata fatta per coprire nelle sporgenze della tettoia gli spazi tra i travicelli; si sono adoperate per questo scopo delle mattonelle che portano in altorilievo la cifra del Duca e le lingue di fuoco.
Il sottotetto con le formelle con le iniziali FE DUX e le lingue di fuoco
Mattone arrotato pei pavimenti
Il cortile ha anche un’altra particolarità degna di rilievo: la sua forma irregolare trapezoidale ha costretto l’architetto a ricorrere a particolari leggi di correzione prospettica, infatti se si osserva con attenzione si nota che sul lato dell’ingresso principale ci sono 2 colonne mentre sul lato opposto 3. I lati sono di lunghezza diversa, i due ingressi risultano sfalsati tra di loro e ad ognuno di essi corrisponde sul alto opposto il fusto di una colonna; l’irregolarità però non stona, ma dà al cortile un’apparenza più grande della realtà. Molto più visibile è la mancanza del corridoio libero nel fianco sinistro, ma in compenso per dare maggiore ampiezza al cortile l’architetto ha genialmente pensato di far sorreggere il corridoio sovrastante da mensoloni aggettanti con un notevole effetto prospettico. Lungo questo lato era oggettivamente impossibile prolungare il colonnato perché lo spazio della corte sarebbe diventato troppo angusto. L’adozione del motivo a mensole ed archetti offre una originale risposta alla doppia esigenza di dare continuità al loggiato e di interrompere la parete cieca in corrispondenza del primo piano. Le mensole ad archetti del cortile sono riproduzione di beccatelli propri dell’architettura militare di Francesco di Giorgio.
Nel cortile il lato cieco chiude i colonnati con soluzioni angolari diverse dovute alla geometria irregolare della pianta. Le soluzioni angolari in corrispondenza della parete cieca furono risolte in funzione della visuale dell’ingresso principale. L’angolo che si trova di fronte all’ingresso della via di Scheggia è serrato, la semicolonna e il beccatello sono fusi. Dalla parte opposta colonne e beccatello sono distanziati.
Anche le decorazioni araldiche sui fregi delle finestre sono poste in funzione dell’ingresso occidentale. La finestra corrispondente al portone opposto, prospicente l’ingresso principale, esibisce un’aquila ad ali spiegate ed incoronata. Le decorazioni di alcune finestre del cortile presentano cespi di palme e di fiori di loto legati da nastri spiraliformi; queste composizioni sembrano rifarsi a temi antichi.
La correzione prospettica adottata dall'architetto francesco di Giorgio Martini che, per ovviare alla forma trapezioidale del cortile, inserisce tre colonne sul alto del Duomo e due colonne sul lato dell'ingresso principale originario; i due ingressi son sfalsati e sul lato a monte, per mancanza di spazio adotta la soluzione di mensoli aggettanti riproduzione di beccatelli tipici delle fortificazioni militari
I beccatelli sul lato del cortile verso il monte
Colonna e beccatello fusi sul lato dell'ingresso verso Scheggia
Beccatello e colonna distanziati sul lato verso il duomo
Gli eleganti motivi decorativi delle finestre del cortile
Fregio con delfini, tridenti e conchiglie
Particolare del fregio con delfini con code legate. Il tema dei delfini è documentata nei monumenti funebri antichi, fu particolarmente caro a Francesco di Giorgio Martini che o introdusse sia a Urbino che a Gubbio
Portale dello scalone d'onore che si apre sul lato nord del cortile, accanto all'ingresso principale
Particolare dei fregi del portale dello scalone d'onore, appaiono le iniziali di Guidobaldo e del suo titolo nobiliare
Scalone d'onore che conduce al primo piano
Foto del cortile dal basso che evidenzia la forma trapezoidale