Quando Federico nacque a Gubbio, il 7 giugno 1422, la Signoria dei Montefeltro era ben salda e sicura ad Urbino e nei territori che i suoi antenati erano riusciti ad occupare.
Il vicariato che i signori di Urbino avevano già ottenuto dai pontefici romani si stendeva per circa 2700 Kmq e comprendeva circa 200 piccoli villaggi e castelli.
Il piccolo stato dei Montefeltro era situato nella massa rocciosa dell’Appennino, a nord si spingeva fino ai confini della Romagna, a ovest raggiungeva le giogaie della Massa Trabaria, da cui scendono numerosi fiumi come il Metauro e il Tevere, a est comprendeva il corso del fiume Foglia, cioè il Montefeltro propriamente detto con la sua antica capitale San Leo, la città di Urbino, il territorio di Castel Durante oggi Urbania, a nord si spingeva fino a Gubbio e al suo contado.
Si trattava di un complesso di territori in gran parte collinari e montani senza sbocco sul mare, poveri di risorse naturali, con un’agricoltura e una pastorizia poco avanzate.
Questi territori però erano assai importanti per la loro ubicazione che permetteva ai Montefeltro di essere padroni delle linee di comunicazione dal nord al sud e dal mare verso la montagna. Un insieme di fortificazioni, ancora incompleto, ma già efficiente, metteva i Conti di Urbino in grado di regolare a loro piacimento il transito di uomini e merci verso la vicina Toscana e a sud verso Roma. Questo era il punto di forza dei Montefeltro accresciuto da una ormai lunga tradizione militare che li aveva sempre abilitati come capitani di ventura valorosi e quindi richiesti dai comuni e dai Signori italiani del XIV secolo.
Il territorio dei Montefeltro era al riparo dalle incursioni straniere grazie alle difficoltà d’accesso e alla sua modesta importanza, era però un paradiso fiscale, una specie di Svizzera del ‘400 a causa delle consistenti somme che i signori ottenevano dalle commesse militari che permettevano loro di imporre poche tasse ai loro sudditi.
Nell’epoca di Federico, pur rimanendo l’agricoltura e l’allevamento del bestiame la maggiore attività del ducato, sorgono e vengono rinvigorite le attività artigianali: l’arte della lana (Urbino, Cagli, Gubbio, Castel Durante), la cartiera ducale di Fermignano, l’arte della ceramica. Dai documenti inoltre si rileva un attivo commercio del denaro quasi totalmente in mano agli ebrei il che significa ricchezza e vivacità di imprese nell’industria e nel commercio. Certamente il mestiere delle armi era il centro di ogni guadagno, così come la Corte di Urbino, con i suoi cinquecento componenti, era centro propulsivo, non solo per la capitale ma anche per il resto dello Stato.
Vespasiano da Bisticci, biografo di Federico, che risiedette a più riprese nel Ducato, ci ha lasciato una testimonianza preziosa sulla situazione economico-sociale dello Stato del Montefeltro: “Era cosa incredibile a vedere il governo suo, tutti i sudditi sua istanno bene, et hagli fatti ricchi, con dare loro a lavorare a tante fabbriche quale ha fatto. In quella terra di quegli non si vede ignuno che vada mendicando.”
Federico inoltre ingrandì territorialmente il suo Ducato, infatti, al termine della ventennale guerra con Sigismondo Malatesta, il suo territorio si era arricchito di circa 50 villaggi tra i fiumi Foglia e Marecchia.
Nel 1482, alla morte del Duca, lo Stato di Urbino era il triplo di quello che aveva ereditato nel 1444.
Il Ducato sarebbe sopravvissuto al suo artefice per 150 anni e si sarebbe accresciuto con uno sbocco sul mare al tempo di Francesco Maria della Rovere.
Rocca di San Leo
Urbania, Palazzo Ducale
Urbino
Gubbio
L’edificio che a Fermignano oggi si protende sul Metauro (giusto a valle del ponte romano e della torre medievale), sede fino agli anni ‘90 del secolo scorso del Lanificio Carotti, insiste sul luogo nel quale tra il 1408 e il 1870 funzionò una delle cartiere più importanti nel panorama dell’industria cartaria del Paese, che fu della famiglia Montefeltro prima e della Cappella del SS. Sacramento di Urbino poi. Fatta costruire dal conte Guidantonio, entrò in funzione nel 1408. Nel 1507 fu donata dal duca Guidubaldo alla Cappella del SS. Sacramento di Urbino affinché la sua rendita servisse a mantenere la Cappella Musicale del Duomo della città.