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VESPASIANO DA BISTICCI (1421-1498): “cartolaro fiorentino”, oggi potremmo qualificarlo come editore, era infatti un maestro nel trascrivere le opere antiche. Personaggio minore dell’Umanesimo italiano, contribuì, con la sua famosa officina libraria, alla formazione della Biblioteca di Federico di cui il Duca era giustamente orgoglioso e che gli era invidiata da tutti i Signori italiani. La “libraria” di Federico conteneva opere sacre e profane con prevalenza del sacro in latino, greco ed ebraico, scritte a mano e istoriate.
Il pezzo più prezioso della Biblioteca di Federico era una Bibbia in due volumi istoriati, ricoperti di broccato d’oro, (oggi nella Biblioteca Apostolica Vaticana), è senza ombra di dubbio uno dei capolavori della produzione libraria miniata di sempre. Venne commissionata dal signore di Urbino nel 1475 ed è la punta di diamante della sua celebre biblioteca composta da oltre 900 volumi e concepita come una vera e propria opera d’arte. Uno dei due volumi era rimasto a Firenze e Federico scrisse più volte a Vespasiano perché provvedesse a inviargli la preziosa opera. La Bibbia fu realizzata quando la stampa a caratteri mobili era quasi del tutto affermata, ma si distacca dal consueto codice miniato sia per le dimensioni (due maestosi volumi da 47 x 63 cm) che per il numero delle carte (trentacinque, la cui realizzazione richiese un quantitativo di pergamena pari a 500 pecore) che per il costo (più di 30 mila ducati, una cifra con cui si poteva erigere anche una cattedrale).
L’editore fu uno dei più noti librai fiorentini, Vespasiano da Bisticci, mentre tutto il programma iconografico che decora il testo miniato invece è opera di Domenico Ghirlandaio a cui si affiancarono una decina di miniatori accuratamente prescelti: Francesco d’Antonio del Chierico, Attavante degli Attavanti, Francesco Rosselli, Benedetto e Davide Ghirlandaio.
Tutti i volumi della Biblioteca di Federico erano scritti a mano, egli condivideva con Vespasiano l’ostilità nei confronti della stampa ed entrambi ritenevano che l’arte amanuense fosse stata tradita irrimediabilmente dal tedescaccio Gutenberg che, per primo, a Magonza tirò la Bibbia in più copie con un torchio rudimentale.
Vespasiano lavorò per Federico fino al 1482 e, solo la morte del Duca mecenate segnò la fine di quella meravigliosa raccolta della Libraria.
Vespasiano è stato inoltre uno dei biografi di Federico di cui ha esaltato la fama di principe letterato e di patrono di artisti nella sua opera “Vite di uomini illustri del secolo XV”.
Frontespizio della Bibbia di Federico, 1477, Biblioteca Apostolica Vaticana
Atti degli Apostoli, Bibbia di Federico
Alcune delle miniature della Bibbia di Federico
Codice manoscritto e miniato della biblioteca di Federico
Vespasiano da Bisticci, Commnetari de' gesti e fatti dello inviictissimoSignore Federigo Ducad'Urbino, manoscritto membranaceo, miniature di Francesco Antonio Chierico
Codice miniato della biblioteca di Federico
Il tornio di Gutenberg, "il tedescaccio" che inventò i caratteri mobili e la stampa rendendo così i libri un bene non più esclusivo per pochi privilegiati