La storia della “Madonna di Senigallia” è abbastanza complicata. L’opera è stata realizzata da Piero della Francesca probabilmente in occasione del matrimonio tra Giovanna da Montefeltro, figlia di Federico da Montefeltro, con Giovanni della Rovere, il quale era un potente signore di Senigallia.
Anche se il nome dell’opera potrebbe lasciar intendere che l’opera, subito dopo il matrimonio, potesse essere conservata all’interno della Chiesa di San Francesco a Senigallia, la cosa è cronologicamente impossibile, poiché l’opera fu realizzata prima ancora della costruzione della chiesa, la quale venne edificata nel 1491; probabilmente però, dopo la costruzione della stessa chiesa, per un indeterminato periodo, la “Madonna di Senigallia” venne conservata in tale chiesa.
Molti anni dopo, nel 1915, a causa dei bombardamenti che colpirono la città di Senigallia, per garantire l’incolumità dell’opera di Piero della Francesca, quest’ultima venne trasportata nel Palazzo Ducale di Urbino; circa sessanta anni dopo, (1975) questo capolavoro insieme alla “Flagellazione di Cristo” di Piero della Francesca, e alla "Muta" di Raffaello vennero rubati dal Palazzo Ducale, ma fortunatamente, nel giro di qualche mese, tutto il bottino venne ritrovato in Svizzera e riportato in sede, dove si trova tutt’ora.
Al centro del dipinto troviamo la Vergine Maria in piedi con in braccio il bambino, mentre in secondo piano, alle spalle della coppia troviamo due angeli. La Vergine tocca i piedi del Bambino in modo amorevole, mentre il suo sguardo sembra essere pensieroso, quasi come se già sapesse della tragica morte a cui è destinato Gesù.
Il Bambino, viene ritratto da Piero della Francesca con un braccio alzato, ovvero nell’atto di benedire, mentre nell’altra mano trattiene una piccola rosa bianca, un simbolo tipicamente utilizzato per rappresentare la purezza della Vergine. Facendo attenzione alla figura del Bambino, è possibile notare che indossa al collo una collana con un corallo: questo accessorio veniva utilizzato in passato per proteggere simbolicamente i bambini, il colore rosso fa probabilmente riferimento alla Passione di Cristo.
Spostando lo sguardo alle spalle del gruppo di personaggi, sulla destra è possibile notare delle mensole nel muro, circondate da una cornice scolpita e finemente decorata. Dall’altro lato, sulla sinistra, si apre un corridoio con finestra da dove provengono due raggi di sole, illuminando l’ambiente e rendendo visibile il pulviscolo atmosferico lungo la sezione illuminata. La forte luce proveniente dall’esterno, permette di scoprire meglio alcuni dettagli dell’ambiente, come ad esempio il cesto sulla mensola inferiore sulla destra del dipinto, o anche la scatola presente sulla mensola superiore.
La luce ha un ruolo dominante all’interno della “Madonna di Senigallia” di Piero della Francesca, “abbracciando” tutta la scena, e riflettendosi anche sui personaggi ed in particolare sulle vesti ed i gioielli di quest’ultimi. La luce solare, penetrando attraverso la finestra, allude simbolicamente anche al mistero dell’Incarnazione, legato alla gravidanza di Maria, la quale non ha perso la sua purezza né nella concezione, né nel parto.
I colori tenui utilizzati tradiscono un forte influsso della pittura fiamminga in questa composizione, e a rendere ancor più certa questa ipotesi è la rappresentazione delicata del velo della Vergine e dei panneggi delle vesti di tutti i protagonisti.