Questi testi sono acute "riflessioni sul tema del Bene Comune, categoria un tempo al centro del pensiero economico, fino a scomparire del tutto a partire dalla fine del XVIII secolo. [...] L'ambizione di queste pagine è mostrare quanto una scienza economica aperta alla dimensione relazionale avrebbe da guadagnare sia sotto il profilo della sua maggiore capacità di far presa sulla realtà sia della sua migliore accoglienza presso il vasto pubblico, poiché essa non rende un buon servizio né a sé né agli agli altri se continua ad occuparsi di relazioni tra variabili e ignora le relazioni tra individui che vivono in società. L'interesse dell'individuo si realizza infatti assieme a quello degli altri, e non già contro (come accade per il bene privato) né a prescindere da (come accade con il bene pubblico). Comune è infatti il luogo di ciò che non è solamente proprio, e cioè il luogo delle relazioni interpersonali."
Rappresentano infatti un'alternativa all'attuale concezione di Economia, tutta razionalità e consequenzialità. L'economia civile invece riscopre e si basa su tre pilastri: la fiducia, la mutualità o reciprocità, la felicità pubblica, piantati nella tradizione dei classici e nell'insegnamento cristiano delle virtù civili, del bene comune e dell'equilibrio tra sfera individuale e sfera sociale.
Come sostiene Bruni "siamo entrati nell'Era dei Beni Comuni, quella nuova età della Terra, che qualcuno chiama Antropocene, in cui i beni più importanti e cruciali sono i beni comuni."