Come le immagini ed il testo dell'Allegoria, ogni singola parola del Cantico è scelta con cura minuziosa sia per il significato simbolico, il riferimento culturale e al tempo stesso la facile comprensione, sia per il valore sonoro e ritmico;
Francesco miscela insieme le figure del salmo, della lauda e della Canzone di influsso provenzale.
[Riprendo da Wikipedia e da qui] Il testo, noto anche col titolo Cantico di frate sole e Laudes creaturarum, è diviso in dodici "lasse" formate da un numero variabile di versi (da due a cinque) non riconducibili a una precisa forma metrica, per cui si parla di "prosa ritmica". Non c'è un vero e proprio schema della rima e accanto a rime perfette (ad es. vv. 10-11, 12-14, 31-32) vi sono numerose assonanze, come i vv. 1-2 (-ore/-one) e 5-9 (-ure/-ore, -ole/-one). L'andamento ritmico ricorda quello dei cantici biblici e ciò avvalora l'ipotesi che il testo fosse destinato alla lettura come momento liturgico e di preghiera.
La lingua è il volgare umbro parlato da Francesco, di cui sono spie le molte terminazioni in -u (v. 1, altissimu, v. 4, nullu... dignu), benché molte parole abbiano grafia latineggiante, tra cui honore e benedictione (v. 2), tucte e cum (5), et (2, 5, etc.), pretiose (11). È molto discusso il valore della preposizione per ripetuta varie volte nel Cantico, anche se probabilmente il significato è "per mezzo di", "grazie a" (Dio è lodato attraverso tutti gli elementi del creato): alcuni studiosi propongono un valore causale, mentre è poco plausibile il significato "da parte di" derivato dal par francese.
La lauda è perfettamente equilibrata nelle sue varie parti, poiché dopo un primo inno alla potenza del Signore (vv. 1-4) segue l'elenco degli elementi del creato che devono concorrere alla lode di Dio, a cominciare dagli astri (sole, luna e stelle, vv. 5-11), per poi citare i quattro elementi naturali, ovvero l'aria come vento (vv. 12-14) l'acqua (15-16), il fuoco (17-19), la terra (20-22), ciascuno dei quali è visto come qualcosa che fornisce agli uomini ciò di cui hanno bisogno per vivere (l'acqua dà sustentamento alle creature, l'acqua è pretiosa, il fuoco illumina la notte, la terra ci sustenta et governa). L'ultima parte sposta l'attenzione sull'uomo e sulla sua natura mortale, per cui sono benedetti coloro che sopportano con pazienza le infermità fisiche e muoiono in grazia di Dio, poiché la morte secunda (la morte dell'anima, la dannazione) non potrà danneggiarli. I versi finali solo in apparenza sono dissonanti col resto del componimento, poiché la gioiosa contemplazione del creato non può andare disgiunta dal timore del giudizio divino e dal rischio della dannazione eterna, anche se siamo lontani dal misticismo esasperato di Jacopone da Todi.
Il Cantico ha la forma di prosa ritmica assonanzata. Il testo era fornito di accompagnamento musicale, composto dallo stesso Francesco, oggi perduto. La semplicità del sentimento espresso è rispecchiata da una sintassi semplice, nella quale i termini sono spesso coordinati per polisindeto (esempio: "et per aere et nubilo et sereno et onne tempo", verso 13) e gli aggettivi sono numerosi. I versi sono raggruppati in piccoli blocchi facilmente riconoscibili, differenziati dal punto di vista tematico. L'omogeneità di tali blocchi è assicurata da calcolati artifici formali, che la critica moderna ha riabilitato come raffinati e attenti, non ingenui come si pensava in epoca romantica.
Come in molti testi medievali, la numerologia biblica gioca un ruolo strutturale fondamentale:
Ciascuno dei 4 elementi è accompagnato da 4 indicatori:
Aria - Vento: "aere", "nubilo", "sereno", "onne [ciascun] tempo";
Acqua: "utile", "humile", "pretiosa", "casta";
Fuoco: "bello", "iocundo", "robustoso", "forte";
Terra: "diversi fructi", "coloriti flori".
Al firmamento, diviso in 3 parti [luna, sole, stelle], corrisponde una triade qualificativa:
Sole = utile, perché è la luce che "enallumina" il giorno;
Luna e stelle = "clarite, pretiose et belle".
A Dio corrispondono 3 appellativi: "altissimo, onnipotente, bon Signore"; 3 omaggi: "tue so' le laude, la gloria et l'onore" e 3 azioni: "benediciate, rengraziate et serviateli".
Nel settore dell'uomo troviamo: - perdonano, sostengono; - infermità, tribolazioni; - guai, beati; - peccati, sante volontà. Per ciò che riguarda la ripartizione strofica, si consideri che nel manoscritto del codice 338 si hanno 12 lettere maiuscole a delimitare l'inizio di altrettante lasse: tutte quelle del testo riportato sopra, più una per la A del v. 2 (Ad te solo) e per la E del v. 8 (Et ellu è bellu).
L'attenzione alla numerologia, tipica del Medioevo, è confermata dal fatto che i versi totali sono 33, che sono anche i Canti di ognuna delle 3 Cantiche della Commedia Dantesca, numero significativo in quanto multiplo del 3 che simboleggia la Trinità divina e numero cristologico per eccellenza.