Fin dalle prime righe Papa Francesco indica che la crisi ecologica è «una conseguenza drammatica dell'attività incontrollata dell'essere umano» e che «attraverso uno sfruttamento sconsiderato della natura, egli rischia di distruggerla e di essere a sua volta vittima di siffatta degradazione». Indica l'«urgenza e la necessità di un mutamento radicale nella condotta dell'umanità», perché senza un «autentico progresso sociale e morale» la crescita economica e il progresso tecnologico più prodigioso possono ripercuotersi contro l'uomo. Per questi motivi, il papa richiama l'uomo a una "conversione ecologica globale", a "un'autentica ecologia umana" (concetto già espresso da Paolo VI nel 1971), a «un'ecologia integrale, vissuta con gioia e autenticità», a «eliminare le cause strutturali delle disfunzioni dell'economia mondiale e di correggere i modelli di crescita che sembrano incapaci di garantire il rispetto dell'ambiente»

L'enciclica riprende e sintetizza spunti dei pontefici precedenti, a partire da Paolo VI:  non si tratta solo di custodia dell’ambiente, ma di custodia della vita dell’uomo e del creato in un ‘destino diventato comune’: l’uomo, attraverso lo sfruttamento sconsiderato della natura, rischia di distruggerla e di essere a sua volta vittima di siffatta degradazione.


[Riprendo da qui]

Uno dei messaggi più significativi di Paolo VI è senza dubbio quello rivolto ai partecipanti alla Conferenza delle Nazioni Unite sull'ambiente a Stoccolma nel giugno del 1972, in cui il Pontefice utilizza concetti tipicamente ecologici e moderni per l'epoca, quali l'indissolubilità dell'uomo dal suo ambiente: "Oggi, infatti, emerge la consapevolezza che l'uomo e il suo ambiente sono più che mai inseparabili: l'ambiente condiziona essenzialmente la vita e lo sviluppo dell'uomo; quest'ultimo, a sua volta, perfeziona e nobilita il suo ambiente con la sua presenza, il suo lavoro, la sua contemplazione. Ma la capacità creativa umana porterà frutti veri e duraturi solo nella misura in cui l'uomo rispetterà le leggi che regolano lo slancio vitale e la capacità di rigenerazione della natura: entrambi sono quindi solidali e condividono un futuro temporale comune. Pertanto, l'umanità è avvertita di sostituire alla spinta, troppo spesso cieca e brutale, di un progresso materiale lasciato al suo solo dinamismo, il rispetto della biosfera in una visione complessiva del suo dominio, diventato un'unica Terra."

Dopo due decenni, il ritorno dell'ecologia al centro del magistero pontificio è dovuto al messaggio di Giovanni Paolo II per la Giornata mondiale della Pace del 1 gennaio 1990. Un testo oggi considerato il primo documento di un Papa dedicato globalmente all'ecologia. "La società odierna non troverà soluzione al problema ecologico, se non rivedrà seriamente il suo stile di vita. In molte parti del mondo essa è incline all'edonismo e al consumismo e resta indifferente ai danni che ne derivano. Come ho già osservato, la gravità della situazione ecologica rivela quanto sia profonda la crisi morale dell'uomo", scriveva il Papa polacco, facendo appello alla responsabilità di tutti. Non possiamo più continuare con “la corsa sfrenata alla crescita economica” che porta ad abusare impunemente delle risorse naturali come se fossero inesauribili. Questo modello di sviluppo degrada la qualità̀ di vita attuale e futura. Infatti, “l’irragionevole distruzione della natura” è un peccato sociale che grida al cielo. Abbiamo bisogno di “interventi appropriati e sistemi di protezione ideati innanzitutto nell’ottica del bene comune” in modo tale che sia possibile “provvedere ai bisogni fondamentali delle generazioni presenti e future”.

Da parte sua, Benedetto XVI aveva l'obiettivo di fare della Città del Vaticano il primo Stato al mondo con un bilancio del carbonio equilibrato, ovvero compensare le sue emissioni di gas serra. Il Papa tedesco ha incoraggiato la piantumazione di alberi, l'installazione di pannelli fotovoltaici sul tetto dell'Aula Paolo VI, l'abbandono dei pesticidi non biologici a Castel Gandolfo, la residenza estiva dei Pontefici. Oltre a queste azioni simboliche, l'interesse di Benedetto XVI per l'ecologia si riscontra anche nell'enciclica Caritas in veritate, pubblicata nel giugno 2009, in cui si legge: "Le questioni legate alla cura e alla salvaguardia dell'ambiente devono oggi tenere in debita considerazione le problematiche energetiche. L'accaparramento delle risorse energetiche non rinnovabili da parte di alcuni Stati, gruppi di potere e imprese costituisce, infatti, un grave impedimento per lo sviluppo dei Paesi poveri. Questi non hanno i mezzi economici né per accedere alle esistenti fonti energetiche non rinnovabili né per finanziare la ricerca di fonti nuove e alternative".