[Riprendo da Wikipedia e Frugoni] «A sinistra, in posizione elevata, si trova la Sapienza Divina, (il λόγος, lógos) incoronata, alata e con un libro in mano. Con la mano destra tiene una bilancia, sui cui piatti due angeli amministrano i due rami della giustizia secondo la tradizione Aristotelica: a sinistra un angelo decapita un uomo e ne incorona un altro, simbolo della giustizia "distributiva" che si occupa di premiare il merito e punire le colpe, mentre a destra l’angelo si occupa dell'equità, detta giustizia "commutativa", consegna a due mercanti uno ‘staio’ per misurare il grano e la ‘canna’ e il ‘passetto’ per la misura delle lunghezze dei tessuti, regolando così la correttezza degli scambi in modo che le transazioni volontarie (il commercio) avvengano correttamente e le transazioni involontarie (i furti o gli abusi) siano risarcite.

La bilancia è amministrata dalla Giustizia in trono, virtù ed istituzione cittadina che però è solo amministratrice, essendo la Sapienza Divina, l'unica a reggere il peso della bilancia e verso cui la Giustizia stessa volge lo sguardo. La scritta sopra di lei ripropone quanto scritto nella pergamena retta dal bambin Gesù nella maestà affrescata nel 1315 da Simone Martini nella sala adiacente: diligite iustitiam qui iudicatis terram: ‘Amate la giustizia voi che amministrate la terra’ (Sono le parole con cui si apre il biblico Libro della Sapienza, attribuito a Salomome, e che Dante vedrà comporsi nel Paradiso nel cielo di Giove, Paradiso Canto XVIII). Dalle vite dei due angeli partono due corde che si riuniscono per mano della Concordia [Cum cordis?], diretta conseguenza della Giustizia e assisa anch'essa su una sedia e con in grembo una pialla, simbolo di uguaglianza, che le permette di livellare i contrasti e le eccessive differenze e ottenere uguaglianza di diritti e doveri tra i cittadini. La corda è tenuta in pugno da ventiquattro cittadini allineati a fianco della Concordia e simboleggianti la comunità di Siena, vestiti in maniera diversa perché di varia estrazione sociale e professione.

Al termine del corteo di cittadini troviamo il simbolo di Siena, la lupa (capitolina) con i due gemelli Senio e Ascanio, figlio di Remo, fratello di Romolo, sopra il quale emana il Comune di Siena, rappresentato da un magistrato (con berretta e pelliccia di vaio) identificato con la scritta C[omunis] S[senarum] C[ivitas] V[irginis] e vestito con i colori della balzana senese, bianco (o argento) e nero. Al suo polso destro è legata la corda della giustizia consegnatagli dai cittadini stessi. Il Comune è protetto e ispirato dalle tre Virtù Teologali, rappresentate alate in alto, ovvero la Fede, Speranza e Carità. Ai suoi lati siedono invece le quattro Virtù Cardinali, la Giustizia, Temperanza, Prudenza e Fortezza, con alcuni degli accessori tipici dell'iconografia medievale, che sono la spada a doppio taglio (il diritto ed il dovere), la corona e il capo mozzo per la Giustizia, la clessidra segno di saggio impiego del tempo per la Temperanza, una lampada ad olio con tre fiammelle per illuminare il passato, leggere bene il presente e prevedere le conseguenze delle proprie azione nel futuro per la Prudenza [che nell'ammonimento a non fare il passo più lungo della gamba è davvero l'allegoria dell'equilibrio], la mazza e lo scudo per la Fortezza. A loro si uniscono altre due Virtù non convenzionali, ovvero la Pace, serenamente adagiata in una posa sinuosa su un cumulo di armi e con il ramo di ulivo in mano, segno della quiete in cui vive un popolo non afflitto da guerre e distruzioni,  e la Magnanimità, dispensatrice di corone (onorificenze) e pietre preziose (ricchezze) a quanti ne sono meritevoli per collaborare al bene comune  e prodigarsi per il ‘buongoverno’ del popolo. Alla sua destra sono le virtù del potere civile, alla sinistra quele del potere militare. Più in basso troviamo l'Esercito della città che sottomette un gruppo di uomini di cui riconosciamo una serie di prigionieri legati da una corda, due uomini armati che consegnano il loro castello e un altro uomo che consegna le chiavi della sua città. 

La Pace, vestita di bianco  (bilanciata dalla Forza in nero come i colori di Siena] è esattamente al centro della scena affrescata e delle due polarità della Giustizia e del Bene Comune, di cui è figlia.

Nella visione d'insieme, l'affresco si articola su tre registri: quello superiore con le componenti divine (Sapienza Divina e Virtù Teologali), quello intermedio con le Istituzioni cittadine (la Giustizia, il Comune, le Virtù Cardinali), quello più basso con i costruttori, nonché fruitori, di queste istituzioni (esercito e cittadini). La corda simboleggia l'unione tra la Giustizia e il Comune, inscindibili e inutili senza l'altro e tenuti insieme dai cittadini in stato di armonia. L'affresco esprime anche la percezione della giustizia nella Siena del tempo, una giustizia che non è solo giudizio di giusti e colpevoli, ma anche regolatrice di rapporti commerciali.