[Riprendo un articolo di Federico Mascolo]: Il termine Antropocene fu utilizzato per la prima volta negli anni Ottanta dal biologo Eugene Stroemer. Ha cominciato però a farsi strada nel dibattito scientifico ed intellettuale soprattutto dall’inizio del nuovo millennio. L’iniziatore fu il Nobel per la chimica Paul Crutzen: durante un convegno sulla biosfera, annunciò che per quanto lo riguardava l’Olocene era da considerarsi concluso. Si era entrati in una nuova epoca geologica della Terra: l’Antropocene. Come scritto nel nome, in questa nuova epoca è l’uomo a rimodellare la Terra, modificandone i sistemi fondamentali e di conseguenza ottenendo un’influenza decisiva sull’ecologia globale.

L’Unione Internazionale delle Scienze Geologiche e la Commissione Internazionale di Stratigrafia hanno istituito nel 2009 l’Anthropocene Working Group (AWG) proprio per decidere se istituire una nuova epoca geologica che potrebbe partire dalla metà del ‘900, quando è possibile individuare nelle rocce sedimentarie la presenza di radionuclidi provenienti dalla detonazione della prima bomba atomica della storia. Determinare l’esistenza dell’Antropocene e stabilirne l’inizio è importante perché, in un certo senso, crea una narrativa su chi siamo, cosa stiamo facendo e cosa stiamo sbagliando, e su che tipo di azioni devono essere portate avanti per modificare eventualmente i nostri comportamenti. Su questa controversia – sulle cause originarie dell’Antropocene – si impernia uno dei più complessi dibattiti culturali del nostro tempo. 

Il 5 marzo 2024 l’AWG ha votato contro l’introduzione dell’Antropocene nella scala temporale della Terra (leggi qui e qui).

Da un altro punto di vista, già nel 2016 vari geologi ammettevano che il voto formale sarebbe stato irrilevante per l’Antropocene come concetto scientifico e culturale ad ampio raggio. Antropocene è la crisi climatica e ambientale che viviamo tutti i giorni. È trovarsi imbottigliati nel traffico in un febbraio troppo caldo e capire che non è una coincidenza; è ammettere, come fa Amitav Ghosh, che le nostre letterature non bastano per raccontare il mondo che ci cambia tra le mani; è vedere sempre meno falene nelle notti d’estate – la biodiversità in declino; è scoprirsi non abitanti, ma miopi artefici di questo pianeta. 

La data non è un marcatore perfetto, ma è una opportunità per evidenziare dove sia partito il cambiamento a livello planetario a opera dell’uomo. Alternativi al cambiamento geologico dovuto alle esplosioni atomiche sono altri inequivocabili interventi umani: per esempio la diffusione della plastica ha modificato a partire dagli anni Cinquanta il tipo di sedimenti depositato sui fondi marini, e ha cambiato la struttura dei ghiacci, tracciando così un confine e una differenza marcata rispetto al passato, data dall’intervento e dalla responsabilità umana.

C’è chi individua l’inizio dell’Antropocene già nella rivoluzione agricola, che cambiò per sempre la superficie delle terre emerse. C’è chi parla della rivoluzione scientifica o della rivoluzione industriale del ‘700, che strappò i primi blocchi di carbone dalle viscere della Terra. Altri concordano  nel localizzare la data d’inizio della nuova epoca attorno alla metà del XX secolo, non tanto per la fissione dell’atomo quanto per l’inizio della “grande accelerazione”, fase storica caratterizzata da un’esponenziale crescita demografica e dell’abnorme aumento nell’utilizzo di combustibili fossili. Tuttavia, esiste un punto su cui tutti gli studiosi e i teorici dell’Antropocene concordano: l’uomo è diventato una forza geologica in grado di modificare i sistemi del pianeta.

I dati che dimostrano inequivocabilmente l’impatto dell’uomo sulla Terra sono tanti che forse non basterebbe un libro intero per parlarne in maniera esaustiva. Come una forza ecologica o geologica, come e più di un fiume o di un mare o di un terremoto, abbiamo modificato tra il 50% e il 75% della superficie terrestre nel tentativo di far spazio ai campi e costruire città, ed abbiamo estratto metalli preziosi e combustibili fossili dal suolo – solo con l’attività mineraria, muoviamo più sedimenti di tutti i fiumi del mondo messi assieme.

Abbiamo trasformato la composizione chimica dell’acqua e il corso dei fiumi, poi li abbiamo cementificati allo stesso modo in cui abbiamo cementificato le coste, facilitando l’erosione del suolo. Rappresentiamo il 90% degli animali di grossa taglia (più grandi di un pollo) mentre delle altre specie animali abbiamo condotto all’estinzione l’80%. Dominiamo il 90% degli ecosistemi della Terra. In molti casi, abbiamo oltrepassato i limiti ecologici del pianeta, e siamo innanzi a una crisi sistemica.

Eppure, non c’è esempio più evidente dell’impatto dell’uomo sulla Terra delle alterazioni biogeochimiche, come il ciclo del carbonio. Secondo Creutzen, che è in origine un chimico dell’atmosfera, negli ultimi cento anni abbiamo raddoppiato il livello di metano nell’atmosfera e aumentato del 30% il livello di concentrazione di anidride carbonica, che ha ormai stabilmente superato le 420 ppm, un livello mai raggiunto in oltre 400mila anni. 

 

Ciò che ha sconquassato il ciclo del carbonio, inevitabilmente, è l’aumento di emissioni di gas serra da noi generato. Anche se la plastica e il cemento stanno asfissiando il pianeta, se oggi smettessimo di produrne, verrebbero smaltiti nel giro di qualche migliaio di anni. Non è lo stesso col ciclo del carbonio: le alterazioni che abbiamo generato saranno rintracciabili nella roccia per milioni di anni. Le conseguenze sono quelle che conosciamo col nome di cambiamenti climatici. Il clima è sempre cambiato nel corso della lunga storia della Terra. Tuttavia, nell’Antropocene per la prima volta è l’uomo a cambiare il clima, e questo fa tutta la differenza del mondo. Non solo perché la velocità alla quale lo stiamo modificando è di gran lunga maggiore dei cambiamenti climatici legati ad eventi geologici o astronomici, che avvengono nel corso di centinaia di migliaia di anni. 

Il punto è che, se gli esseri umani non sono solo soggetti alle leggi naturali, ma possono modificarle, allora ci troviamo davvero di fronte ad una nuova epoca, quantomeno della storia della civiltà dei Sapiens. In questa nuova epoca dominata dall’uomo, di cui abbiamo già intravisto l’alba, l’uomo ha delle nuove responsabilità etiche, politiche e sociali. Ma ha anche la straordinaria opportunità di poterla esplorare, capire, e plasmare.

Una diversa e più tarda data di inizio per l'Antropocene potrebbe essere il 2020, quando secondo l’Istituto Weizmann la massa antropogenica (la totalità degli oggetti creati dall’uomo) ha superato in peso la biomassa vivente (l’insieme degli organismi animali e vegetali). Anche in questo caso l'accelerazione si è impennata nel secondo dopoguerra.