[Riprendo da Roberto Barsanti] Al centro dell'intero ciclo è la Pace, ritratta in contemplante quiete: condizione da conquistare e da assumere per verificare il rispetto del fine supremo della città da abitare: Pax autem causatur ex iustitia, quae est circa operationes, secundum illud Isaiae XXXII, opus iustitiae pax, in quantum scilicet ille qui ab iniuriis aliorum abstinet, subtrahit litigiorum et tumultuum occasiones. Et sic virtutes morales disponunt ad vitam contemplativam, inquantum causant pacem et munditiam. (Summa di Tommaso d’Aquino, II, quaestio 180, art. 2).

Se dovessi riassumere, attingendo, appunto, alla Summa di Tommaso D’Aquino, il senso dell’affresco del Lorenzetti richiamerei a finale ammonimento poche parole, stringate in un motto: Pax autem causatur ex iustitia: la Pace è generata dalla Giustizia, nasce dal suo indirizzo generale ed è rinvigoriata dal suo esercizio concreto. Nessun artista ha espresso nella maniera più bella, più fantasiosa e ricca di significati, la base del vivere civile fondato su un’amministrazione corretta del bene pubblico, del Bene Comune,  tesa a impedire le ruberie, le trasgressioni, le violenze, le faziosità, le guerre e gli inganni, le offese, le truffe. La pace si può raggiungere attraverso la giustizia, priorità indiscutibile per un’autentica convivenza. Questa la sintesi di questo straordinario capolavoro, che infonde la speranza di un’utopia elevata: pensare l’impossibile è indispensabile per conquistare il possibile.