Sostenibilità e diritti umani nel contesto del bene comune


I diritti ambientali formano parte della terza generazione dei diritti umani (la suddivisione dei diritti umani in tre generazioni fu proposta nel 1979 dal giurista ceco Karel Vašák, primo segretario dell'Istituto internazionale dei diritti umani,  seguendo le parole d'ordine della Rivoluzione Francese: Liberté, Egalité, Fraternité) e si basano su una solidarietà che va oltre il concetto chiuso di sovranità nazionale. Mentre quelli delle due prime generazioni erano diritti del singolo, i diritti della terza generazione tendono a comprendere tutti gli uomini, considerati non solo come singoli, ma anche come membri della famiglia umana o di un determinato gruppo. Il presupposto è che tutti gli Stati della terra sono partecipi di un unico patto sociale, in pari dignità

● Nel caso concreto dei diritti ambientali, tutti gli Stati devono impegnarsi nel mantenimento delle risorse e dell’equilibrio ambientale in modo tale da soddisfare le esigenze presenti senza compromettere quelle delle generazioni future. 

● La dignità della persona fonda i diritti umani. Essi, oltre ad essere categorie del diritto positivo, sono anche categorie etiche, in quanto esprimono valori basilari della persona e della convivenza. Purtroppo, il modo di presentare il diritto ambientale riflette ancora una prevalente impostazione individualista, sganciata dal bene comune. Sembrerebbe che il problema ecologico sia soltanto una questione di tecnica gestionale, dimenticando che bisogna superare la mentalità utilitarista che lo ha provocato. Di fatto, la crisi ambientale mette in dubbio tutto il sistema economico e i fondamenti antropologici sui quali era stato costruito. 

● Si parla di diritto all’ambiente, ma si parla meno dei doveri che esso comporta per lo Stato, le amministrazioni e per ogni singolo cittadino. 



“Tutti i diritti sono universali, indivisibili, interdipendenti e correlati.” (Dichiarazione di Vienna, Giugno 1993). Un approfondimento interessante è qui.



[Riprendo da qui] Nel 1972, Stoccolma ha ospitato la United Nations Conference on the Human Environment, la prima conferenza internazionale sul ruolo cruciale dell’ambiente nella salvaguardia del genere umano.

Per ‘ambiente umano’, secondo quanto riportato dalla Cornell University, si intende ‘l’insieme delle componenti che determinano lo stato, la condizione e la qualità delle condizioni di vita, di occupazione e di salute delle persone’.

I principali risultati di questa conferenza furono la Dichiarazione di Stoccolma, il Piano d’Azione per l’Ambiente Umano e la creazione del Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente (UNEP).


Esattamente 50 anni dopo e nella stessa città, le Nazioni Unite hanno tenuto una conferenza basata sugli stessi principi del 1972, ma con un obiettivo diverso: l’evento, noto come ‘Stockholm+50: un pianeta sano per la prosperità di tutti – la nostra responsabilità, la nostra opportunità’, è stato organizzato non solo per commemorare la conferenza del 1972, ma anche per valutare tutti gli sforzi compiuti nel campo dell’ambiente umano, della sostenibilità e del cambiamento climatico. La partecipazione dei giovani è stata una delle forze trainanti di questo evento. Secondo il sito ufficiale di Stockholm+50, “circa 300 giovani hanno partecipato all’incontro nella capitale svedese, e diverse migliaia di persone che hanno aderito online”. È importante menzionare che, inoltre, “più di 700 si sono uniti alla Stockholm+50 Youth Task Force”, un gruppo di lavoro, completamente in remoto, ha scritto un documento intitolato “Global Youth Policy Paper”, in cui gli stessi giovani hanno esortato i loro governi nazionali ad impegnarsi a mantenere le promesse fatte alle scorse COP.

Questa la dichiarazione finale:


Stockholm declaration +50 "L'UMANITÀ A UN BIVIO – PUNTO DI ROTTURA O DI SVOLTA» (2-3 Giugno 2022) 


La terribile situazione ecologica e le sfide affrontate dalle generazioni presenti e future sono sempre più chiare. I giovani protestano nelle strade e nei tribunali, mentre tutti i segmenti della società incitano alla trasformazione e al rinnovamento strategico. L'8 ottobre 2021, il Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite (UNHRC) ha riconosciuto il "diritto a un ambiente pulito, sano e sostenibile". Affinché questo diritto sia garantito, saranno necessari cambiamenti strutturali nelle sfere legali, economiche, sociali, politiche e tecnologiche per ripristinare un Sistema Terra1 stabile e ben funzionante. Una coscienza condivisa della nostra interdipendenza globale deve dare origine a una nuova logica comune, per definire e riconoscere i beni comuni globali che sostengono la vita sulla Terra – il sistema planetario che ci collega tutti e da cui tutti dipendiamo. Questo è un passo fondamentale verso la creazione di un sistema di amministrazione per gestire efficacemente le interazioni umane con il Sistema Terra. Cinquant'anni dopo la Conferenza di Stoccolma sull'Ambiente del 1972 i firmatari di questa Dichiarazione della società civile invitano le Nazioni Unite, le sue agenzie e tutti gli Stati membri, ad agire su un percorso in quattro fasi verso il critico cambiamento paradigmatico di cui tutti abbiamo bisogno.


1 - Garantire il diritto ad un ambiente sano

Gli Stati membri dovrebbero attuare la delibera 48/13 del CDU che assicura tale diritto. Ciò richiede la validazione e l'azione in base all'equità intra e intergenerazionale che, a sua volta, necessita di principi progressivi che includano obblighi di non-regressione – ad esempio, sancendo un'agenda di "rigenerazione" – in tutte le sfere del diritto ambientale. La non-regressione garantisce una longeva protezione, mentre i principi di rigenerazione e progressione garantiranno che le leggi e i regolamenti ambientali progrediscano costantemente, sia in termini di ambizione che di efficacia. Si tratta di garantire i diritti ambientali procedurali, compreso l'accesso alle informazioni, la partecipazione del pubblico e l'accesso alla giustizia. Il diritto a un ambiente pulito, sano e sostenibile, che di per sé è un bene pubblico globale fondamentale, può essere ottenuto solo se il nostro sistema di supporto vitale condiviso , ovvero il Sistema Terra, è protetto come un unico insieme indivisibile.


2 – Riconoscere, ripristinare e salvaguardare i Beni Comuni globali

Il passo fondamentale per gestire con successo un bene comune è riconoscerlo e definirlo. Ciò faciliterà la creazione di un quadro amministrativo ambientale globale realmente efficace, coerente con l'indivisibilità del sistema naturale che supporta la vita su questo pianeta. Un Sistema Terra ben funzionante, che mantenga l'umanità in uno "spazio operativo sicuro" all'interno di tutti i Confini Planetari vitali e interdipendenti, deve essere riconosciuto come un comune globale fondamentale che ha bisogno di una gestione urgente. Dovrebbe quindi essere legalmente riconosciuto come il "Patrimonio Comune" dell'umanità. Un clima stabile è una manifestazione del funzionamento del Sistema Terra e rappresenta più di una questione di "preoccupazione comune", termine utilizzato nell'accordo di Parigi. A causa dell'urgenza della crisi climatica, il riconoscimento di un clima stabile come Patrimonio Comune deve diventare un tema di punta immediato e una priorità centrale nel processo "La nostra agenda comune", per consentirne il ripristino e la salvaguardia.


3 – Stabilire un'economia rigenerativa

Il nostro attuale sistema economico traduce il consumo di risorse naturali fisiche in "creazione di ricchezza", nonostante ciò comporti la distruzione delle infrastrutture naturali. Un futuro prospero dipende da un'economia in cui i processi naturali che supportano la vita sulla Terra e mantengono un clima stabile diventino economicamente visibili. Riconoscere il Sistema Terra e un clima stabile come "Patrimonio Comune" consentirà la corretta valutazione di questi benefici per le società umane, che oggi sono considerate mere "esternalità". Ciò fornirà la base legale per la costruzione di un'economia rigenerativa e un sistema amministrativo che ripristini e mantenga un clima stabile e altri confini planetari vitali.


4 - Dare priorità all’amministrazione legale e alle soluzioni istituzionali

La gestione a lungo termine dei beni comuni globali, la fornitura di beni pubblici globali e la gestione dei rischi pubblici globali richiedono tutti un sistema permanente di amministrazione efficace per gestire le nostre interazioni con il Sistema Terra nel suo complesso. Poiché il Consiglio di amministrazione fiduciaria delle Nazioni Unite è attualmente inattivo, è stata avanzata una proposta finalizzata alla sua riattivazione. Questa proposta è stata ampiamente discussa di recente nel rapporto Our Common Agenda (OCA) del Segretario generale delle Nazioni Unite. Il rapporto dell'OCA chiede una dichiarazione per le generazioni future e sottolinea l'opportunità di trasformare il Consiglio in uno spazio multilaterale per la gestione ed amministrazione dei beni comuni, affinché sia data una voce agli interessi delle generazioni successive. Le priorità centrali della comunità internazionale devono mirare alla garanzia di un'adeguata gestione ecologica globale e al rafforzamento dei quadri istituzionali frammentati, i quali figurano attualmente come frammentati. Bisogna renderli inclusivi, rappresentativi e responsabili nei confronti della globalità del cittadini.