Una crisi climatica lieve è un alterazione improvvisa: una siccità, l’eruzione di un vulcano, una variazione del Niño, etc. Ha immediate conseguenze sulla società (vittime, povertà, etc) e sul mondo produttivo (scarsità di risorse). Col tempo si raggiunge un nuovo equilibrio a prezzo di un lieve decremento demografico e con una riorganizzazione del settore produttivo, comunque con un ulteriore consumo di risorse naturali, avvicinando quindi il collasso finale.

Una crisi climatica importante è il collasso di un equilibrio, magari improvviso nella sua fase acuta, ma con una evoluzione precedente e successiva più o meno lunga. In passato la risposta si risolveva con l’emigrazione/aggressione dei territori circostanti e delle relative ricchezze da parte delle popolazioni in crisi, generando ulteriori squilibri. In un mondo ormai globalizzato, con 8 miliardi di abitanti e risorse sempre più scarse, questo è purtroppo ancora possibile ma a prezzo di sacrifici ormai eticamente non più accettabili e comunque inefficaci: accaparrarsi le risorse di un territorio altrui genera ulteriori squilibri politici e demografici. Impossibile ritrovare un equilibrio, se non nella logica "mors tua vita mea".

[riprendo e riassumo da Wikipedia] L'uragano Katrina, abbattutosi sugli Stati Uniti nell'agosto del 2005, è stato uno degli uragani più gravi della storia statunitense sia in termini di danni economici (circa 150 miliardi di dollari) che per numero di vittime: 1836 morti, 705 dispersi, la ridistribuizione di più di un milione di persone dalla Costa del Golfo centrale ad altre parti degli Stati Uniti, ovvero la più grande diaspora nella storia del Paese. Nel gennaio 2006 viveva a New Orleans meno della metà della popolazione esistente prima della tempesta. Al 1º luglio 2006, secondo le nuove stime della popolazione calcolate dal United States Census Bureau, lo Stato della Louisiana ha mostrato una riduzione della popolazione di 219 563, il 4,87% del totale. 

Effetti sull'economia: oltre all'enorme costo per la ricostruzione delle infrastrutture (tra cui le difese costiere e le autostrade) della regione coinvolta (dall'intera costa del Mississipi fino all'Alabama), bisogna considerare la riduzione delle esportazioni di prodotti come il grano, il petrolio (-24%), il gas (-18%), il legname (5300 km² di terreni boschivi distrutti, perdite per 5 miliardi di dollari).  Inoltre, centinaia di migliaia di residenti locali sono rimasti senza lavoro, cosa che ha avuto un effetto negativo sul pagamento delle tasse ai governi locali. Inoltre, alcune compagnie di assicurazione hanno smesso di assicurare i proprietari delle case nell'area colpita a causa dell'alto rischio di perdite dovute all'uragano Katrina e all'uragano Rita, o hanno alzato i premi assicurativi per coprire i propri rischi. Katrina ha avuto anche un profondo impatto sull'ambiente, causando l'erosione delle  spiagge e la scomparsa delle Chandeleur Islands. Le terre che sono state distrutte erano anche zone di sosta e riproduzione per mammiferi marini, uccelli, tartarughe e pesci. In tutto, circa il 20% delle paludi locali sono state permanentemente sommerse dall'acqua come risultato della tempesta.. Infine, come parte delle operazioni di pulizia, le acque dell'inondazione che ricoprivano New Orleans sono state pompate nel lago Pontchartrain, un processo che ha richiesto 43 giorni per essere completato. Queste acque residue contenevano un mix di acque di scarico, batteri, fitofarmaci, composti chimici tossici e circa 24,6 milioni di litri di petrolio, che ha causato preoccupazioni nella comunità scientifica in seguito all'elevato numero di pesci morti.


L'uragano Katrina è stato un singolo evento critico. Dobbiamo però considerare che il cambiamento climatico da una parte aumenta la frequenza ed estremizza  la potenza distruttiva di questi fenomeni meteorologici dall'altra sta modificando in maniera permanente e con grande velocità non solo gli ecosistemi, ma soprattutto le nostre società ed i nostri sistemi economici.

"Gli impatti sulla salute, il benessere, l’occupazione, gli insediamenti urbani, le infrastrutture di trasporto e di telecomunicazione, sia fisiche che digitali. sono già enormi, almeno in alcune regioni del mondo, e aumenteranno progressivamente nel tempo, ben più a lungo di una pandemia. In analogia con quest’ultima, la loro dinamica esponenziale deve essere controllata e frenata per evitare esiti catastrofici. Si stima infatti che il cambiamento climatico antropogenico abbia già ridotto di un quarto di punto la crescita del PIL negli ultimi 10 anni (circa 200 miliardi di dollari all’anno), con effetti negativi sostanzialmente maggiori sui paesi a basso reddito rispetto a quelli a medio-alto. L’innalzamento delle temperature, la scarsità d’acqua, la siccità e gli eventi estremi hanno avuto un impatto su quasi tutti i settori economici in tutte le regioni, con rilievo particolare in settori quali l’agricoltura, la produzione di energia, l’estrazione di risorse naturali, il turismo, il commercio e la finanza. E tutto questo anche in Europa.

Ne consegue l’importanza strategica ed economica dell’adozione di misure per ridurre le emissioni di gas serra e per aumentare la resilienza delle attività economiche al cambiamento climatico. E’ necessario agire con urgenza. I ritardi aumenterebbero il costo della riduzione delle emissioni di gas serra e i costi indotti dagli impatti del cambiamento climatico. Ci vorrà tempo per frenare la curva di aumento della temperatura. L’attuale velocità di riduzione delle emissioni, sebbene accelerata dalle recenti innovazioni tecnologiche e dal calo dei costi delle soluzioni a basso contenuto di carbonio, è ancora insufficiente per raggiungere l’obiettivo di stabilizzazione della temperatura di 1,5°C – 2°C." [Da una prefazione di Carlo Carraro]