Uomo & Città Ideale
L'Umanesimo, movimento culturale nato in Italia sul finire del XIV secolo grazie alla riscoperta delle opere classiche (tra cui Platone, Vitruvio e Cicerone), attribuisce all’uomo fiducia e dignità in quanto centro dell'universo e artefice del proprio ‘agire storico’ in contrapposizione alla Natura. Le opere teoriche e grafiche di questo periodo si basano su caratteristiche ricorrenti: la comunanza dei beni, la giustizia, l’uguaglianza, la capacità della classe dirigente di perseguire il bene comune della società tramite la ragione scientifica o filosofica elette a ideali leggi superiori (la cui rigidità e innaturalità però spesso collide proprio con le libertà individuali che si volevano emancipare), il difficile connubio tra la geometria e le proporzioni del corpo umano elevato a principio filosofico per regolare il costruito (le poche realizzazioni concrete di spazio urbano) e l’astratto.
Un elenco sintetico:
1452 –De Re Aedificatoria di L.B. Alberti, che sostituisce la triade formulata da Vitruvio con numerus–numero, come radice geometrica, finitio–definizione, come certezza della forma, e la collocatio – collocazione, come convenienza o concordanza tra le diverse parti «che, alla fine, rendono l'unità complessiva dell'organismo architettonico identica a quella di un organismo vivente; cioè un'espressione dell'unità razionale del cosmo governata dalle leggi universali dell'armonia» [Borsi, F., Borsi, S., (1994), Leon Battista Alberti, Giunti]. La bellezza è accordo e armonia tra le parti in modo tale che non è possibile aggiungere, rimuovere e modificare nulla senza compromettere il tutto: «come nell'essere animato ogni membro è in accordo con gli altri, così nell'edificio ogni parte deve essere in accordo con le altre [...]. E nel conformare le parti, la semplicità della natura è l'esempio da seguire».
1461-64 – Sforzinda, città ideale del Trattato di Architettura di Filarete in cui tutte le misure e le figure geometriche derivano dall'uomo.
1478-90 –Il Trattato di architettura civile e militare di Francesco di Giorgio Martini, che concepisce l'ambiente costruito come un organismo biologico: l'evocativo progetto di una città fortificata antropomorfa nel Codice Saluzziano colloca la rocca signorile al posto della testa, la chiesa nel petto e la piazza principale intorno all'ombelico.
1480-90 – I tre pannelli dipinti de La Città Ideale, vedute architettoniche a mò di fondali da teatro governati da proporzioni perfette che mettono in scena una città in cui gli edifici sono collocati a intervalli regolari e predeterminati su un pavimento geometrico a scacchiera con rigida e assoluta precisione. Al centro spicca l'edificio piantato centralmente che, chiudendosi su se stesso e lasciando fuori un vuoto ideale e universale, si presta bene a rappresentare il concetto filosofico di utopia. Con un formalismo ovviamente prepotente, nel voler essere a misura d'uomo, l'uomo stesso viene fatto scomparire dalla rappresentazione.
1490 – L'Uomo Vitruviano di Leonardo da Vinci. Rivisitando l'opera di Vitruvio, egli disegna una nuova triade: l'uomo (misura di tutte le cose e specchio dell'universo), il cerchio (Eden, la perfezione del Cielo, il macrocosmo) e il quadrato (il mondo terreno, il microcosmo). La proporzione non è altro che la capacità di misurare, secondo un modulo fisso, le singole parti di un'opera e l'insieme nel suo complesso; proprio come un corpo umano ben formato, il bell'edificio deve essere proporzionato nelle dimensioni e nel decoro per dialogare con la città e il territorio.
1516 – Utopia di Thomas More. Riprendendo la Repubblica di Platone, essa esprime l'ideale di una società perfetta basata sulla giustizia e l'uguaglianza, dove la cultura domina e regola la vita degli uomini: i contrasti sociali vengono risolti fin dall'inizio, grazie a un innovativo sistema di organizzazione politica: la proprietà privata è abolita, tutti pensano al bene comune e tutti i beni sono comuni. Vige il principio (rivoluzionario per l'epoca) della libertà di parola e di pensiero e, soprattutto, della tolleranza religiosa. Le persone producono solo per il consumo e non per il mercato. Gli abitanti trascorrono il tempo libero leggendo i classici e dedicandosi alla musica, all'astronomia e alla geometria. La città è progettata in modo tale che tutti gli edifici siano costruiti allo stesso modo.
1567-1593 – Nicosia (Cipro) e Palmanova (Italia), vere e proprie città a pianta stellare progettate da Giulio Savorgnan.
1602 – La Città del Sole di Tommaso Campanella. Un'altra opera che riprende dalla Repubblica di Platone il rifiuto della proprietà privata e la comunanza dei beni: i cittadini, separati dalle loro famiglie fin dalla tenera età, vengono cresciuti insieme, eliminando il legame di discendenza con i propri genitori. Hanno una mensa comune, indossano gli stessi abiti, ricevono la stessa istruzione e hanno pari opportunità; «Tuttavia, la comunità li rende tutti ricchi e poveri: ricchi, perché hanno e possiedono tutto; poveri, perché non si attaccano al servizio delle cose, ma tutto è loro utile».
1624 – La Nuova Atlantide di Francis Bacon. Scritto utopico che descrive una società ideale e felice che attraverso la ragione domina la natura; a differenza della mitica Atlantide narrata da Platone nel Crizia, Bacon pone al comando non l'inutile conoscenza dei filosofi, ma la conoscenza pratica degli scienziati, capaci di trasformare la realtà e garantire una vita migliore all'umanità.