1948-55 – Le Modulor di Le Corbusier. Alla ricerca nel passato di regole estetiche e matematiche universali ed eterne, il Modernismo persegue una nuova interpretazione dello stile classico in grado di conferire ordine e armonia assoluti: il rifiuto dell'ornamento (visto come un lusso accessibile alle sole classi ricche), l'esaltazione della semplicità, l'allineamento della forma con la struttura e la standardizzazione industriale rispondono all'impegno sociale di consentire a tutti di godere dei benefici della nuova e 'intramontabile' architettura dello Stile Internazionale. Per superare le atrocità della Seconda Guerra Mondiale, Le Corbusier recupera la dimensione umana nell'architettura per elevarla alla dignità di una regola unificante e risolutiva: “Per formulare risposte ai formidabili problemi sollevati dal nostro tempo e riguardanti l'equipaggiamento della nostra società, esiste un solo criterio accettabile, che ricondurrà ogni problema alle sue vere fondamenta: questo criterio è l'uomo”.  LC combina il mito dell'uomo vitruviano con il rapporto aureo di Fibonacci, ma scivola ingenuamente in un eccesso di idealismo e astrazione, rendendo il modello inadatto alla varietà delle stature umane e delle abitudini di vita. A quanto pare, egli stesso, rendendosi conto che il successo di uno dei suoi progetti era compromesso dall'applicazione dogmatica del Modulor, gridò: «Non me ne frega niente! Quando non funziona, non bisogna applicarlo»!


L'immagine dell'uomo vitruviano di Leonardo è la sintesi grafica della triade rinascimentale uomo ideale - universo ideale - città/società ideale. La quadratura del cerchio è il desiderio mai placato e tuttora attuale di definire un perimetro armonico a misura umana che unisca il passato aulico e il radioso futuro, la permanenza e l'innovazione, lo spigoloso e irrequieto agire storico dell'Uomo inscritto e vincolato al circolare mite fluire del mondo Naturale. Attenzione però a contrabbandare per universalità dell'essere umano un'unica figura tipo ideologizzata, preconcetta e predefinita.

Edgar Morin, sostenendo la necessità di un nuovo Umanesimo, ci ricorda che non dobbiamo mai smettere di considerare l'essere umano come individuo, come membro di una comunità e come specie animale che abita una biosfera, e che dimenticare anche solo una di queste affiliazioni può solo generare mostri [Morin, E., (2011), La Voie: pour l'avenir de l'humanité, Fayard]: un'interpretazione più che mai attuale della triade vitruviana, che vede la città come un esempio di corpo organico, insieme di relazioni profonde e dinamiche tra se stessa (ambiente costruito),  il territorio (ambiente naturale) e i suoi abitanti (ambiente antropico), e non solo un insieme di spazi pieni e vuoti all'interno dei quali l'agire storico si è oggi ridotto a un confuso agitarsi.