Agenda, Emergenda, o meglio Urgenda 2030
Il 25 settembre 2015 193 paesi membri delle Nazioni Unite hanno firmato un piano d'azione che li impegna a garantire un presente e un futuro migliori per il nostro pianeta e per le persone che lo abitano. Si tratta dell'Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, che definisce 17 SDG (Obiettivi di Sviluppo Sostenibile) da raggiungere entro il 2030, suddivisi in 169 Target, che rappresentano una bussola per indirizzare il mondo verso un percorso sostenibile. Il processo di cambiamento del modello di sviluppo è monitorato attraverso gli Obiettivi, i Target e oltre 240 indicatori: rispetto a questi parametri, ogni paese viene periodicamente valutato dall'ONU e dall'opinione pubblica nazionale e internazionale. L'Agenda introduce una grande innovazione: per la prima volta viene espresso un giudizio chiaro sull'insostenibilità dell'attuale modello di sviluppo, non solo a livello ambientale, ma anche a livello economico e sociale, superando definitivamente l'idea che la sostenibilità sia solo una questione ambientale e affermando una visione integrata delle diverse dimensioni dello sviluppo. È un'utopia irraggiungibile? Sembra proprio di sì: siamo oltre la metà del percorso dell'Agenda 2030, ma meno del 17% dei suoi obiettivi è stato raggiunto. Eppure è l'unico modo realmente possibile per plasmare il nostro futuro. E questa è l'abilità, il ruolo e la passione di noi architetti, questo è ciò che facciamo: immaginare, progettare e plasmare i modi futuri di vivere insieme. L'UIA (Union Internationale des Architectes) si è sempre impegnata a promuovere l'Agenda 2030: nel 2024 è stata pubblicata la terza edizione della Guida all'Agenda 2030, ricca di esempi concreti di architettura e urbanistica che perseguono e mettono in pratica i 17 SDG e dimostrano che soluzioni sostenibili sono possibili. La prefazione scritta dal presidente dell'UIA Gonthier afferma: "L'architetto ha il compito di comprendere le esigenze sia degli utenti che degli investitori e di interpretarle nell'interesse della società. La professione non ha solo una responsabilità estetica, ma anche sociale, etica e politica. Un buon progetto non è stravagante, ma responsabile. La qualità non implica costi elevati, ma attenzione alle persone e agli interessi pubblici".
In altre parole, l'Agenda 2030 rappresenta un nuovo riferimento per la triade vitruviana: firmitas e utilitas combinate nella sostenibilità, che deve produrre zero waste e inquinamento e no significant harm alla Terra e ai suoi abitanti (anche e soprattutto quelli futuri), la venustas che deve aderire ai principi di etica, equità e distribuzione sociale democratica dei benefici e degli oneri, alla ricerca di un nuovo equilibrio basato sul bene comune e sulla responsabilità verso l'intera umanità, leaving no one behind.
E' questione URGENTISSIMA, poiché siamo in piena emergenza: mantenere lo status quo non è un'opzione. Se il motto dei sindacati alla COP21 (Parigi 2015) fu No Jobs on a Dead Planet, anche noi architetti dobbiamo ragionare in questo senso. E osservare meglio l’allegoria del Malgoverno: in una città/civiltà in declino non c’è posto per gli architetti, ci sono solo guerrieri e vittime.