[Riprendo da Wikipedia e Frugoni]
Una composizione simmetrica alla precedente torna nell’Ingiustizia di Giotto, dove un uomo dalla barba appuntita è seduto entro un castello in rovina, con una natura incolta e inselvatichita a cingerne le gambe. Egli guarda orgogliosamente verso l'esterno con mento alto e bocca serrata da cui fuoriescono due zanne diaboliche (stesso connotato del Tiranno del Mal Governo), non comunica con lo spettatore ed è indifferente alle scene di violenza procurate dal suo dominio. Nelle mani (le cui unghie lunghe ricordano gli artigli degli animali e dei demoni) tiene una spada e un arpione, mentre ai suoi piedi avvengono spoliazioni, stupri ed omicidi: un mercante è stato sbalzato da cavallo, una donna incinta (la moglie?) viene denudata a forza sotto lo sguardo di due guerrieri armati di lance. La scritta sottostante riporta: Che fiducia l’Ingiustizia dà ai malvagi! Crescono i boschi, la pace, àncora del diritto, è messa in fuga. Appendono le spoglie gli omicidi, la frode e il dolo; per le strade scorazza liberamente il predone in solitudine. Vattene, Giustizia! Godono i Vizi, si erge il tiranno: arraffa con le mani, rode con i denti: è come il rovo.
la foto dell'Ingiustizia è ripresa da qui