L’obiettivo didattico e celebrativo del ciclo di affreschi era rivolto non solo ai governanti ma a tutti i cittadini amministrati, anche i meno istruiti. A tal scopo Lorenzetti fece ampio uso di figure simboliche, dettagli quotidiani, simboli, nomi latini, didascalie in volgare, stemmi, gerarchie e colori evocativi, scorci urbani e vedute di campagna. Oggi forse userebbe un diagramma come questo, in cui inserisco le icone dell'Agenda 2030 a renderne evidente il parallelo con l'Allegoria.
Ne risulta lo schema basilare di funzionamento di una Democrazia: Il Governo (il potere esecutivo), ispirato dai più alti principi 1) dosa la propria forza con prudenza (il saper interpretare il passato, il presente ed il futuro) nell'ottica della pace, 2) dosa il proprio potere con generosità, imparzialità e corretto uso delle risorse, 3) si oppone a chi lo minaccia, 4) rappresenta ed è delegato dalla Nazione a livellare le disuguaglianze ed appianare i contrasti operando con equità ed armonia per amministrare i poteri legislativo e giudiziario usando la Ragione (Logos).
Hans Jonas nel 1972 pensava che l'indispensabile svolta etica sarebbe stata condotta in porto dalla saggezza delle classi dirigenti politiche illuminata dal faro della scienza; purtroppo è ormai evidente che su quel fronte manca il necessario e lungimirante coraggio di compiere scelte d’interesse generale, soprattutto se nonostante gli effetti sempre più evidenti della crisi climatica, la dote dell’ascolto resta rivolta solo agli influenti o rumorosi portatori di interessi individuali e immediati.
Da ciò derivano due interrogativi disincantati: 1) realizzare nella sua interezza l’Agenda 2030 è una velleità utopica che mette a repentaglio la Democrazia, o possiamo rimandarla ad un lontano futuro e magari limitarci a perseguire un parziale e generico conseguimento di due o tre soli dei suoi obiettivi, giusto per darci un contegno? 2) rovesciando la prima domanda: sopravviverà la Democrazia senza porre in atto tutti i cambiamenti indicati dall’Agenda 2030?