Angela

Si svegliò all'improvviso, aveva sognato sua sorella, Giulia, che le era andata incontro sino all'autobus per la Madonna del Rosario. Vedendola la invitò a salire e quella rispose: - No, sono solo venuta a prendere Luca.

Ormai sveglia decise di preparasi un caffè e mentre lo sorseggiava ripensava al sogno, lieta di aver rivisto quella sorella così amata e così rimpianta.

Erano state molto unite e non passava giorno che non si vedessero, erano l'una l'ombra dell'altra, tanto che i figli le prendevano in giro, le chiamavano le germane, alludendo non tanto all'essere sorelle, quando alle anatre che assumono le medesime posture.

Scacciò la tristezza e iniziò le solite faccende di casa, la domenica aveva d'avvero il viaggio a Pompei con la parrocchia e doveva preparare il pranzo per chi sarebbe rimasto a casa.

La domenica mattina presto, con le sue amiche, si mosse verso il santuario. Non era la prima volta che intraprendeva quel viaggio, aveva da tempo coltivato quella tradizione che era diventata una forma di rituale. Un modo per esorcizzare il dolore da quanto sia Giulia e sia suo marito erano morti, lasciandola così sola.

A sera, stavano ritornando, quando ebbe la percezione d'essere osservata con una certa attenzione. La cosa la infastidì, ma non volle chiedere cosa avessero da guardare. Solo quando la porta si aprì e vide suo figlio che la stava aspettando, comprese che qualcosa di grave era successo.

Seppe così che Luca era morto e ritornò al sogno.

Strano come nella vita di tutti ci sia un sogno, lì pronto ad aprire una forma di comunicazione con gli estinti, come quella celeste comunione di vivi e di morti di cui parla Isaia.

Angela era credente, ma tra le letture e la realtà percepiva una certa distanza, come se il biblista avesse intrecciato una fiaba che simulasse un incontro tra il terreno e il celestiale.

Ora però quel sogno la segnava, come fa la matita con il foglio, e si sentiva come scritta da una realtà invisibile che aveva voluto darle una forma di saluto.

Ne parlò con sua nipote Eleonora che, lì dinanzi alla bara, le fece notare il sorriso di Luca e le chiese: - Zia credi che quel sorriso era rivolto a mamma? Credi che l'abbia vista, nell'ultimo respiro?

Si, credo proprio di si, - la rincuorò sua zia – non è un caso che l'altra notte l'abbia sognata e il suo messaggio era chiaro: sono venuta a prendere Luca!

Si abbracciarono e, come per incanto, percepirono un lieve vento, una forma di respiro, lì, proprio intorno, alle loro teste.

Quanta ignoranza c'è in tanta sapienza umana, difficilmente uno scienziato potrebbe accettare legami invisibili tra piani differenti di realtà, ma spesso la vita si diverte ad arruffare e a rendere confuse le coscienze, anche quelle più limpide. Mentre tutto sarebbe più semplice se si ammettesse la grande ignoranza che circonda ogni trama e ogni nodo di conoscenza, come quel vuoto di forme da cui emergono, a bolle, equilibri precari di coerenze storiche a cui si dà nome di realtà.



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