Didattica laboratoriale & scienze della Terra
Premessa: molti dei contenuti della lezione qui riportati sono citazioni tratte da
Corsi di formazione tenuti da C. Fiorentini (CIDI) (v. Articoli)
Portale delle scuole trentine (v. sito web vivoscuola.it)
Altri testi (v. Bibliografia)
I contenuti delle slides sono stati riportati interamente in questa pagina web, cercando di fornire i passaggi logici da una slide alla successiva (forse).
La situazione attuale
"Una riflessione sul curricolo di scienze non può prescindere da un dato ampiamente condiviso dalla comunità scientifica nazionale e internazionale:
i risultati conseguiti nell’insegnamento in tale area sono molto deludenti e sprecano, nella maggior parte dei casi, il patrimonio di intelligenza dei giovani.
Molte ricerche convergono nell’individuare la principale criticità nel modo in cui le scienze vengono proposte in ambito scolastico.Tra gli aspetti di maggiore criticità vengono indicati i seguenti:
prevale un insegnamento nozionistico, manualistico anziché per problemi;
la priorità è assegnata alla trasmissione di contenuti anziché ad un processo di costruzione della conoscenza;
nel passaggio da un livello scolastico all’altro si riparte sempre da zero in quanto manca qualsiasi idea di curricolo verticale;
le attività di laboratorio (quando ci sono) servono a confermare conoscenze già possedute;
lo studente apprende in modo passivo”. [2]
Alcune analisi della situazione
Rapporto Rocard, L’educazione scientifica oggi: un’istruzione rinnovata per il futuro dell’Europa, pubblicato il 17 giugno 2007 a cura della Commissione Europea.
Commissione De Mauro: “si constata sia nella popolazione adulta che tra i giovani, un sempre più diffuso analfabetismo scientifico, rinforzato da una profonda demotivazione all’apprendimento e alla partecipazione”.
Gruppo di lavoro per lo sviluppo della cultura scientifica e tecnologica, che è stato costituito nell’agosto del 2006, per iniziativa di quattro ministri e presieduto da Luigi Berlinguer, ha individuato come una delle cause principali il fatto che “in Italia la scienza è oggetto di apprendimento scolastico prevalentemente cartaceo, normativo, deduttivistico. Non è adeguatamente applicato il metodo scientifico sperimentale…”(Gruppo di lavoro, 2007).
Da "Per non giocare a far finta" di Paolo Guidoni (1998):
"(...) Il motivo principale per cui i ragazzi/e non capiscono la matematica (o la fisica, o la chimica, se è per questo), e in gran parte escono dalla scuola di base con l’impegno di rifiutarla, temerla, odiarla per il resto della loro vita, sta nel modo in cui di solito si pretende di impostare l’insegnamento della matematica (o della fisica, o della chimica)".
"(...) Ma, forse, dopotutto far finta di spiegare e far finta di capire, far finta di insegnare e far finta di imparare, far finta di insegnare a insegnare finta cultura, far finta di valutare e controllare... far finta, in definitiva, è così più comodo – per tutti e per ciascuno.”
Progettare il curricolo
Per progettare il curricolo (possibilmente in verticale, per tutta la scuola di base) sono necessario molteplici competenze: disciplinari, epistemologiche, psicopedagogiche, didattiche.
Occorre un lavoro di analisi della disciplina e delle sue implicazioni epistemologiche.
(Per una riflessione sull'importanza che l'epistemologia ha per un docente, dal punto di vista della professione, si legga l'articolo citato a lato. Si riferisce alla Matematica, ma è possibile ampliare la riflessione a tutte le scienze).
Se non c'è una lunga esperienza alle spalle, è consigliabile lavorare in classe in modo innovativo a partire da percorsi significativi già sperimentati presenti in letteratura.
I contenuti
“Un primo criterio da osservare è quello di rinunciare all’enciclopedia delle scienze perché uccide, in un sol colpo, la cultura scientifica e il metodo. Ogni problematica scientifica importante ha bisogno di tempi e metodi adeguati per poter essere acquisita in modo significativo, per diventare competenza, e quindi la quantità dei contenuti va strettamente raccordata al tempo disponibile.
In sostanza, l’obiettivo da perseguire deve essere la profondità e la significatività delle conoscenze: un buon curricolo scolastico in ambito scientifico è dunque quello che, effettuando scelte precise, seleziona e propone alcuni temi da esplorare e approfondire nel corso di tutto il primo ciclo in una logica di curricolo verticale, una quantità di contenuti e di esperienze effettivamente compatibili con un apprendimento significativo”.[2]
In questa scelta che i docenti sono chiamati a fare, i libri di testo in circolazione non aiutano. Sono spesso "manuali universitari bignaminizzati", in cui c'è tutto lo scibile umano...
Qualche esempio per le scienze della Terra (ma sono abbastanza sicura che i libri adottati nelle vostre scuole sono analoghi):
F. Tibone, Facciamo scienze - La Terra, Zanichelli
L’aria e l’atmosfera
L’acqua, l'idrosfera
Il suolo, la base per la vita
La Terra e la sua evoluzione
I vulcani e i terremoti
I minerali e le rocce
La Terra vista dallo spazio
L’atmosfera terrestre, il tempo e il clima
Il Sistema solare
Le stelle, le galassie, l’universo
Zanoli, Pini, Veronesi, Scopriamo la natura - cofanetto, D - La Terra
Un mondo di acqua
Un mondo di terra
Un mondo di aria
Meteo e clima
Rocce, vulcani e terremoti
La biografia della Terra
Il sistema Terra-Luna
La Terra nello spazio
Un viaggio nel Sistema solare
Energia, risorse, ambiente: una sfida per il futuro
Se assumiamo che 10 di tali "moduli" siano presenti anche per gli aspetti chimico-fisici e biologici (ma probabilmente sono di più), seguire il libro di testo vorrebbe dire affrontare più o meno una dozzina di grossi argomenti per ciascun anno scolastico, in 66 ore, 2 ore a settimana... Fate i conti, vuol dire liquidare evoluzione o teoria della tettonica a placche in 6-7 ore (tipicamente 2 ore di spiegazione , 2 di laboratorio, 2 di verifica formativa e/o sommativa). E poi, via di corsa: si passa all'argomento successivo.
Questo metodo "inch deep, mile wide" (per noi sarebbe qualcosa tipo: "un centimetro in profondità, un chilometro in larghezza"), in realtà, non produce una conoscenza superficiale ma una conoscenza NULLA in tutti gli argomenti affrontati. Riporto lo scambio di mail su un forum di insegnanti:
Ho appena corretto i questionari sull'atmosfera che ho dato in prima media. Insufficienze su tutta la linea! Nessuno di loro ha capito granché dei movimenti dell'aria, dei venti alla scala globale ecc. Qualcuno di voi ha idea di come trattare questi argomenti in prima media? Sono concetti troppo astratti per quella fascia di età? Quest'anno ho affrontato insieme atmosfera ed astronomia, ed i ragazzi non mi stanno seguendo. Ho anche una terza, alla quale ho fatto scienze anche in prima. Non si ricordano nulla! Credo di essere migliorata come insegnante, ma onestamente mi sto chiedendo che cosa sono riuscita ad insegnargli. Dichiarano di non avere idea di cosa io stia parlando, fino a che faccio loro aprire i quaderni di prima e controllare che tutte le informazioni sono presenti. Sul quaderno, non nelle loro teste, purtroppo.
(vari interventi.....)
Concordo con quello che hanno detto gli altri. Seguiamo tutti l'idea che se noi diciamo qualcosa e gli studenti la ascoltano, la capiscono esattamente come la capiamo noi. Ci sembra così ovvio (avendolo sperimentato ed insegnato più volte) che deve essere ovvio anche per loro (che di solito non hanno nessuna delle conoscenze precedenti che abbiamo noi). Presentiamo i concetti fuori dal loro contesto, perché diamo per assodato che - è talmente ovvio! - il contesto non sia necessario. Fino a quando ci fermiamo e facciamo il punto su dove si trovano i nostri studenti. Se non diamo loro significative e CONCRETE esperienze sulle quali LORO possano costruire la loro conoscenza, continueremo a frustrare noi stessi ed i nostri studenti, che si chiedono perché non riescono ad afferrare quello che per l'insegnante è così banale.
(seguono altri interventi)
"Il peggior nemico della comprensione è la compulsione a toccare superficialmente tutti gli argomenti compresi nel libro di testo (programma)… Si deve adottare un approccio al curricolo meno frenetico e più ponderato… Occorre scegliere gli argomenti da trattare a fondo seguendo l’aforisma che il meno è di più… Si deve usare tutto il tempo necessario per permettere agli allievi di avvicinarsi alle conoscenze in modi che li impegnano in ragionamenti formali ad alto contenuto intellettuale". (Gardner)
Le Indicazioni per il curricolo (anche nella nuova versione, che trovate qui) hanno il difetto di proporre troppi "traguardi per lo sviluppo di competenze", senza tener conto del numero di ore dedicato alle varie discipline. Però fortunatamente sono espliciti nel dire che: "È importante disporre di tempi e modalità di lavoro che consentano, in modo non superficiale o affrettato, la produzione di idee originali da parte dei ragazzi, anche a costo di fare delle scelte sui livelli di approfondimento e limitarsi alla trattazione di temi rilevanti."
Quindi, il primo problema è quello di selezionare gli argomenti. E' una scelta che altrove, per esempio negli Stati Uniti, i docenti non fanno. Nel caso degli USA, infatti, la scelta di Standard Nazionali è molto vincolante, e strutturata su percorsi verticali piuttosto rigidi, dal livello PK (la nostra scuola dell'infanzia) al K12. Ogni stato stabilisce i suoi standard didattici. Per avere un'idea del dettaglio in cui tali standards sono indicati alle scuole, si può scaricare un foglio elettronico relativo alle scienze della Terra per lo stato del Maryland (l'originale è qui).
Ridurre il numero di argomenti - comunque - non basta.
Perché l'apprendimento sia significativo, i contenuti devono essere adeguati alle strutture cognitive (e motivazionali) dei ragazzi.
Compito in classe
di Jacques Prévert
Due e due quattro
quattro e quattro otto
otto e otto fanno sedici…
Ripetete! dice il maestro
Due e due quattro
quattro e quattro otto
otto e otto fanno sedici.
Ma ecco l’uccello-lira
che passa nel cielo
il bambino lo vede
il bambino l’ascolta
il bambino lo chiama:
Salvami
gioca con me
uccello!
Allora l’uccello discende
e gioca con il bambino
Due e due quattro
Ripetete! dice il maestro
e gioca il bambino
e l’uccello gioca con lui…
Quattro e quattro otto
otto e otto fan sedici
e sedici e sedici che fanno?
Niente fanno sedici e sedici
e soprattutto non fanno trentadue
in ogni modo
se ne vanno.
E il bambino ha nascosto l’uccello
nel suo banco
e tutti i bambini
ascoltano la sua canzone
e tutti i bambini
ascoltano la musica
e otto e otto a loro volta se ne vanno
e quattro e quattro e due e due
a loro volta abbandonano il campo
e uno e uno non fanno nè uno nè due
uno a uno egualmente se ne vanno.
E gioca l’uccello-lira
e il bambino canta
e il professore grida:
Quando finirete di fare i pagliacci!
Ma tutti gli altri bambini
ascoltano la musica
e i muri della classe
tranquillamente crollano.
E i vetri diventano sabbia
l’inchiostro ritorna acqua
i banchi ritornano alberi
il gesso ridiventa scoglio
la penna ridiventa uccello.
La questione metodologica
“Un secondo focus di attenzione del curricolo deve essere dedicato al mantenimento della motivazione all’apprendimento che va gradualmente affievolendosi con il crescere dell’età. Genitori e insegnanti sanno molto bene che i bambini sono curiosi e amano le scienze. Un curricolo innovativo deve dare più spazio all’educazione a farsi domande e a formularle piuttosto che a imparare, magari in modo acritico, risposte stereotipate.
In tal senso un ruolo straordinario può giocare l’attività di laboratorio, che i Piani di studio provinciali indicano come un requisito fondamentale per un curricolo di scienze efficace, in grado di sviluppare le abilità e le competenze attese”.
Non basta "fare laboratorio", se le esperienze sono lontane dalla possibilità di essere comprese in profondità dai ragazzi.
Noi ci illudiamo spesso che certi esperimenti siano semplici ed autoevidenti. Ricordiamoci invece che "gli esperimenti sono carichi di teoria" [1].
Per quanto riguarda una critica allo "sperimentalismo ingenuo", per il quale basta fare gli esperimenti per acquisire conoscenza e sviluppare competenza, si veda R. Driver, "L’allievo come scienziato?", Zanichelli, Bologna, p. 85:
"La concezione empiristica della scienza afferma che le idee e le teorie scientifiche si ottengono per un processo di induzione. Chi conduce delle indagini, si tratti di alunni o di scienziati esperti, dovrebbe procedere attraverso una sequenza di processi organizzati gerarchicamente, a partire dall'osservazione di "fatti". Sulla base di tali fatti si possono fare delle generalizzazioni e indurre delle ipotesi o delle teorie. Tuttavia l'attuale filosofia della scienza sostiene che questa concezione è erronea in quanto le ipotesi o le teorie non si collegano in nessun modo deduttivo con i dati cosiddetti "oggettivi", ma sono delle costruzioni, dei prodotti dell'immaginazione umana. Il loro collegamento con il mondo concreto si realizza attraverso il processo della verifica e dell'eventuale confutazione"
"Le osservazioni e gli esperimenti che si propongono sono poi importanti nel processo di concentualizzazione solo se sono “inserite in processi di conoscenza”, se non sono, cioè, attività atomiche ma connesse ad altre esperienze. Il significato risiede sempre nel collegare una certa esperienza ad altre esperienze.
L’attività di insegnamento-apprendimento va quindi progettata non per segmenti didattici di poche ore, perché in questo caso anche con le esperienze più adeguate non si possono né costruire conoscenze significative, né sviluppare competenze di tipo osservativo-logico-linguistico. L’attività va invece progettata per segmenti che possono esser chiamati nei più svariati modi a seconda della pedagogia di riferimento (noi preferiamo il termine pedagogicamente meno impegnativo, percorso) mediamente di 15 ore. Da cui ne consegue che in ogni anno scolastico possono essere effettuati 3 o 4 percorsi, e che complessivamente i percorsi della scuola elementare dovrebbero esser compresi tra 15 e 20, e quelli della scuola media circa 15." [1]
“In un contesto laboratoriale, attraverso esperienze adeguate all’età, l’alunno è attivo, esplora, osserva, manipola, si pone domande, formula ipotesi, raccoglie dati, sviluppa ragionamenti, ecc. , matura atteggiamenti e sensibilità (la curiosità, l’abitudine a farsi domande, la cooperatività, un atteggiamento critico rispetto a informazioni e affermazioni, il rispetto per l’ambiente, l’attenzione verso problematiche legate alla sostenibilità e a temi etici, ecc).
In tale prospettiva l’idea di laboratorio assume una connotazione molto più ampia, che fa riferimento sia ad uno spazio fisico adeguatamente attrezzato sia a contesti non formali”. [2]
Didattica laboratoriale
Ma la didattica laboratoriale è un’idea pedagogica teorica oppure è effettivamente praticabile?
Praticabile, cioè, in un contesto ben diverso da quello finlandese...
anche se fortunatamente non (ancora?) questo:
“In tutte le scuole si fanno esperienze. Non basta insistere sulla necessità dell’esperienza, e neppure sull’attività nell’esperienza.
Tutto dipende dalla qualità dell’esperienza che si ha.
Ne consegue che il problema centrale di un’educazione basata sull’esperienza è quello di scegliere il tipo di esperienze presenti che vivranno fecondamente e creativamente nelle esperienze che seguiranno.”
(J. Dewey)
Ricordiamo
il 10% di ciò che leggiamo
il 20% di ciò che sentiamo
il 30% di ciò che vediamo
il 50% di ciò che vediamo e sentiamo
il 70% di ciò che diciamo
il 90% di ciò che facciamo
Università di Laval (Canada)
Esperienze collaudate: CIDI Firenze
Un modello elaborato nell’arco di 10 anni, a partire da una riflessione sui contributi dei grandi della psicopedagogia del Novecento: Dewey, Piaget, Vygotskij, Bruner.
Questo modello è anche praticabile, è anche una risposta alle obiezioni connesse alle varie difficoltà presenti nelle scuole.
Una proposta realizzabile: curricolo verticale e didattica laboratoriale in cinque fasi [1].
Schema generale
Osservazione diretta e sperimentazione E' il momento della motivazione che si basa sulla curiosità e sul piacere di osservare dal vivo.
Lavoro individuale, momento in cui si traduce l'osservazione in rappresentazione tramite verbalizzazione scritta, disegno, tabelle. E' il momento dell'impegno attivo in cui ogni ragazzo è coinvolto in prima persona anche con tentativi non sempre adeguati.
Discussione collettiva E' il momento del confronto in cui, attraverso l'interazione tra gli alunni e con l'insegnante, ci si prepara alla correzione e alla ristrutturazione delle concezioni individuali.
Affinamento della concettualizzazione E' il momento in cui si corregge e si modifica il lavoro per giungere, attraverso la correzione del proprio pensiero, alla costruzione del sapere.
Produzione condivisa Partendo dai prodotti degli alunni, l'insegnante guida alla sintesi collettiva. E' il momento della concettualizzazione: espressione ordinata, logica, corretta e significativa di ciò che si è appreso.
(discussione sulle varie fasi)
Le Scienze della Terra
La geologia è una scienza "storica", come la cosmologia, l'archeologia o la storia, quello che cambia è l'ordine di grandezza del tempo esplorato. Non è possibile riprodurre in laboratorio i processi geologici che avvengono in milioni di anni, ma sappiamo che quei processi sottostanno alle stesse leggi fisiche che possiamo studiare in laboratorio.
Quando si affrontano argomenti di scienze della Terra nella "didattica laboratoriale", si incontra un primo grosso problema: c’è una enorme differenza di scala tra il sistema che intendiamo studiare (la Terra, appunto) e l’aula o il laboratorio in cui ci si trova.
Le soluzioni possibili sono solo tre:
portare i materiali della Terra nella classe;
andare sul terreno (o, come seconda opzione, usare foto e video);
costruire dei modelli.
Perché l'apprendimento sia significativo, è opportuno utilizzare tutte e tre le modalità, avendo ben chiari i loro punti di forza e di debolezza.
Il successivo problema da considerare è quello della diversa scala dei tempi: decine di minuti in laboratorio, ai quali possono corrispondere milioni di anni nella realtà.
La consapevolezza della scala dei tempi geologici è uno di quegli obiettivi "a lungo termine" che occorre costruire in un percorso che parte dalla scuola primaria (con gli aspetti qualitativi delle trasformazioni dei vari materiali, con l'osservazione delle variazioni che riguardano l'atmosfera, i cicli giorno-notte, stagionali ecc..), si consolida nella scuola media (quando si introducono le modificazioni del paesaggio ed i cambiamenti globali alla scala planetaria), ma che probabilmente non si conclude nemmeno con quanto è possibile fare in una scuola superiore. Dopotutto, se provate a chiedere ad un adulto di un paese europeo da quali animali dovesse difendersi un uomo 'primitivo', c'è una buona probabilità che vi parli dei dinosauri (più del 20 percento! Dati della Commissione Europea 2005...).
Ragionare in termini di tempo per ricostruire una storia implica ragionare in termini di causa-effetto, attivando diversi meccanismi mentali importanti.
1) la sequenza (Se A precede B, A può aver causato o influenzato B ma NON VICEVERSA);
2) la coesistenza (si possono avere più casi: A è la causa di B, B è la causa di A , C è la causa di A e B; non c'è alcuna relazione causale)
3) la velocità dei fenomeni (un effetto X che si presenta in un breve intervallo di tempo suggerisce una relazione di causalità più di un effetto X in un lungo intervallo)
4) la ciclicità dei fenomeni (effetti astronomici, giorno/notte, maree, variazioni annuali, glaciazioni; altri sistemi oscillanti).
Si riportano nel riquadro seguente i punti essenziali che l’American Geological Institute consigliò nel 1990 di porre alla base dell’insegnamento delle Scienze della Terra, dalla scuola dell'infanzia ai livelli scolastici più elevati (secondaria di 2° grado).
Terra nello spazio:
la Terra è un membro unico del sistema solare, anche se non possiamo escludere che ne esistano repliche in altre Galassie dell’Universo.
Terra nel tempo:
la terra ha un’età di almeno 4,5 miliardi di anni.
Organizzazione del pianeta Terra:
la Terra è un pianeta complesso in cui interagiscono cinque sistemi: terra solida aria, acqua, ghiaccio, vita.
Evoluzione del pianeta Terra:
i sistemi terrestri hanno subito nel tempo una continua evoluzione.
Ciclicità dei processi:
i sistemi terrestri interagiscono ripetutamente nel tempo.
Tempi di svolgimento dei processi, tempi di evoluzione:
i mutamenti nei sistemi terrestri avvengono in periodi che vanno dai microsecondi ai milioni di anni.
Scala dei fenomeni terrestri:
la scala dei fenomeni nei sistemi terrestri varia da subatomica ad astronomica.
Risorse del pianeta terra:
i sistemi terrestri contengono una varietà di risorse rinnovabili e non rinnovabili che sostengono la vita.