Lo scrittore dei suoni : Edouard-Léon Scott de Martinville

C'era una volta, proprio come in una fiaba, un signore curioso.

Lavorava da tipografo in una stamperia parigina ma niente gli impediva di essere allo stesso tempo libraio e scrittore. Insomma s'interessava tutto tondo al mondo del libro. Era capace di scriverlo, di stamparlo e infine di venderlo. Se la fiaba finisse qui nessuno si sarebbe mai sognato di raccontarla, se non fosse che il 25 marzo 1857 la favola entra nel libro della Storia e lui il Signor Edouard Scott de Martinville nella lista degli illustri inventori.

Per una grafica del suono, senza pentagramma.


Edouard-Léon Scott de Martinville, aveva un'idea fissa e per anni e anni le dedico' tutte le sue energie. Si trattava sempre di "scrittura", di "stampa" e di" libri" ma questa volta i protagonisti non sarebbero state le lettere dell'alfabeto, ma i suoni e piu' in particolare i suoni della voce umana.

Cosa ? Scrivere la voce ? Stamparla da qualche parte per poterla poi leggere ?

A lui non sembrava affatto un'idea bizzarra. Aveva ventun anni quando un certo signor Louis Daguerre, parigino pure lui, si era permesso di immortalare le immagini su lastre. Non solo paesaggi ma anche esseri umani. Come per esempio quel tipo misterioso piantato in mezzo alla strada per farsi lustrare le scarpe. L"'Adamo" del dagherrotipo.

Se Louis Daguerre c'era riuscito con l'immagine, lui ci sarebbe riuscito con il suono.

Infatti il 25 marzo 1857 Edouard-Léon Scott de Martinville compie l'impresa .


Re-inventare Gutemberg. Il fonoautogramma e il fonoautografo

Il primo " libro" scritto da una voce, anzi i primi autografi di suoni - anche i suoni ora hanno la loro firma - non è un " libro " da sfogliare. E' un cilindro rivestito di carta, impregnata pero' di fumo. La carta trattata in questo modo è pronta per la "stampa". Una volta impressa si chiamerà fonoautogramma.

Il cerchio di lettori per questi "libri" era ristretto : solo scienziati alle prese con le onde sonore.

Non un best seller per il pubblico ma un best-user per gli specialisti.

Per stampare quel tipo di carta

piuttosto pesante e scura, Edouard Scott si avvale di un'originale reinterpretazione del torchio e caratteri mobili di Gutemberg.

S'ispira all'anatomia dell'orecchio e al funzionamento di un dispositivo meccanico.

La macchina di stampa personalizzata è pronta. Comprende un apposito corno per raccogliere il suono e uno stilo per trascriverlo. E' il fonoautografo.

La voce è scritta in bella calligrafia.

Quanto sarà parso stravagante Edouard Scott al vicinato, sentirlo sempre cantare. E' quello che faceva durante i suoi esperimenti. Un po' per darsi coraggio e non perdersi d'animo, un po' forse per sconfiggere la solitudine o per presentimento gioioso delle sue prossime vittorie. Ma sopratutto per dare una bella calligrafia alla propria voce in fase di stampa.

Il giorno che ha cantato di piu' è stato il 9 aprile 1860**. Si lancia in una virtuosa interpretazione di " Au clair de la lune ", (sospetto che non cantasse sommesso). Sebbene un tantino scontato nelle sue preferenze musicali, una sorta di canzone equivalente in Italia è :

🎶 San Martino campanaro🎶

la sua interpretazione quel giorno riscosse enorme successo.

Infatti finí dritta dritta a imprimersi sul foglio annerito.

Poteva ammirare, in diretta, la sua voce scriversi nel " libro" che lui chiamava " fonoautogramma" e che noi oggi consideriamo la prima registrazione del suono.

E' un'invenzione affascinante. Ancor piu' per chi è attratto dai segni - intesi anche solo come significanti - come se dietro questi, ci fosse un segreto pronto ad essere svelato. Una mania di voler decifrare il mondo, un continuo sospetto che ci sia un codice segreto... Non toglie niente al suo fascino, il fatto che il fonoautogramma non si potesse all'epoca* ascoltare, cioe' riprodurre. Alla riproduzione del suono ci penserà Edison. Senza voler sminuire Edison, l'inventore degli appassionati della musica, la creazione di Edouart- Léon Scott de Martinville, ha il seme della seduzione. E' una dedica ai cacciatori di tesori nascosti, ai sedotti da immagini visive e forme di linguaggio. Ai lettori e scrittori e.... poeti. E poi da ex- libraia volevo rendere un piccolo omaggio - proporzionato alle mie possibilità, non al suo merito - a un sorprendente ex-libraio.

La lettura della voce di Martinville a Berkeley

Berkeely è una cittadina sulla baia di San Francisco. Le sue colline sono diventate importanti , - no , non producono vino - ospitano invece un'altra piccola città, senza case e solo di laboratori che appartengono tutti all'Università della California.

Settantasei enormi padiglioni impegnati nella ricerca che spazia dalle fusioni nucleari alle scienze ambientali. Il denominatore comune è Energia. Il villaggio-laboratorio brulica di gente, vi lavorano quasi settemila persone tra impiegati, studenti e ricercatori. Se chiedi a uno di loro dove lavori ? Ti risponderà " al Berkeley Lab" , per esteso il Lawrence Berkeley National Laboratory. E' la' che i fonoautogrammi ritrovati di Edouard Scott de Martinville, vengono finalmente ascoltati. Apparecchiature e metodi d'indagine hanno fatto passi da gigante. Non credo sia stato affatto facile riprodurre la voce incisa in un pezzo di carta vecchio di duecento anni, dimenticato forse negli scaffali umidi di qualche scantinato. La voce dell'inventore di quella lontana primavera del 1860, canta nuovamente "Au clair de la lune" nella primavera, questa volta, del 2008.

La voce solo scritta , prigioniera di fumo e carta, riesce a spiccare il volo.