🐦 ~ Gli alberi raccontati.....da Elio Vittorini

Nel marzo 2013 esce per la Biblioteca dell'Immagine, " Alberi maestri del FVG" di Anna Cassarino.

Sfogliandolo si trova tra i molti, una vecchia Quercia sughera di duecento anni che sonnecchia tranquilla nel parco delle Orsoline a Gorizia. Dietro la grande dama ultra centenaria , chissà quante volte si sarà nascosta mia madre giocando, avrà intrattenuto sotto i suoi rami mia nonna e infine avrà sbirciato i miei andirivieni da casa al centro città.

Fortunata. Nessuno le ha mai fatto veramente del male, si forse qualche incisione, mai troppo grande né profonda.

C'è un testo molto bello di Elio Vittorini che racconta gli alberi da sughero - credo si tratti sempre di querce - non lo dedica pero' alla sughera di Gorizia, ( ci penso ora io), dedicherà invece un piccolo pensiero , sempre nello stesso libro, alle donne di Gorizia. E' un diario di viaggio sulla Sardegna. Viaggio turistico organizzato, che Vittorini ha fatto nel 1932, per presentarne il diario ad un concorso bandito dall' "Italia Letteraria ".

Non vinse il premio o allora se lo vinse, solo a metà 😉 proprio per colpa di quel pensiero sulle donne goriziane.😉.

I sugheri raccontati da Elio Vittorini

[...] Poi i sugheri. Somigliano all'ulivo, dal fogliame un po' piu' canuto, un po' piu' arruffato, ma hanno tronchi che sanguinano. Dal piede fin sotto l'attaccatura dei primi rami, esattamente, la corteccia è stata sbalzata via. E' rimasto il tronco vivo. In alcuni d'un rosso fulvo, in altri come cuoio conciato. Altri, sotto l'azione del sole, hanno preso una tinta violacea. I piu' vecchi che furono scortecciati l'anno scorso, si sono ricoperti di un muschio bluastro. Ma non ce n'è uno intatto. Anche certi arboscelli dal corpo sottile mostrano un piede sanguinolento. Strano, per questo taglio, come sembrano vivi! Viene spontaneo pensare : povere bestie.... [...] ed ecco gli uomini circoncisori.

Sono tre. Vanno intorno e palpano i tronchi degli alberi che, intatti somigliano affatto all'ulivo. Ne trovano uno che li soddisfa, diritto, d'acerbo fogliame, e giu' al collo e alla caviglia due colpi d'ascia. Poi con un ferro completano all'ingiro le due incisioni e dall'alto in basso tirano una fenditura. Il piu' anziano dei tre, caccia le mani nella ferita e l'allarga. Ne cola un' acqua rosa che per un rigagnolo scorre sul terreno finché non incontra la roccia; e la' stagna. Di queste pozze d'un sangue delicato che lievemente vapora, il suolo del bosco è cosparso. E un piu' delicato aroma ne esala, un triste aroma, come d'una resina d'erba. Intanto la corteccia ha ceduto, ha un'elasticità di gomma, cosi' fresca, e si apre, sguscia via, lasciando ignudo il tronco. D'una puerila nudità rosa. Sembra tenero che si possa spezzarlo tra le dita, come il gambo d'un fiore. E l'albero, su , dove è ancora un albero, si liscia nelle sue foglie con l'ossessione d'un uccello ferito che del suo male non urli per un interno terrore.>

Sardegna come infanzia (p.37-38) / G. Courbet - Le vieux chêne

Al concorso bandito dall'"Italia Letteraria", in realtà, vittorini condivise la vittoria con Virgilio Lilli *. Per colpa di una sola donna e non goriziana ma sarda : Grazia Deledda che in qualità di giudice non era completamente convinta dello scritto di Vittorini venticinquenne.

Ecco la piccola frase sulle donne goriziane, un ricordo improvviso breve e tenero perché le chiama le "donne della mia infanzia di guerra", tutte, anche quelle sconosciute.

< Terranova . [..] ed ecco una fila di donne.. [...]Eppure non sono apparizioni funebri.

A capo curvo e lo scialle chiuso sul mento mi ricordano le donne della mia infanzia di guerra a Gorizia che si aggiravano cosi' per le loro faccende sotto il cielo che sibilava, e avevano come queste una strana leggerezza d'andare. >

Sardegna come infanzia (p.30)


Gli alberi raccontati da.........................Alda Merini

TU NON SAI

Tu non sai: ci sono betulle che di notte levano le loro radici, e tu non crederesti mai che di notte gli alberi camminano o diventano sogni.

Pensa che in un albero c'è un violino d'amore.

Pensa che un albero canta e ride.

Pensa che un albero sta in un crepaccio e poi diventa vita.

Te l'ho già detto: i poeti non si redimono, vanno lasciati volare tra gli alberi come usignoli pronti a morire.

<Un tempo, quando qualcuno aveva un segreto da nascondere, andava in un bosco, faceva un buco in un tronco e sussurrava li' il suo segreto. Poi richiudeva il buco con del fango , cosi' il segreto sarebbe rimasto sigillato li', sigillato per l'eternità .>

(dal film 2046 - Wong Kar Wai)