🐦 ~ Pavese : un falo' di bene
...Dacché il mio sforzo è di rendere me stesso con arte mia...
Scrive Pavese nel diario alludendo al
"suo fare"
< Scrivere è pentimento non soddisfazione ;
attività antinaturale, non sfogo gioioso; non è fatto di contenuto, di cui uno scrittore ha sempre abbondanza!
Dove si sente la stanchezza è nello stile, nella forma, nel simbolo. Di sentimento, contenuto, se ne ha sempre abbondanza, per il solo fatto che si vive.
Non è il corrispettivo di un'intensità di vita, ma graduale e faticosa costruzione >
("mestiere dell'arte" " Gioia delle difficoltà vinte").< Fu cosi' che incominciai a capire che non si parla solamente per parlare per dire " ho fatto questo" "ho fatto quello " ho mangiato e bevuto" ma si parla per farsi un'idea, per capire come va questo mondo. Non ci avevo mai pensato prima >
La luna e i falo' p.90*
< La cosa che non mi capacitava a quei tempi, era che tutte le donne sono fatte in un modo, tutte cercano un uomo. E' cosi' che dev'essere, dicevo pensandoci; ma che tutte anche le piu' belle, anche le piu' signore, gli piacesse una cosa simile mi stupiva [...]
E Nuto a dirmi :
Cosa credi ? La luna c'è per tutti, cosi' le piogge, cosi' le malattie. Hanno un bel vivere in un buco o in un palazzo, il sangue è rosso dappertutto.
Ma allora cosa dice il parroco, che fa peccato ?
- Fa peccato il venerdi'- diceva Nuto asciugandosi la bocca, - ma ci sono altri sei giorni. >
La luna e i falo' p.93* " On the road " con il poeta
< godono tutti - anche i brutti - a sentirsi per strada >
Canzone di strada< Sulla pubblica piazza si puo' fare di tutto >
L'istinto
Uscir di casa, anche solo per andare all'osteria del paese, a bersi un bicchier di vino , o a guardare le donne ballare alla sera o per un incontro amoroso. A uscir di casa, la prima che s'incontra è la strada.
Anche quando non si va da nessuna parte o si rientra semplicemente a casa : la strada porta in se' la libertà. Crocevia di miserie e spensieratezze umane, la strada è per i suoi passanti un po' come il raggio del sole per la luna di notte. Ne mette in mostra solo una faccia, a illuminarne l'altra, sempre nascosta, ci pensera' il poeta.
Le strade di Pavese anche quando sono vuote hanno occhi, hanno finestre per guardare, colgono il segreto. E cosi' i suoi versi : momenti di vita ripresi da una fenditura che si dilata al buio. Sono le parole, i testi - dialoghi riportati compresi - che mettono a fuoco le inquadrature. Poi le fanno sfilare veloci, le alternano tra una faccia della luna e l'altra, raccontando quello che solo la strada puo' sapere.
Due sigarette
Ogni notte è la liberazione. Si guarda i riflessi / dell'asfalto sui corsi che si aprono lucidi al vento. / Ogni rado passante ha una faccia e una storia. / Ma a quest'ora non c'è piu' stanchezza : i lampioni a migliaia / son tutti per chi si sofferma a sfregare un cerino.
La fiammella si spegne sul volto alla donna / che mi ha chiesto un cerino. Si spegne nel vento / e la donna delusa ne chiede un secondo / che si spegne : la donna ora ride sommessa. / Qui possiamo parlare a voce alta e gridare, / ché nessuno ci sente. Leviamo gli sguardi / alle tante finestre - occhi spenti che dormono - / e attendiamo. La donna stringe le spalle / e si lagna che ha perso la sciarpa a colori / che la notte faceva da stufa. Ma basta appoggiarci / contro l'angolo e il vento non è piu' che un soffio. / Sull'asfalto consunto c'è già un mozzicone. / Questa sciarpa veniva da Rio, ma dice la donna / che è contenta di averla perduta, perché mi ha incontrato. / Se la sciarpa veniva da Rio, è passata di notte / sull'oceano inondato di luce dal gran translatlantico. / Certo, notti di vento. E' il regalo di un suo marinaio. / Non c'è piu' il marinaio. La donna bisbiglia / che, se salgo con lei, me ne mostra il ritratto / ricciolino e abbronzato. Viaggiava su sporchi vapori / e puliva le macchine : io sono piu' bello.
Sull'asfalto c'è due mozziconi. Guardiamo nel cielo : / la finestra la' in alto - mi addita la donna - è la nostra . / Ma lassu' non c'è stufa. La notte , i vapori sperduti / hanno pochi fanali o soltanto le stelle.
Traversiamo l'asfalto a bracetto, giocando a scaldarci. -1933
(p.17)
Il vino triste [2] ♥♥♥
La fatica è sedersi senza farsi notare.
Tutto il resto poi viene da sé. Tre sorsate
e ritorna la voglia di pensarci da solo.
Si spalanca uno sfondo di lontani ronzii,
ogni cosa si sperde e diventa un miracolo
esser nato e guardare il bicchiere. Il lavoro
(l'uomo solo non puo' non pensare al lavoro )
ridiventa l'antico destino che è bello soffrire
per poterci pensare. Poi gli occhi si fissano
a mezz'aria, dolenti, come fossero ciechi.
Se quest'uomo si rialza e va a casa a dormire,
pare un cieco che ha perso la strada. Chiunque
puo' sbucare da un angolo e pestarlo di colpi.
Puo' sbucare una donna e distendersi in strada,
bella e giovane, sotto un altr'uomo, gemendo
come un tempo una donna gemeva con lui.
Ma quest'uomo non vede. Va a casa a dormire
e la vita non è che un ronzio di silenzio.
A spogliarlo, quest'uomo, si trovano membra sfinite
e del pelo brutale, qua e là. Chi direbbe
che in quest'uomo trascorrono tiepide vene
dove un tempo la vita bruciava ? Nessuno
crederebbe che un tempo una donna abbia fatto carezze
su quel corpo e baciato quel corpo, che trema,
e bagnato di lacrime, adesso che l'uomo,
giunto a casa a dormire, non riesce, ma geme.
(inverno 1934-1935) (p.317*)
Senza titolo - ( tratto da Estravaganti scelte p.275*)
Una sera, nella nebbia
ho visto un mendicante che tendeva,
supplicando, la mano e all'amarezza
che mi ha sconvolta l'anima ho pensato :
- Se anch'io fossi cosi'!
Cosa saresti allora tu per me ? Ti avrei mai vista
nella vita ?
[dicembre 1926]
< eppure mi piaceva quella donna, mi piaceva come il sapore dell'aria certe mattine, come toccare la frutta fresca sui banchi degli italiani nelle strade. >
< E' che una storia non finisce mai a tempo. - Non lo sai che una storia torna almeno due volte ? Prima sul serio, poi per burla. E' come un morto, un annegato che ritorna a galleggiare. >
~ Vivre est le métier que je te veux apprendre ~ Rousseau ~ L'Emile livre 1~
~ Il mestiere di vivere ~ Cesare Pavese ~