🐦 ~ Pavese : un falo' di bene

...Dacché il mio sforzo è di rendere me stesso con arte mia...


Prima di <Lavorare Stanca> 1923-1930- nov.1923





Scrive Pavese nel diario alludendo al

"suo fare"

< Scrivere è pentimento non soddisfazione ;

attività antinaturale, non sfogo gioioso; non è fatto di contenuto, di cui uno scrittore ha sempre abbondanza!

Dove si sente la stanchezza è nello stile, nella forma, nel simbolo. Di sentimento, contenuto, se ne ha sempre abbondanza, per il solo fatto che si vive.

Non è il corrispettivo di un'intensità di vita, ma graduale e faticosa costruzione >

("mestiere dell'arte" " Gioia delle difficoltà vinte").




< Fu cosi' che incominciai a capire che non si parla solamente per parlare per dire " ho fatto questo" "ho fatto quello " ho mangiato e bevuto" ma si parla per farsi un'idea, per capire come va questo mondo. Non ci avevo mai pensato prima >

La luna e i falo' p.90*

< La cosa che non mi capacitava a quei tempi, era che tutte le donne sono fatte in un modo, tutte cercano un uomo. E' cosi' che dev'essere, dicevo pensandoci; ma che tutte anche le piu' belle, anche le piu' signore, gli piacesse una cosa simile mi stupiva [...]

E Nuto a dirmi :

Cosa credi ? La luna c'è per tutti, cosi' le piogge, cosi' le malattie. Hanno un bel vivere in un buco o in un palazzo, il sangue è rosso dappertutto.

Ma allora cosa dice il parroco, che fa peccato ?

- Fa peccato il venerdi'- diceva Nuto asciugandosi la bocca, - ma ci sono altri sei giorni. >

La luna e i falo' p.93*



" On the road " con il poeta


< godono tutti - anche i brutti - a sentirsi per strada >

Canzone di strada

< Sulla pubblica piazza si puo' fare di tutto >


L'istinto

Uscir di casa, anche solo per andare all'osteria del paese, a bersi un bicchier di vino , o a guardare le donne ballare alla sera o per un incontro amoroso. A uscir di casa, la prima che s'incontra è la strada.

Anche quando non si va da nessuna parte o si rientra semplicemente a casa : la strada porta in se' la libertà. Crocevia di miserie e spensieratezze umane, la strada è per i suoi passanti un po' come il raggio del sole per la luna di notte. Ne mette in mostra solo una faccia, a illuminarne l'altra, sempre nascosta, ci pensera' il poeta.

Le strade di Pavese anche quando sono vuote hanno occhi, hanno finestre per guardare, colgono il segreto. E cosi' i suoi versi : momenti di vita ripresi da una fenditura che si dilata al buio. Sono le parole, i testi - dialoghi riportati compresi - che mettono a fuoco le inquadrature. Poi le fanno sfilare veloci, le alternano tra una faccia della luna e l'altra, raccontando quello che solo la strada puo' sapere.


Due sigarette

Ogni notte è la liberazione. Si guarda i riflessi / dell'asfalto sui corsi che si aprono lucidi al vento. / Ogni rado passante ha una faccia e una storia. / Ma a quest'ora non c'è piu' stanchezza : i lampioni a migliaia / son tutti per chi si sofferma a sfregare un cerino.

La fiammella si spegne sul volto alla donna / che mi ha chiesto un cerino. Si spegne nel vento / e la donna delusa ne chiede un secondo / che si spegne : la donna ora ride sommessa. / Qui possiamo parlare a voce alta e gridare, / ché nessuno ci sente. Leviamo gli sguardi / alle tante finestre - occhi spenti che dormono - / e attendiamo. La donna stringe le spalle / e si lagna che ha perso la sciarpa a colori / che la notte faceva da stufa. Ma basta appoggiarci / contro l'angolo e il vento non è piu' che un soffio. / Sull'asfalto consunto c'è già un mozzicone. / Questa sciarpa veniva da Rio, ma dice la donna / che è contenta di averla perduta, perché mi ha incontrato. / Se la sciarpa veniva da Rio, è passata di notte / sull'oceano inondato di luce dal gran translatlantico. / Certo, notti di vento. E' il regalo di un suo marinaio. / Non c'è piu' il marinaio. La donna bisbiglia / che, se salgo con lei, me ne mostra il ritratto / ricciolino e abbronzato. Viaggiava su sporchi vapori / e puliva le macchine : io sono piu' bello.

Sull'asfalto c'è due mozziconi. Guardiamo nel cielo : / la finestra la' in alto - mi addita la donna - è la nostra . / Ma lassu' non c'è stufa. La notte , i vapori sperduti / hanno pochi fanali o soltanto le stelle.

Traversiamo l'asfalto a bracetto, giocando a scaldarci. -1933

(p.17)

Il vino triste [2] ♥♥♥


La fatica è sedersi senza farsi notare.

Tutto il resto poi viene da sé. Tre sorsate

e ritorna la voglia di pensarci da solo.

Si spalanca uno sfondo di lontani ronzii,

ogni cosa si sperde e diventa un miracolo

esser nato e guardare il bicchiere. Il lavoro

(l'uomo solo non puo' non pensare al lavoro )

ridiventa l'antico destino che è bello soffrire

per poterci pensare. Poi gli occhi si fissano

a mezz'aria, dolenti, come fossero ciechi.

Se quest'uomo si rialza e va a casa a dormire,

pare un cieco che ha perso la strada. Chiunque

puo' sbucare da un angolo e pestarlo di colpi.

Puo' sbucare una donna e distendersi in strada,

bella e giovane, sotto un altr'uomo, gemendo

come un tempo una donna gemeva con lui.

Ma quest'uomo non vede. Va a casa a dormire

e la vita non è che un ronzio di silenzio.

A spogliarlo, quest'uomo, si trovano membra sfinite

e del pelo brutale, qua e là. Chi direbbe

che in quest'uomo trascorrono tiepide vene

dove un tempo la vita bruciava ? Nessuno

crederebbe che un tempo una donna abbia fatto carezze

su quel corpo e baciato quel corpo, che trema,

e bagnato di lacrime, adesso che l'uomo,

giunto a casa a dormire, non riesce, ma geme.

(inverno 1934-1935) (p.317*)

Senza titolo - ( tratto da Estravaganti scelte p.275*)

Una sera, nella nebbia

ho visto un mendicante che tendeva,

supplicando, la mano e all'amarezza

che mi ha sconvolta l'anima ho pensato :

- Se anch'io fossi cosi'!

Cosa saresti allora tu per me ? Ti avrei mai vista

nella vita ?

[dicembre 1926]


Le pagine si riferiscono rispettivamente : " La luna e i falo'- ET Einaudi- introduzione di Gian Luigi Beccaria"Cesare Pavese Le poesie ET Einaudi - a cura di Mariarosa Masoero :

< eppure mi piaceva quella donna, mi piaceva come il sapore dell'aria certe mattine, come toccare la frutta fresca sui banchi degli italiani nelle strade. >

La luna e i falo' p.113
 < E' che una storia non finisce mai a tempo. - Non lo sai che una storia torna almeno due volte ?                     Prima sul serio, poi per burla. E' come un morto, un annegato che ritorna a galleggiare. > 
( Il compagno p.?)


Fond image : Léon Spilliaert De bediening / Het ein de van mooie.. .

~ Vivre est le métier que je te veux apprendre ~ Rousseau ~ L'Emile livre 1~

~ Il mestiere di vivere ~ Cesare Pavese ~