🐦 ~ Giuliana Zavadini Caselli : Voci Goriziane

Autentica nel sentimento Giuliana Zavadini Caselli, senza nessuna ambizione di giudizio, con uno sguardo intelligente e pacato, si scosta dai soliti cliché.

Restituisce umanità non solo a una città ma a tutti i suoi abitanti, li disarma dai loro artigli e spazza le lenzuola bianche un po' ammuffite di vecchi fantasmi.

E' un libro scritto per le generazioni future che delle diatribe tra etnie e lingue non vogliono saperne niente, per le quali il confine non ha nessun valore se non storico : un cimelio di "civiltà" scomparse.

E d'altronde, chi meglio delle voci - che siano di dolore o gioia - puo' testimoniare di non aver mai avuto confini ?

E Gorizia vive anche di queste voci.

Come descrivere Gorizia attraverso un sussurro di una donna divenuta goriziana per nozze, il canticchiare nella spensieratezza dei ragazzini o il dolore di popoli straziati dalla guerra, come raccontare Gorizia attraverso queste voci ?

< Voci goriziane > rimane ancora, a distanza di anni, il libro piu' bello della mia città.



Ottobre 2012, da Facebook

Se sono le voci di un coro, le note dei tre differenti motivi - uno per ogni racconto - sono state scritte su questo pentagramma : < E’ una porta Gorizia, una "ianua", e come Giano bifronte ha due facce: una rivolta all’Italia, della quale fa parte come estremo confine, e l’altra alla Slovenia alla quale introduce. Gorizia è terra di frontiera [..] E’ punto d’incontro tra due civiltà datate, quella della Repubblica Veneta e quella dell’Impero asburgico, nelle quali si è inserito il progressivo risveglio della coscienza nazionale slovena. >

Non è un libro SU Gorizia è il libro DI Gorizia. Raccontata da voci che l’hanno vissuta e il loro suono lo possiamo ancora ascoltare perché ci appartiene.

Inizia con un un adagio, anzi un piano pianissimo : è il sussurro dei pensieri di Paola Gonzaga di Mantova mentre abitava il suo castello preferito, costruito su una " gorica" (collina).

Sposa di Leonhard principe dell’impero germanico, l’ultima contessa di Gorizia ci restituisce sottovoce la storia di quel legame forzato, tra il cavaliere medievale, gotico e la dama già rinascimentale imbevuta di umanesimo. E mentre lei rivive la fine di un casato della Gorizia di fine Quattrocento, la sua voce è già quella di Paula Grafin von Gorz.

Termina con un forte fortissimo.

Sono le grida disperate della seconda guerra mondiale. Quelle d’odio degli sloveni, "desiderosi di riscatto nazionale" quelle di "prepotenza dei tedeschi, occupanti inferociti" quelle degli "Italiani prima padroni poi vittime".

Sono le voci mute scritte sui muri "brat brata" (fratello contro fratello) poi, durante quella che per tutti gli altri era vissuta come la liberazione, "Gorica je nasa" e l’urlo dipinto ancora più muto : - No, "Gorizia è nostra" .

In sottofondo le note delle canzoni alla radio anche canzoni d’amore ... che davano speranza... L’intermezzo è un allegro andante, sono voci di ragazzi che scherzano. Suoni di risa di chi gioca giochi di un tempo e note spensierate di filastrocche. Una in particolare : "più che canto era una conta, una cantilena, ma a noi sembrava un inno alla gioia", la filastrocca di Gigi Pirola "che matt ga perso la zavatta so mare come a ghe xe corsa drio".

Di tutti i dialetti e le lingue che ha ascoltato l’Isonzo imbrattato, ora questa è la voce della sua corrente, la voce dell’infanzia. Perché l’Isonzo sa che da quando a "Gorizia è stato mangiato il confine", "il posto peggiore dove vivere più di settanta anni fa, adesso è il posto più tranquillo del mondo".

< Dolce il ricordarlo >.

Ed è quest’ultima, la voce che ringrazio di tutto cuore. La voce di Giuliana Zavadini Caselli che m’ha fatto amare con i suoi racconti una città che non amo affatto ed è pur sempre la mia città. Grazie Giuliana.

Erica

Aras Edizioni