🐦 ~ Il principe di Sansevero e la Pietatella

"Un sole nel labirinto" di Giuliano Capecelatro , non è solo la biografia romanzata di un personaggio originale e controverso, realmente esistito nel diciottesimo secolo. E' anche un viaggio attraverso la Napoli nella storia e nelle leggende. Quelle che vedono Virgilio il grande Mago della mosca d'oro o del pesce di pietra e fanno dello stesso principe " un vero e proprio mito della città Partenopea".

Sul palazzo dell'antica famiglia che si vuole discendente di Carlo Magno c'è un'epigrafe :

<In questo palazzo, visse opero' mori', Raimondo de Sangro, settimo principe di Sansevero (1710-1771), letterato, mecenate, inventore della Napoli dei primi lumi, ingegno straordinario, celebre indagatore dei piu' reconditi misteri della natura ">

C'è invece chi dice ancora : < O principe è ' nu riavolo >



< Esplode la rabbia di don Carlo Gesualdo nella notte del 17 ottobre 1590. Grida il marito tradito, agitando l'arma che gli darà vendetta : "E' a un duca intrappolato che voglio tirare ; ed è una troia con le gambe spalancate che voglio sgozzare " E una scena di caccia selvaggia furente ha inizio > (p.91)

< Un flusso denso e cupo si riversa sul palazzo di largo San Domenico, che nei racconti dei vicoli prende in maniera irrevocabile l'appellativo di palazzo maledetto . Il sangue sgorga, copioso.....> (p.91)


Elio Catello è uno degli specialisti di Sammartino , autore di questa biografia :







Palazzo Sangro


Il palazzo Sangro costruito nel 500' dal primo principe Sansevero , debutta con un fattaccio di sangue. S'inseguono da allora leggende di spiriti che volteggiano tra le sue mura e un alone temibile lo avvolge.

Un appartamento del palazzo è occupato dal principe di Venosa e la moglie Maria d'Avalos. Don Carlo Gesualdo principe di Venosa - musicista caro a Torquato Tasso - famoso già all'epoca per madrigali e musica sacra, ha ventiquattro anni e oltre alla musica ama anche la caccia.

Sua moglie, una tra le piu' belle donne e non solo di Napoli, s'innamora perdutamente di un altro bel giovane : Fabrizio Carafa.

Le lunghe notti aspettando un marito che rincorre cacciagione nei boschi, si trasformano cosi' in passionali notti d'amore assieme al suo amato. Senza troppe esitazioni lo accoglierà nella sua alcova nuziale, con la stessa assiduità che la caccia poteva permetterle. L'audacia del loro amore scaturirà tutta la violenza del Venosa.

Scoperti nel bel mezzo delle loro effusioni, farà a brandelli i loro corpi a colpi di pugnale e archibugio. Non soddisfatto lascerà i corpi straziati e nudi sulla scalinata del palazzo ben in vista da servitori e passanti.






Il giovane talento sconosciuto: Giuseppe Sammartino

Ad una festa di corte il principe Raimondo fa' la conoscenza di questo giovanotto poco piu' trentenne.

Scultore si', ma praticamente sconosciuto. Fino allora aveva avuto un'unica commissione a Monopoli. Cosa convinse il principe ad assumerlo immediatamente ed accoglierlo nella " scuola di scultori che ruotava attorno alla Cappella della Pietatella resta ancora oscuro. Forse lo scultore s'era presentato come allievo del Bottiglieri e basto' per rievocare al nobile sapiente il meraviglioso " Cristo morente " del Duomo di Capua.

Sammartino prese il posto di Corradini poiché " l'anziano artista non era riuscito a prolungare oltre la sua esistenza " e al giovane scultore passo' l'incarico di scolpire il Cristo velato. Eseguito questo, non riusci' mai piu' a produrre simili capolavori.

La leggenda dice che Raimondo de Sangro , acceco' il suo protetto e poi l'uccise affinché non diffondesse le sue trovate alchemiche. In realtà Sammartino mori' pugnalato una notte in un vicolo sordido di Napoli, nel 1793.

La Pietatella

Nei pressi del palazzo, in via De Sanctis, sorge la cappella della famiglia, che accoglie avi e discendenti.

Raimondo de Sangro ammaliato dal mistero della vita e della morte non potrà che farne un luogo straordinario , uno spettacolo alchemico che si rivela giorno dopo giorno agli occhi dei visitatori. La cappella fino alla fine del 1800 comunicava con il palazzo tramite un ponte , voluto dal principe Raimondo,che fungeva da cavalcavia e metteva in comunicazione i due edifici e aveva progettato "un orologio a cariglione con i due quadranti posti ciascuno su un lato della strada". Non svelo la stranezza di questo cariglione, una tra le tante....

Per rendersi conto del mondo magico in cui viveva il principe bisogna entrare nella cappella.

Un mondo tutto da svelare. Infatti il velo o i veli sono tra i protagonisti principali di questo tempio.



Il principe, aveva ingaggiato una vera e propria squadra di artisti. Il piu' famoso e anziano tra questi : il Corradini. Ormai ultraottantenne ha appena il tempo di realizzare "La Pudicizia " e abbozza un Cristo che pero' passerà nella mani del famoso giovane talento sconosciuto : il Sammartino

Queste due statue sono a dir poco straordinarie soprattutto per quel velo che raggiunge la perfezione nel Cristo velato.

Eppure si tratta di marmo, realizzato per di piu' con lo stesso blocco della statua.

La leggenda vuole che il velo sia l'esito di un'operazione alchemica del curioso principe. Una calcificazione del tessuto epidermico in cristalli di marmo.



Niente di tutto questo, il nobile era uno specialista nel campo dei colori, colori e pietre, scopri' il bianco naturale dei lapislazzuli e trovo' un modo per colorare i marmi. Qualcosa di magico queste statue uniche ce l'hanno. Nemmeno il Canova sarebbe stato capace di riprodurre dei veli simili, certo lui non aveva mai lavorato per il principe Sansevero....


wwwmuseosansevero.it




Le macchine anatomiche


Secondo le leggende il principe trasformava gli uomini in marmo ed era capace facendo ingoiare sostanze particolari, di rendere visibili tutti gli organi interni del corpo umano. Uccideva, torturava per poter fare i suoi esperimenti. In realtà era lui stesso a costruire le macchine anatomiche , utilizzando ossa di cadaveri, spago fil di ferro, cera e l' esattezza della riproduzione era sorprendente per l'epoca quanto per i giorni nostri.