🐦 ~ Michelangelo Buonarroti poeta

" La Notte " e' stata scolpita in un periodo storico terribile per Firenze. La libertà della Repubblica é minacciata. Lo stesso " Muichelangelo Nuonaroti " ha la sopraintendenza generale alle fortificazioni della citta'. La quale, assediata dalle truppe del principe d'Orange dal 1528 al 1530 capitola nelle mani straniere.

Verso il 45-46 Michelangelo aggiunge un epigramma alla statua.

Firenze all'epoca e' governata da un tiranno :* Cosimo de' Medici .

<Caro m'è 'l sonno, e piu' l'esser di sasso,

mentre che 'l danno e la vergogna dura*;

non veder, non sentir m'è gran ventura;

pero' non mi destar , deh, parla bassa.>






















< Come puo' esser ch'io non sia piu' mio ?

O'dDio, o'dDio, o'dDio,

chi m'ha tolto a me stesso,

c'a me fusse piu' presso

o piu' di me potessi che poss'io?

O'dDio, o'dDio

o'dDio,

come mi passa el core chi non par che mi tocchi ?

Che cosa è questo, Amore,

ch'al core entra per gli occhi,

per poco spazio dentro par che cresca?

E s'avvien che trabocchi ? (8)

Si stenta a credere che Michelangelo avesse gia' ottant'anni quando lavorava a questa stuatua : La Pietà Rondanini. Ci lavoro' fino a pochi giorni prima di morire. E se mostrandomela mi dicessero che è un'opera di un contemporaneo ci crederei. (La Pietà Rondanini si trova a Milano nel Castello Sforzesco.)

< Passo innanzi a me stesso

con alto e buon concetto,

e' l tempo gli prometto

c'aver non deggio. O pensier vano e stolto!

Ché con la morte appresso

perdo ' l presente, e l'avenir m'è tolto;

e d'un leggiadro volto

ardo e spero sanar, che morto viva

negli anni ove la vita non arriva.> (144)

< I' mi son caro assai piu' ch'i non soglio;

poi ch'i' t'ebbi nel cor piu' di me vaglio,

come pietra c'aggiuntovi l'intaglio

è di piu' pregio che 'l suo primo scoglio.

O come scritta o pinta carta o foglio

piu' si riguarda d'ogni straccio o taglio,

tal di me fo, da po' ch'i' fu' berzaglio

segnato dal tuo viso, e non mi doglio.

Sicur con tale stampa in ogni loco

vo, come quel c'ha incanti o arme seco,

c'ogni periglio gli fan venir meno.

I' vaglio contr'a l'acqua e contr'al foco,

col segno tuo rallumino ogni cieco,

e col mie sputo sano ogni veleno. > (90)

< Come fiamma piu' cresce piu' contesa dal vento, ogni virtu' che 'l cielo esalta

tanto piu' splende quant'è piu' offesa. > (48)

< I' t'ho comprato, ancor che molto caro,

un po' di non so che, che sa di buono,

perc'a l'odor la strada spesso imparo.

Ovunque tu'tti sia, dovunch'i sono,

senz'alcun dubbio ne son certo e chiaro.

Se da me ti nascondi , i' tel perdono :

portandol dove vai sempre con teco,

ti troverei, quand'io fussi ben cieco.> (55)

Ma c'e' anche il Michelangelo che "trabocca " di lavoro non solo d'amore. E qui , i garzoni che lo aiutano fanno i conti con un Maestro esigente. Da una lettera al padre Ludovico, in Firenze - lo scultore si trovava a Roma - il 21 ottobre 1514 (scrive il figlio scultore, non il poeta) :

"Ora o' avuto questa merda secha di questo fanciullo che dice che non vole perder tempo, che vole imparare; e dissemi costà che e' gli bastava dua o tre ore al di' : adesso non gli basta ducto el di', che e ' vuole anche tucta la nocte disegniare"

Michelangelo. Una vita inquieta - Antonio Forcellino - Ed. Laterza.

[nota7 pag.440]