Dal clima mite, si passeggia all’ ombra delle palme e ci si svaga nei numerosi giardini. Il più famoso si chiama Massey, dal nome del suo costruttore Placide Massey, rinomato paesaggista e botanico del 1800. Il parco di Massey è un’istituzione. Non solo perché ospita un museo, un chiostro, una serra a cactus e circa 50.000 tipi di piante e fiori ma perché è un simbolo letterario reso celebre da Jean Paulhan.
All’ entrata dei giardini di Tarbes - racconta Paulhan nel suo libro " I fiori di Tarbes " - c’è un pannello che dice :
Perché all’ uscita ci sono due guardie. Nel vedere i fiori potrebbero credere tu li abbia raccolti nel giardino. Nella letteratura si entra cosi' come si entra nei giardini di Tarbes :
Paulhan affascinato dai fiori quanto dalla creazione letteraria e dal linguaggio, ha cercato, ininterrottamente , di trovare una definizione a quel momento di rivelazione e ispirazione, che sembra appartenere a un altro ordine da quello terreno. I fiori di Tarbes non è un trattato di retorica estetica, un manuale ad uso della critica letteraria. E’ un’ostinata ricerca, durata una vita.
E lui, non poteva ignorarla.
L’ha chiamata una sorta di quarta dimensione della mente. Ha scandagliato fondali per riuscire a descriverla. Per poi concludere con : “ Alla fine, facciamo che non abbia detto niente ” .
Ne è uscito sconfitto ? Dopo tutto quel parlare, il silenzio ?
“ Puo’ essere, dopo tutto – non ne so niente – che occorra rinunciare al linguaggio ”.
Lui di sicuro non ci voleva rinunciare.
Paulhan da giovane aveva fatto il cercatore d’oro in Madagascar.
Ma la sua pepita l'aveva trovata a Tarbes.