🐦 ~ Kafka sulla spiaggia

Da’ l’impressione, una volta chiuso il libro, di avere in mano un disegno e di averne assistito alla creazione. L’autore è onnipresente, generoso di messaggi , simboli e fantasie da fumetto. Non per questo banale anzi la caricatura aiuta la descrizione del genere umano , nella sua follia ad esempio. Il lettore non può rimanere passivo, ogni pagina è un’occasione di riflessione, e ancora... è così ricco di spunti che ,come la vita, per dirla alla Kundera ,“ una volta non conta” bisogna darsi la possibilità di leggerlo una seconda volta. Almeno con i libri si può.

Murakami Haruki

< A volte siamo fuori dal cerchio del tempo .

Chissà dove siamo stati colpiti da un fulmine.

Da un fulmine silenzioso e invisibile >

“ E’ tutto un problema di capacità di immaginazione. Yeats ha scritto in “Dreams begin responsibilities [..] dove non esiste la forza dell’immaginazione non possono nascere delle responsabilità. Come l’esempio di Eichmann dimostra ... ma si sbagliava quello che io immagino potrebbe avere molta importanza in questo mondo “ (p.144)

“ In questo mondo le persone che sopravvivono meglio sono quelle che costruiscono gli steccati più forti e resistenti. Chi tenta di negare questo principio viene cacciato nel deserto “ ( P344)

“Le cose che non annoiano stancano presto mentre quelle apparentemente noiose non stancano mai “ (p.121)

A PROPOSITO DI.... “KAFKA SULLA SPIAGGIA.

Non mi sarei mai sognata nemmeno di sfogliarlo . Sono piena di pregiudizi soprattutto nei confronti dei libri. Uno poi, con un titolo come questo - Kafka sulla spiaggia – scritto per giunta da un Giapponese, mi disturbava. Che bisogno c’è che un giapponese porti Kafka al mare , al “ bagno “ ? E’ una presa in giro? C’è stato però , quel qualcosa nella voce d’Irene Navarra, quando me l’ha suggerito , che m’ha convinta.

Là dentro ho trovato tutto quello che riguarda l’essere umano. [...!!!!] E poi c’è qualcosa che non ho trovato. Be’ ci sono i nomi di luoghi , cose , persone, tutti giapponesi e poi c’è lo scrittore , si chiama Murakami Haruki, ma dov’è il Giappone? L’ho cercato in ogni pagina e ogni pagina m’ha raccontato che non c’è più. M’ha raccontato dei nostri miti - quelli greci - i nostri filosofi, compositori, scrittori e assassini . Murakami della sua cultura ha scelto un classico ,quello che è stato commercializzato in fretta e furia come” il principe Genji” . Fine anni 70 , veniva divulgato da Selezione in condensato. Degli Haiku ne hanno fatto frasi da baci perugina ...( sono solo un po più ermetiche un po’ piu’ enigmatiche?) Degni di glossario insieme alle pietanze. Sì perché nel glossario a fine libro ci sono quasi esclusivamente pietanze.

E’ rimasto quello che l’Occidente ha permesso che rimanesse.

Sull’universalità di alcuni autori come Kafka non si discute appartiene a tutti ,giapponesi e non.Bene ora pretendo un libro altrettanto bello, scritto da un europeo e ambientato in Europa che mi parli dell’universalità della cultura giapponese, pretendo conoscere la portata universale dei suoi filosofi poeti scrittori e assassini. Voglio un libro scritto adesso non quando la cultura europea sarà a sua volta sepolta dai vari Sander o J. Walker. Scritto adesso : non è troppo tardi.( Scritto adesso potrebbe permettersi - il libro -un glossario con Champagne Wurstel Maccheroni Paella Madrigale e non m’indignerei ).

C’è una parte di me, che si rivolta e dice “ Se questo libro – che è un monito, un appello ,una meravigliosa denuncia ,un salvagente - è piaciuto a un sacco di gente, come mai siamo tutti fermi ancora qui e non ci si schioda da ? E allora rivendico un ‘ élite. Senza di quella, la cultura , diventa solo evasione e .. ancora passi... ma quando alcune lettere evadono, come t .. u.. r ..a cosa resta ?

“E’ BELLO AVERE UN POSTO DOVE POTER TORNARE”

Murakami fa dire a Kafka. Basterebbe ricordarsi di questo.

Io voglio che questo posto esista, E voi ?

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Gaspard de la nuit Magritte