Eros : Il serpente che danza
" Voglio a lungo, infilare le mie dita tremanti
Nella densità della tua spessa criniera;
Tra le sottogonne intrise del tuo profumo."
« Je veux longtemps plonger mes doigts tremblantsDans l’épaisseur de ta crinière lourde ;Dans tes jupons remplis de ton parfum. » Le léthé - Les Fleurs du mal - Charles Baudelaire
Signora,
ci vuole tutta la presunzione di un poeta per osare sollecitare l'attenzione di Sua Maestà per un caso piccolo quanto il mio. [...] Avevo creduto fare una bella e grande opera soprattutto un'opera chiara, è stata invece giudicata....
Autoritratto di Baudelaire
Questi Versi, come altri della raccolta de " I Fiori del male " hanno dovuto attendere il 1949 per essere ufficialmente riabilitati.
Provocatori e un po' beffardi, di una schiettezza che non lascia dubbi, persino al meno smaliziato, sulla natura fisiologica della "criniera", che il poeta si appresta ad esplorare...
Baudelaire uno sporcaccione ?
Alla pubblicazione de " I Fiori del male", nel 1857, l'autore Charles Baudelaire (1821-1867) e i due editori (Poulet-Malassis & De Broise) vengono processati e condannati per oltraggio alla morale pubblica e al buon costume.
Non finiscono in gattabuia ma devono pagare una consistente ammenda. Il grande Charles a corto di risorse (economiche) tenterà , via lettera, di convincere la bella imperatrice Eugenia, consorte di Napoleone III , il "piccolo" artefice del Secondo Impero, di ottenere "uno sconto" di pena.
Dei 100 poemi (100 : il numero d'oro del poeta), presenti nella raccolta, 6 saranno soppressi. Oltre a "Il Lete" citato in presentazione, Lesbo, Donne dannate, A colei che è troppo gaia, I Gioielli e Le Metamorfosi del vampiro, faranno parte di quelle poesie incriminate di " condurre necessariamente all'eccitazione dei sensi tramite un realismo volgare e offensivo al comune senso del pudore"
. Insomma poesie a luci rosse vietate ai minori e ai maggiori.
Passa il setaccio il poema XXVI, nella sezione Spleen e Ideale intitolato " Il serpente che danza " perché poco o nulla è detto ma tutto è evocato. Baudelaire lo compone ispirato dalle movenze e curve di Jeanne Duval (1820 ??- 1860 ??), un'attrice di teatro di secondo piano, che per arrotondare si dava alla prostituzione, come spesso accadeva nell'ambiente. Donna di origine creola, dalla personalità disinibita, è la musa del poeta : la Venus nera. Di lei si conosce poco, salvo la lunga relazione passionale - piu' di dieci anni - intrattenuta con il poeta e una piu' breve, con il fotografo Nadar.
Il serpente che danza :
La sensualità striscia tra le rime proprio come un serpente e l'evocazione erotica si trova ovunque.
Un uomo confidandosi alla sua donna, ne ammira le nudità e le movenze. Quell'uomo in realtà, si sta confidando con noi nella maniera piu' intima e anche un po' impertinente perché vuole avere il privilegio di non lasciarci ignari di niente. Ci apre la porta della voluttuosa stanza e ci porta con sé nel suo viaggio per mare, metafora dei diletti dell'amore carnale.
E alla fine del viaggio ?
A noi questa volta il privilegio di godere dell'ultima bellissima immagine assolutamente senza nessun tipo di amarezza.
Al lussurioso gioco di seduzione, il poeta risponde facendoci complici del sottile piacere che prova nel canzonarlo maliziosamente attraverso le ambiguità provocate dalle associazioni delle parole. Questa è l' unica gioia autentica e univoca tratta dalla situazione. Un gioco da monello che tira i fili della grande creazione letteraria.
Il godimento dei sensi, per quanto descritto minuziosamente si accompagna a un sentimento di diffidenza, per timore o sospetto, con il quale il poeta affronta il mistero femminile
Ma alla fine, solo il corpo esulta di un bellissimo cielo liquido stellato, l'animo, malgrado la vittoria, lo scoppio gioioso della natura, serba quel non so che di amaro.
Ed è per questo che tra tutte le trasposizioni musicali del poema, la piu' riuscita, resta per me, quella di Serge Gainsbourg(1928-1991). Nel 1962 la inserisce nell'album " Serge Gainsbourg" N.4.
Interpretata su fondo musicale Bossa (approdato in Francia grazie al successo di Stan Getz) esprime al meglio il compiacersi nella beffa e la gioia degli impeti naturali, il tutto attraversato da quella sottilissima melanconia dell'anima, quella leggera punta di amarezza che contraddistingue l'erotismo : desiderio idealizzato mai completamente appagato.
Le serpent qui danse
Que j'aime voir, chère indolente,
De ton corps si beau,
Comme une étoffe vacillante,
Miroiter la peau !
Sur ta chevelure profonde
Aux âcres parfums,
Mer odorante et vagabonde
Aux flots bleus et bruns,
Comme un navire qui s'éveille
Au vent du matin,
Mon âme rêveuse appareille
Pour un ciel lointain.
Tes yeux, où rien ne se révèle
De doux ni d'amer,
Sont deux bijoux froids où se mêle
L'or avec le fer.
A te voir marcher en cadence,
Belle d'abandon,
On dirait un serpent qui danse
Au bout d'un bâton.
Sous le fardeau de ta paresse
Ta tête d'enfant
Se balance avec la mollesse
D'un jeune éléphant,
Et ton corps se penche et s'allonge
Comme un fin vaisseau
Qui roule bord sur bord et plonge
Ses vergues dans l'eau.
Comme un flot grossi par la fonte
Des glaciers grondants,
Quand l'eau de ta bouche remonte
Au bord de tes dents,
Je crois boire un vin de Bohême,
Amer et vainqueur,
Un ciel liquide qui parsème
D'étoiles mon coeur !
Il serpente che danza
Quanto mi piace, cara indolente,
Delle tue forme cosi' belle,
Vedere, come stoffa vacillante,
Luccicare la pelle !
Sulla tua capigliatura profonda
Dagli acri profumi,
Acqua di mare odorosa et vagabonda
Dai flutti azzurri e bruni,
Come un veliero che si risveglia
Nel vento del mattino,
la mia anima sognante salpa
Verso un cielo lontano
I tuoi occhi, dove niente
di dolce né d’ amaro si svela,
Sono due gioielli freddi
dove l’oro con il ferro si lega.
Vedendoti avanzare con la tua cadenza,
Bella di languore,
Si direbbe un serpente che danza
sulla punta di un bastone.
Sotto il fardello della pigrizia
Il tuo capo d’infante
Dondola con la molle grazia
Di un giovane elefante,
E il tuo corpo si sporge e si erge
come un esile vascello
che oscilla da bordo a bordo
e nell’ acqua i suoi pennoni immerge.
Come un’onda gonfia dal disgelo
dei ghiacciai tonanti,
Quando l’acqua dalla tua bocca risale
all’ orlo dei tuoi denti,
Credo di bere un vino di Boemia,
Amaro e vincitore,
Un cielo liquido che di stelle
sparge il mio cuore !