🐦 ~ kavafis poesie d'amore

Il Poeta dell'INCONTRO


Viene voglia di leggerle al lume di candela. E andrebbero bisbigliate. Piano bisogna fare piano , per non disturbare l'incontro. E' un viaggio intimo. Il poeta ti porta con lui nella sua mente, passo dopo passo, sceglie il cammino per ripercorrere un ricordo poi si ferma li' dove vuole arrivare. Sul bordo di un desiderio che sta' per accendersi, o si è già acceso o esaudito nei fremiti del piacere. Nel punto esatto in cui tutti i sensi rivivono, ora con la stessa intensità di allora, finisce il viaggio. E con lui l'incontro. Riprenderà a scorrere il tempo.

Queste poesie sono brevi scene, un seguito di scatti fotografici per raccontare quando accade l'incontro e riassaporarlo, ripercorrendolo nuovamente scatto dopo scatto, e cogliendone ogni volta un dettaglio di un gesto, di un'espressione, di un colore, di una luce, di una forma.

I visi gli occhi, le labbra, le mani, incontrati in queste poesie, appartengono a dei corpi che potrebbero essere femminili quanto maschili, solo l'abbigliamento toglie l'ambiguità. Sono le poesie d'amore di Kavafis, raccolte nella collezione Occasioni di Passigli.



Le vie sono quelle di Alessandria d'Egitto dove kavafis /Cavafy/Cavafis/ (1863-1933) nasce e muore, trascorrendovi gran parte della sua esistenza.

Nella zona piu`prestigiosa della città, in via Serif, i suoi genitori, entrambi provenienti da famiglie greche, facoltose quanto numerose, di Costantinopoli (Istanbul), si sono stabiliti in una comoda casa a due piani. Il poeta vi trascorrerà parte della sua infanzia assieme a fratelli, sorelle, una balia inglese e un istitutore francese.

Al piano terra gli uffici della "Cavafy & Co" gestita dal padre che esportava cotone e tessuti in tutta Europa. Un altro ufficio a Londra era invece amministrato dallo zio, un fratello del padre, cofondatore dell'impresa.

Pochi anni dopo la morte del padre nel 1870 l'impresa chiuderà e Kavafis e la madre raggiungeranno dapprima lo zio a Londra (1872-1878) poi i nonni, i genitori della madre, a Costantinopoli (1883-1885). Nel 1885 tornano ad Alessandria.

Kavafis lavora come giornalista per il Telegraph nel 1886, specula in borsa, ( il cotone, risorsa principale, all'epoca era quotato in borsa ) e infine, entra dapprima come - si direbbe oggi - "stagiaire" (1889 -1892), da sette sterline al mese, per essere poi assunto in qualità d'impiegato straordinario presso l'ufficio irrigazioni del Ministero dei Lavori Pubblici restandovi 30 anni, fino al 1922, anno delle sue dimissioni.

< Infine libero da questa cosa odiosa >

Non avendo la nazionalità egiziana, avendo rifiutato quella britannica per scegliere la nazionalità greca, non poteva ambire ad un'assunzione regolare. Ma la reale aspirazione dell' "impiegato straordinario" era di dedicarsi completamente alla poesia.

Si informava della qualità

Dall'ufficio dove si era impiegato

- un posto da poco e mal retribuito

(sulle otto lire al mese, con gli straordinari) -

usci' appena finito quel lavoro squallido

che lo teneva piegato tutto il pomeriggio;

usci' alle sette e prese a camminare,

senza fretta, indugiando per strada. - Era

bello, un tipo interessante : dava l'impressione

netta d'essere nel pieno della maturità dei sensi

Il mese prima aveva compiuto i suoi ventinove anni.


Si attardava per strada, per quei vicoli

miserabili che portavano a casa sua.


Passando davanti ad una botteguccia

dove si vendeva merce

dozzinale e di poco prezzo, roba da operai,

scorse li' dentro un viso, una figura

che lo spinse ad entrare, fingendo

di voler vedere fazzoletti colorati.

S'informava sulla qualità dei fazzoletti

e sul prezzo, con voce soffocata,

quasi spenta per il desiderio.

E cosi' anche le risposte,

sbadate, appena sussurrate,

con sottintesa complicità.

E continuavamo a discutere della merce -

ma solo per sfiorarsi le mani

sopra i fazzoletti, per accostare

i visi e le labbra, come per caso :

un fulmineo contatto dei corpi.

Lesti e furtivi, prima che si accorgesse

il padrone, seduto in fondo al magazzino.

(p.133)

Una proprietà dello Stato greco


E' nel 1907 che Kavafis va a vivere in un appartamento al numero 10 di via Lepsius (oggi Shara Charm el-Sheik) , dove trascorrerà il resto della sua vita.

L'appartamento si puo' visitare, appartiene al suolo greco poichè la Grecia l'ha comperato per adibirlo a museo (1992) sulla vita e l'opera del poeta.


Nella via

Quel viso simpatico, un po' pallido,

quegli occhi castani, un po' cerchiati -

venticinque anni ma ne dimostra forse venti :

con qualcosa dell'artista nel suo vestire

- qualcosa nel colore della cravatta, nella foggia del colletto-

passeggia senza meta nella via,

come ancora stordito dal piacere proibito,

dal piacere tanto vietato goduto intensamente.

(p.43)

Una notte

La camera era squallida e triviale,

nascosta sopra la bettola equivoca.

Dalla finestra si scorgeva il viottolo

lurido e stretto. Dal basso saliva

il vociare di operai

che facevano baldoria giocando a carte.

E la', sul sordido misero giaciglio

ebbi il corpo dell'amore, ebbi le labbra

voluttuose e rosate dell'ebbrezza -

le labbra rosate di tale ebbrezza che mi sento ancora,

adesso che scrivo - e sono passati tanti anni - inebriare nella mia casa deserta.

(p.41)




Se le prime poesie documentabili di Kavafis risalgono all'epoca del suo soggiorno dai nonni a Costantinopoli (1882-1885) non pubblicherà mai raccolte. I libri di poesie di Kavafis sono tutti postumi. Interpretava forse la pubblicazione, come qualcosa di intimo riservato a pochi. Le sue poesie, da vivo, se le stampava su fogli volanti che distribuiva ad amici o parenti , o allora le inviava a giornali, riviste, perfino calendari. Come fossero messaggi o foglie al vento da collezionare una ad una, di volta in volta, una raccolta la cui creazione spettasse piu' al lettore che all'autore.

Quando nel 1914 conosce il romanziere inglese E.M. Forster, quest'ultimo, entusiasta, è deciso a tradurre le poesie di Kavafis per delle riviste inglesi. Sarà aiutato nel progetto, da personalità come Lawrence d'Arabia, altro grande ammiratore del poeta. Eppure alla proposta (1925) di Leonard Woolf, editore e marito della scrittrice Virginia Woolf, di pubblicare una raccolta. Kavafis non da' risposta.

Accetta invece onorato, il premio che la dittatura greca di Pangalos gli attribuiva nel 1926. Essere un poeta greco, rappresentante della cultura ellenica, un greco di Costantinopoli riconosciuto come un greco di Atene, anzi grazie al premio, ancor piu'. Kavafis non poteva non accettare se non disprezzando al tempo stesso le sue origini.

A partire dal 1932, i bigliettini che Kavafis distribuirà non saranno solo poesie. Sottoposto a tracheotomia per un tumore alla laringe, privato di comunicazione orale, sarà tramite bigliettini che avverranno i dialoghi con i suoi invitati.

Le cure a cui si sottopone in Grecia non risultano efficaci. Muore il giorno del suo settantesimo compleanno, nell'ospedale situato di fronte a casa sua.

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